Fumito Ueda è un (ancora) giovane game designer che ha davvero tanto da insegnare a tanti altri sedicenti sviluppatori che non riescono ad emergere nel mare magnum videoludico sempre più affollato. Nel 2002 se ne è infatti uscito su PlayStation 2 con un gioco chiamato Ico, platform adventure che ha fatto grandissima presa sulla critica e, purtroppo, un po' meno sul pubblico, ricevendo votazioni altissime e anche il tanto agognato 10 sulle pagine di Alternative-Reality.com, una delle due colonne portanti di Multiplayer.it che vedete oggi. Non contento di aver centrato l'obiettivo al primo tentativo, il timido sviluppatore giapponese (e ovviamente tutto il suo team!) ci ha regalato nel 2006 e sempre su PlayStation 2 Shadow of the Colossus, altro piccolo capolavoro ma forse meno all'unanimità del progetto originale. Il 2011 è invece l'anno giusto per riproporre su PlayStation 3, in versione riveduta e corretta dal punto di vista tecnico, questi due gioielli, con il beneficio dell'alta definizione e nel tentativo di mettere le basi "culturali" per The Last Guardian, il prossimo titolo di Ueda che invero si sta facendo attendere un po' troppo per i nostri gusti. Siccome i due titoli vengono trattati separatamente all'interno del Blu-Ray Disc in termini di menù e set di trofei, faremo altrettanto anche noi per questa Collection, lasciando un giudizio complessivo al commento in fondo alla recensione.
Ico
Ci troviamo in un periodo storico non meglio imprecisato, un ragazzino con le corna viene trasportato da alcuni abitanti del suo villaggio all'interno di un castello sconfinato per essere sacrificato, i ragazzi come lui sono il tributo da pagare per mantenerne la sicurezza da chissà quale male oscuro che aleggia su queste terre. Ico per un accadimento fortuito riesce però a liberarsi dalla propria prigionia e ad incontrare poco dopo una ragazza imprigionata in una gabbia, che emana una luce quasi eterea. Yorda è il suo nome e parla un linguaggio incomprensibile per il ragazzo, il quale dopo averla liberata decide di portarla con se per fuggire da quel castello tanto enorme quanto inquietante per quello che cela tra le sue mura.
Queste vicende fanno da sfondo ad un platform/adventure che punta tantissimo sull'atmosfera e sulle meccaniche di gioco, precursori se vogliamo anche di titoli come Uncharted per quanto riguarda l'utilizzo della telecamera e la base del sistema di controllo. La prima cosa che manca, in Ico, è l'interfaccia, tutto quello che accade su schermo è infatti chiaramente esplicato senza bisogno di indicatori. L'interazione tra Ico e Yorda gioca un ruolo fondamentale e crea un'alchimia tra il giocatore e i protagonisti: è possibile tenerla per mano con R1 o chiamarla con lo stesso tasto da lontano. Per il resto Yorda dispone di una propria intelligenza e si comporta in base al contesto.
Trofei PlayStation 3
In Ico ci sono sedici trofei, tra i quali nove d'oro, quattro d'argento e due di bronzo. Si parte dal completare l'avventura in meno di quattro ore oppure due, passando per il finale "esteso" che si può ottenere la seconda volta, scoprendo alcune armi segrete e così via, tutte cose che possono essere ottenute portando a termine il titolo perlomeno in due occasioni.
Tanta atmosfera
Ovviamente le sue abilità atletiche sono inferiori a quelle di Ico ed è proprio qui che si cela il cuore del gameplay, esplorando il castello ci sono parecchie sezioni platform e rompicapo basati sulla fisica, più o meno complicati. Per aiutare anche Yorda bisogna quindi crearle dei passaggi che è in grado di affrontare, allungarle la mano nei piccoli salti, sbloccare eventuali passaggi ostruiti, anche perché ha uno strano potere che le permette di attivare alcune porte che sembrano essere bloccate con la magia. Un altro pericolo è rappresentato dalle ombre oscure che appaiono durante l'avventura con lo scopo di agguantare Yorda e inghiottirla in alcuni buchi neri sul terreno, se non si riesce a salvarla in tempo od evitare proprio che venga catturata, il risultato è lo sprigionamento di uno strano campo di forza che pietrifica immediatamente il protagonista principale. Ico può saltare (con il trangolo) ed ha inizialmente in proprio possesso un bastone di legno con il quale combattere (tasto quadrato) ma anche risolvere alcuni puzzle, in quanto può essere utilizzato come torcia. Vi abbiamo parlato di atmosfera, nel gioco ce n'è tanta e la telecamera ne è regina, perchè durante le sezioni platform restituisce sempre scorci bellissimi, suggerisce talvolta la prossima piattaforma da raggiungere (da qui il legame con Uncharted) e in generale è davvero ottima in ogni frangente di gioco. La musica è ridotta all'osso, spesso e volentieri ci sono solo i rumori d'ambiente e rari dialoghi (sottotitolati in italiano, la lingua dei personaggi è fittizia in qualsiasi versione), in Ico tutto gioca per esaltare l'immedesimazione e il destino che lega i due protagonisti.
Il tutto incastonato in un gameplay tarato alla perfezione, con un game design eccezionale che mostra tutto l'estro di Fumito Ueda per quanto è ben bilanciato tra backtracking e puzzle sempre nuovi, fino ad arrivare ad un finale clamorosamente bello in termini di musica, regia di coronamento di tutta quella simbiosi che si è creata durante l'avventura. Il titolo è relativamente breve, si parla di sei-sette ore per completarlo la prima volta, ma questo non toglie che sia così ben confezionato da essersi guadagnato tutte gli elogi ricevuti. Il lifting in alta definizione ha portato nella versione PlayStation 3 un frame rate più stabile ed elevato, una risoluzione maggiore per le texture e qualche accorgimento tecnico qua e la. Ovviamente l'impatto non è elevatissimo ma a compensare in parte abbiamo la direzione artistica, la telecamera di cui sopra e la grandezza del castello stesso, che sopravvive allo scorrere inesorabile degli anni. I contenuti sono identici al titolo originale e fortunatamente alla versione PAL, che godeva al tempo di diversi extra rispetto alla versione americana, elencati nel box apposito. Ad ogni modo ad essere invecchiato proprio bene è il gameplay, abbiamo portato a termine Ico con estremo piacere e senza lamentarci troppo di meccaniche e atmosfere che magari dopo nove anni non sono più fresche come una volta, la magia e l'atmosfera del gioco lasciano davvero un segno indelebile dopo averli sperimentati in prima persona.
Una volta portato a termine il gioco si ottiene un salvataggio grazie al quale è possibile ricominciare con alcuni extra, che troverete nel menu delle opzioni. Innanzitutto la possibilità di controllare Yorda con un secondo controller (ma ovviamente limitata dalle sue caratteristiche fisiche e dalla visuale su schermo), selezionare cinque musiche di sottofondo inedite ed applicare una pellicola "granulare" alla grafica sullo stile dei film d'epoca. I dialoghi di Yorda saranno poi in inglese durante la seconda avventura mentre esistono delle stanze segrete che tra le altre cose permettono di ricevere due nuove armi per il protagonista principale, delle quali la seconda assolutamente fuori di testa!
Shadow of the Colossus
La seconda creatura di Fumito Ueda ancora una volta fa leva sull'alchimia tra due personaggi, sull'enorme atmosfera e su un gameplay dove il game design è una stella luminosa che brilla nel firmamento delle produzioni videoludiche.
L'uscita in età avanzata di PlayStation 2 ha permesso allo sviluppatore giapponese di potenziare non poco il comparto tecnico, con scorci ancora più belli, luci e particellari spettacolari per il periodo e un comparto musicale decisamente più presente come sottofondo ed incredibile per realizzazione, tra i più belli che abbiamo mai ascoltato in un videogioco. C'era un unico grave problema legato al titolo originale, che ha inciso in qualche valutazione e che ha contribuito a non ottenere il voto massimo su queste pagine: il frame rate. Shadow of the Colossus aveva infatti spesso e volentieri una fluidità ben al di sotto dei trenta fotogrammi per secondo assieme ad una pulizia grafica non proprio eccelsa, un vero peccato per quanto di bello c'era su schermo. Questa versione in HD ha permesso di risolvere tutti questi problemi e, in aggiunta alla risoluzione superiore, ci troviamo dinnanzi ad un titolo che ancora oggi si difende non poco come impatto e livello artistico, un vero piacere per tutti i fan del titolo originale che adesso si trovano tra le mani quello che avrebbero voluto assieme al primo rilascio del titolo.
Lande desolate
In Shadow of the Colossus il protagonista è un ragazzo di nome Wander che, a cavallo del suo inseparabile Agro, raggiunge una terra proibita nel tentativo di riportare in vita una misteriosa ragazza. All'interno di un imponente tempio incontra Dormin, entità (?) soprannaturale che afferma come non sia dovuto ai mortali essere resuscitati, anche se con la spada in possesso di Wander questa cosa potrebbe non essere impossibile: per riuscire nel suo scopo dovrà però affrontare, in sequenza, sedici colossi che impersonificano le sedici statue presenti all'interno del tempio nel quale il protagonista si è avventurato. Ma quale sarà il prezzo da pagare? I colossi sono sparsi per le vaste lande che popolano il gioco: a piedi oppure cavalcando Agro, bisogna attraversare queste impervie sfide, nel più classico dualismo di Davide contro Golia. Alcuni colossi sono straordinariamente grandi in altezza o stazza, mentre Wander è li, piccolo e apparentemente impossibilitato ad avere la meglio.
La spada in suo possesso darà una mano nello scovarli: innalzandola al cielo emetterà un fascio di luce che indicherà al protagonista principale la direzione da seguire per raggiungere il prossimo "nemico", nonchè i suoi punti deboli (in fondo il mito di Achille qualcosa ci ha insegnato). Tra un colosso e il successivo c'è tutto un mondo da esplorare, fin dall'inizio, che aspetta solo il giocatore. Se in Ico l'azione era concentrata all'interno di un castello, con labirintici ambienti che lasciavano presagire la vastità delle terre circostanti, in Shadow of The Colossus è possibile esplorarle in lungo e in largo ed in qualsiasi momento. Affacciarsi verso il mare, tuffarsi in una cascata, attraversare il deserto o affrontare la pioggia, costeggiare un ponte che sembra non avere fine: sta a voi decidere cosa fare. Questo senso di piccolezza dinnanzi al mondo che circonda Wander è reso in maniera egregia dalla componente artistica del gioco, davvero eccellente: la riproduzione degli ambienti e la loro caratterizzazione, l'alternarsi degli eventi atmosferici, contribuiscono ad immedesimare il giocatore, ed a restituire quel senso di solitudine che abbiamo già vissuto in Ico. In particolare la realizzazione dei Colossi è davvero encomiabile: sono grandi nel vero senso della parola e per la loro realizzazione il team di sviluppo ha studiato diverse strutture architettoniche, ed ha cercato di riproporle in diverse versioni nella forma di queste creature viventi.
Trofei PlayStation 3
Shadow of the Colossus mette invece a disposizione trentuno trofei, dei quali diciotto di bronzo, sei d'argento e sei d'oro. Si ottengono portando a termine il gioco in modalità normale e difficile, completando le prove a tempo, scoprendo la stanza segreta, massimizzando l'energia e la barra di resistenza. E ancora, interagendo in tutte le maniere con Agro, uccidendo tutte le lucertole sparse per la mappa da gioco e raccogliendo tutti i frutti. Buona fortuna!
Esplorazione
Il comparto sonoro espande l'atmosfera di gioco col cinguettare di uccelli, il rumore di cascate, del vento forte e delle tempeste di sabbia che fanno capolino all'orizzonte. La musica vera e propria arriva durante le sequenze di combattimento, accompagnando i diversi momenti della sfida con tonalità che cambiano di intensità, ma che sono tutte accumunate da una straordinaria realizzazione (non a caso a comporle è stato Mr. Kow Otani, noto compositore Giapponese). Il gameplay è incentrato sull'esplorazione (invero a discrezione del giocatore) e lo scontro con i Colossi rappresenta la parte focale dell'azione. Questi combattimenti uniscono elementi action, puzzle e platform, in quanto bisogna prima capire come trovare i loro punti deboli (osservando il loro comportamento o l'ambiente circostante), dedicarsi poi al raggiungimento degli stessi ed infine infliggere danni mortali. A disposizione di Wander ci sono due armi, un arco con relative frecce e la spada, indispensabili a seconda delle occasioni. La maniera di affrontare i Colossi ed i loro punti deboli cambiano ad ogni scontro, ed una tattica adottata per uno risulterà completamente inefficace per i successivi. Anche come conformazione e caratteristiche si differenziano visibilmente, compresi Colossi volatili che vanno affrontati al galoppo. In Shadow of the Colossus c'è infatti una forte connessione tra Wander e il suo cavallo, che si sviluppa per tutta la durata dell'avventura in maniera estremamente affascinante.
L'interazione tra i due è demandata al tasto X e Agro è dotato di un'intelligenza artificiale indipendente: è possibile richiamarlo con la voce o con un fischio, saltarci sopra e indirizzarlo verso una direzione anzichè un'altra tirando le briglia, ma questi si rifiuterà ad esempio di correre in prossimità di un dirupo o dinnanzi ad ostacoli insormontabili, talvolta infine non sarà necessario richiamarlo per vederlo correre in nostro soccorso, agirà per conto proprio. Rispetto ad Ico il protagonista non si aggrappa in automatico alle sporgenze, ma è possibile farlo con il tasto del salto (triangolo) in congiunzione poi con R1, pratica necessaria anche per risalire i Colossi e trovare i loro punti deboli. Il giusto tempismo è quindi necessario per evitare di cadere e per raggiungere la parte del corpo interessata di queste immense creature. A complicare le cose è presente, oltre alla canonica barra di energia, un altro indicatore relativo alla resistenza di Wander; quando si esaurirà completamente (in seguito ad una presa prolungata nel tempo), il protagonista non potrà più rimanere appeso e cadrà sul suolo inevitabilmente.
Un vero gioiello
Dulcis in fundo è possibile accrescere le barre di energia e resistenza, andando letteralmente a caccia di piccole lucertole sparse per la mappa di gioco e facendo cadere alcuni frutti presenti su parte degli alberi che popolano la terra proibita.
Dopo Ico Ueda ed il suo team hanno confezionato un altro piccolo gioiello videoludico, un'esperienza che, in tutte le sue sfaccettature, raramente capita di provare altrove. Shadow of the Colossus non è un titolo per tutti a causa del suo gameplay un po' atipico e per chi si era lamentato già al tempo di mancanza di varietà "reale" nell'esplorazione al di la dei Colossi. È un titolo però che dispone di un impianto tecnico brillante per direzione artistica e cura per il dettaglio, un comparto sonoro azzeccato e di pregevole fattura ed un gameplay appagante, che costringe il giocatore a ragionare e ad agire al tempo stesso, regalando incredibile soddisfazione ad ogni colosso sconfitto. Lo scontro finale e l'epilogo rappresentano inoltre alcuni tra i momenti più intensi mai apparsi in un videogioco, oltre ad avere l'abilità di far esplodere letteralmente la componente narrativa e capire quanto il gioco, più delle (poche) parole al suo interno, abbia trasmesso qualcosa al videogiocatore.
Una volta portato a termine il gioco, la cui durata potrà variare tra le 10 e le 12 ore in media, saranno disponibili nuove modalità. La prima è rappresentata dalla possibilità di affrontare l'avventura con un livello di difficoltà più elevato, nel quale i Colossi saranno più difficili da abbattere, infliggeranno più danni e avranno una diversa dislocazione dei punti deboli. Un'altra modalità prevede la possibilità di abbattere i Colossi in sequenza entro un certo lasso di tempo (per accedervi basta pregare dinnanzi ad ognuna delle statue presenti nel tempio). Ogni volta che si eliminano due colossi si ottiene in premio un'arma od un oggetto, che servono per accrescere la propria potenza o resistenza e possono essere utilizzati
Conclusioni
Ci sono pochissime remore nel consigliare in maniera spassionata Ico & Shadow of the Colossus HD Collection. Ad un prezzo competitivo è possibile portarsi a casa due piccoli capolavori di un passato non troppo remoto, con l'adeguamento all'alta definizione e l'aggiunta dei trofei. In Ico sono il gameplay e l'atmosfera ad essere invecchiati benissimo, con a supporto un motore grafico un po' datato sorretto però da un invidiabile profilo artistico. Shadow of the Colossus mantiene invece ancora oggi un comparto tecnico sublime ed un'atmosfera fuori dal comune; il gameplay è ancora innovativo e ben congegnato, anche se non ci sarebbe dispiaciuto qualche aggiustamento in termini di sistema di controllo e telecamera. L'attesa per The Last Guardian si fa sempre più alta, nel frattempo sarebbe davvero un delitto non godere (o ri-godere) delle prime due creazioni di Fumito Ueda.
PRO
- Due piccoli capolavori a meno del prezzo di uno
- L'adattamento in alta definizione ha giovato al comparto tecnico e artistico
- Il game design e il gameplay sono ancora ottimi
CONTRO
- I due titoli sentono un po' il peso degli anni, ma in maniera assolutamente fisiologica