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Wuchang Fallen Feathers, la recensione del più puro dei soulslike

Nella recensione di Wuchang: Fallen Feathers scopriamo il soulslike di esordio dello studio cinese Leenzee, il videogioco più vicino in assoluto ai capostipiti del genere.

RECENSIONE di Lorenzo Mancosu   —   23/07/2025
La cover art di Wuchang
Wuchang: Fallen Feathers
Wuchang: Fallen Feathers
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Per alcuni è diventata peggio di un'epidemia, per altri una sorta di benedizione. Sono trascorsi quindici anni dal fatidico giugno del 2010 in cui Hidetaka Miyazaki ha codificato le regole del genere inedito che sarebbe poi deflagrato nell'industria attraverso la pubblicazione di Dark Souls, e da quell'istante in avanti tutti i videogiochi d'azione sono stati quasi costretti a trarre ispirazione dalle opere di FromSoftware, piegandosi a un processo di contaminazione che si è fatto pressoché inarrestabile. Nonostante ciò, lo stesso termine "soulslike" continua a essere avvolto da una fitta nube di mistero: mentre la produzione della casa madre sembra tutt'oggi impossibile da replicare, gli sviluppatori di mezzo mondo s'interrogano anno dopo anno riguardo la reale essenza del genere, domandandosi se risieda nel sistema di combattimento, in quello di sviluppo, nella progettazione dei livelli, nell'approccio alla costruzione del mondo, magari nella narrazione criptica o nel puro e semplice grado di sfida.

Fra quegli sviluppatori adesso c'è anche Leenzee, neonato studio cinese originario di Chengdu che, contro ogni pronostico, sembra riuscito a mettere le mani su una sorta di metaforica "Bibbia" del genere: già, perché Wuchang: Fallen Feathers non si è semplicemente rivelato UN soulslike, ma IL soulslike, il videogioco che più d'ogni altro è riuscito ad avvicinarsi all'originale immaginario di Miyazaki, quello più affine in assoluto alle atmosfere di mondi indimenticabili come furono Lordran e Yharnam. Sacrificando un pizzico di originalità, questi autori sono riusciti a impadronirsi dell'anima oscura e l'hanno trapiantata nella mitologia cinese, portandosi appresso tutti gli spigoli e le criticità tipiche dei classici del genere ma producendo un risultato di una sensibilità straordinaria, forse l'unico titolo in assoluto che sia davvero riuscito a decifrare gli assiomi di quegli universi decadenti.

Pur essendo a tratti ancora grezza nell'esecuzione, l'opera di Leenzee è imperdibile per gli appassionati dei soulslike, anzi, sarebbe meglio dire per gli appassionati dei tradizionali "soulsborne" vista l'estrema prossimità alla filosofia specifica di FromSoftware: scopriamo perché nella recensione di Wuchang: Fallen Feathers.

Dark fantasy nella regione di Shu

L'estrema vicinanza alla tradizione sprizza da tutti i pori della produzione, a partire dalla cornice narrativa: è il tramonto della dinastia Ming e l'antica regione di Shu, ormai dilaniata dalle guerre e dai tumulti provocati dai ribelli, viene colpita da una misteriosa piaga che conduce inesorabilmente i cittadini verso la follia, tramutandoli in creature dalle fattezze mostruose che aggrediscono chiunque abbia la sfortuna di capitargli a tiro. Bai Wuchang, una piratessa che ha completamente perso la memoria, scopre d'esser stata contagiata da quel male quando uno strano piumaggio inizia a spuntare sul suo braccio sinistro, trovandosi costretta a vagabondare alla ricerca di una cura mentre tenta di ricomporre i frammenti del proprio passato, restando intrappolata negli strascichi della guerra civile ma soprattutto in un incubo dark fantasy che sembra stringere sempre di più la morsa sul territorio e sui suoi disgraziati abitanti.

Il primo scorcio della regione di Shu
Il primo scorcio della regione di Shu

Anziché inerpicarsi nella costruzione di una trama esplicita, Wuchang: Fallen Feathers si avvolge come un'edera attorno alla costruzione del mondo, al cosiddetto "lore", custodendo gelosamente ogni minimo scampolo d'informazione fra le pieghe della narrazione ambientale ma soprattutto nelle numerose interazioni con i personaggi non giocanti, gli ormai celebri "NPC" di cui gli angoli di Shu sono letteralmente costellati. Questi sono davvero tantissimi e ciascuno di essi è protagonista di una serie di criptiche missioni secondarie che - proprio come l'offerta nell'insieme - strizzano l'occhio ai classici titoli di FromSoftware, offrendo a Bai Wuchang solamente indizi e suggerimenti parecchio sfuggenti, costringendola a esplorare ciascuna zona nei minimi dettagli alla ricerca di oggetti chiave, talvolta ricompensandola con un significativo aiuto sul campo di battaglia, contribuendo a distillare quel morboso rapporto con l'ambientazione che è diventato parte integrante delle fondamenta del genere.

Quell'ambientazione, infatti, è progettata come un grande labirinto interconnesso, un insieme di regioni geograficamente coerenti che, al momento dell'apertura di ogni scorciatoia o dell'attivazione di ascensori e di altri marchingegni, ricompongono lentamente i frammenti di una stimolante mappa mentale. L'esplorazione è un elemento essenziale della ricetta, sia perché il design dei livelli si mantiene costantemente su standard molto elevati, sia - soprattutto - perché l'intera regione di Shu è disseminata di segreti, di interazioni nascoste, di ricompense uniche, di battaglie opzionali e di percorsi alternativi che portano a battere con attenzione ogni singolo sentiero disponibile prima di proseguire lungo il cammino "principale", perdendosi in una componente facoltativa che mette sul piatto una mole di contenuti fuori dal comune.

Il rapporto con esplorazione, personaggi e missioni secondarie riprende l'anima dei soulsborne
Il rapporto con esplorazione, personaggi e missioni secondarie riprende l'anima dei soulsborne

Wuchang: Fallen Feathers può vantare una struttura da soulslike sorprendente, non è solamente vasto ma anche molto ricco, tuttavia le sue radici antiche lo rendono un costrutto difficile da decifrare: spesso non è chiara la direzione da imboccare per proseguire, capita di trovarsi di fronte a un numero incalcolabile di bivi, le missioni secondarie sono oltremodo fumose e non è affatto semplice comprendere le conseguenze di alcune interazioni nascoste nel mondo di gioco. Per alcuni giocatori questo sarà un pregio, per altri un difetto, ma tale caratteristica è esasperata dalle specifiche origini della produzione: l'intera vicenda narrata, così come la caratterizzazione dei personaggi, è fortemente ispirata alla mitologia e alla storia della Cina, dunque per i giocatori occidentali è davvero complicato capire cosa stia succedendo senza compiere ricerche esterne al videogioco, rendendo l'esperienza persino più criptica dei già fumosi standard dei soulslike.

Azione Wuxia

La spina dorsale del gameplay di Wuchang poggia sulle solide fondamenta maturate nell'ultimo decennio di tradizione: ci sono attacchi leggeri, attacchi pesanti, c'è una schivata, ci sono fiaschette curative il cui numero e impatto può essere incrementato, ci sono una serie di gadget come bombe incendiarie e coltelli da lancio con cui facilitarsi la vita nell'incubo della regione di Shu, insomma, ci sono proprio tutti gli elementi che ci si aspetterebbe di trovare in un'opera di questo tipo. Gli sviluppatori di Leenzee, dal canto loro, hanno sfruttato tali fondamenta per costruire un sistema di combattimento molto originale che punta forte sull'azione e che mira a mettere in scena sequenze degne della corrente cinematografica Wuxia.

Quello di Wuchang è un amalgama eccellente che riesce a mescolare diverse meccaniche d'azione
Quello di Wuchang è un amalgama eccellente che riesce a mescolare diverse meccaniche d'azione

Attorno allo scheletro delle meccaniche soulslike prendono forma un sistema di spettacolari tecniche speciali, legate alle diverse classi di arma, e soprattutto un sistema d'incantesimi che consente di equipaggiarne fino a quattro in contemporanea a prescindere dalla propria "build", siano essi di natura offensiva, difensiva o di supporto. Tutto orbita attorno all'accumulo di cariche: eseguendo determinate azioni in combattimento, per esempio mettendo a segno specifiche combinazioni di attacchi o eseguendo schivate perfette, la protagonista Bai Wuchang accumula una serie di risorse che può poi spendere per lanciare gli incantesimi o per eseguire le tecniche marziali più avanzate, incrementando notevolmente la profondità delle battaglie. Ciò, di fatto, trasforma il momento dello scontro in una fluida danza reattiva nella quale è necessario fare affidamento su tutte le dinamiche disponibili senza sacrificarne nemmeno una, mescolando fendenti d'arma bianca, colpi critici, schivate perfette e magie per adattarsi alla minaccia che ci si trova a fronteggiare.

A ricoprire un ruolo determinante è senza dubbio l'arsenale: Wuchang: Fallen Feathers non è uno di quei titoli volenterosi d'introdurre centinaia di varianti diverse, ma un'esperienza che sceglie di offrire poche armi estremamente diverse fra loro. Le "classi" di arma sono solamente cinque, ovvero spade lunghe, spade a una mano, lame doppie, lance e asce pesanti, ma ciascuna di esse riesce a introdurre un sistema di combattimento totalmente originale, in maniera molto simile a quanto accade sulle sponde di serie come Monster Hunter. La spada lunga, per esempio, offre un sistema di deviazioni e contrattacchi che può trasformare il gameplay per renderlo simile a quello di opere come Sekiro, la spada a una mano ricarica automaticamente le riserve magiche e potenzia notevolmente gli effetti e la versatilità degli incantesimi, le lance mettono sul piatto pose difensive che annullano i danni in arrivo aprendo a potenti controffensive e via dicendo, invitando ciascun giocatore a specializzarsi nella disciplina che meglio si adatta alle sue caratteristiche.

Una volta padroneggiato il sistema diventa come una danza di fendenti, magie e schivate perfette
Una volta padroneggiato il sistema diventa come una danza di fendenti, magie e schivate perfette

Se tutti questi elementi si presentano in uno stato di forma sorprendente, la tradizione culturale degli autori emerge dal sistema di progressione, tutt'altro che semplice e leggibile: navigando i menù - che già di per sé sono molto confusionari e poco chiari - ci si imbatte in una pioggia di effetti aggiuntivi, di condizionali, di statistiche, soprattutto di sistemi di potenziamento che s'impilano l'uno sull'altro, come le gemme da incastonare nelle armi, gli agopunti da attivare nel braccio malato della protagonista, nonché altre amenità che permettono sì di studiare delle build molto elaborate, ma rendono ancor più inaccessibile del solito l'approccio alla parametria da soulslike. Basti pensare che, almeno inizialmente, si fatica a capire anche solo come effettuare l'aumento di livello e l'incremento delle cariche delle fiaschette curative.

Wuchang è carichissimo di meccaniche, parametrie, sistemi di potenziamento che s'impilano uno sull'altro
Wuchang è carichissimo di meccaniche, parametrie, sistemi di potenziamento che s'impilano uno sull'altro

Ciò detto, nella pratica, tutte queste meccaniche si risolvono in battaglie tanto dinamiche quanto riflessive, sottese a un grado di sfida indubbiamente tarato verso l'alto ma sorprendentemente pulito e corretto, al punto tale che anche i boss più complicati - maturata la giusta esperienza e compiuti i dovuti preparativi - si possono affrontare senza subire danni, cosa che non è affatto scontata per uno studio al primo confronto con questo genere complesso e spesso incompreso. Certo, capita d'imbattersi in alcune sbavature tipiche delle opere prime, talvolta il "tracking" e la "hyper armor" dei nemici possono giocare brutti scherzi, in qualche occasione ci si imbatte in picchi di difficoltà che possono risultare frustranti, ma non bisogna dimenticare che per Leenzee non si tratta solamente del primo soulslike, bensì della prima grande pubblicazione in assoluto.

Gioie e dolori

Le principali rimostranze che si possono muovere a Wuchang: Fallen Feathers riguardano prevalentemente l'esecuzione: se la maggior parte delle idee sono centrate e la progettazione è ottima, è la messa in scena che si presenta traballante, specialmente sul fronte del comparto tecnico. Il problema più ingombrante sta nell'ottimizzazione: su PlayStation 5 le modalità grafiche sopra i 30fps tendono a dare diversi problemi, su tutti un fenomeno di tearing particolarmente invasivo, ma in linea generale sono diversi gli elementi - anche sotto il puro e semplice profilo visivo - ad avvicinare l'esperienza alla scorsa generazione di console, e questo nonostante la presenza di scorci mozzafiato e di panorami estremamente ispirati.

Pur essendo tecnicamente grezzo, Wucnang offre scorci e panorami mozzafiato
Pur essendo tecnicamente grezzo, Wucnang offre scorci e panorami mozzafiato

La vicinanza alla tradizione, in questo senso, si dimostra un'arma a doppio taglio anche sul fronte del gameplay: se in assoluto non esiste videogioco che sia più affine ai classici "soulsborne", la presenza di radici tanto antiche si è riflessa in alcuni elementi strutturali che inevitabilmente rischiano di rivelarsi vetusti, per certi versi superati. Spesso i checkpoint sono posizionati eccessivamente lontano dai boss, costringendo Bai Wuchang a lanciarsi in una corsa in mezzo alle orde di nemici prima di effettuare ciascun nuovo tentativo, a volte s'incontrano ascensori che si muovono con una lentezza snervante e che tocca sfruttare più e più volte, mentre in linea generale l'elemento puramente "trial and error" rimane fin troppo presente: trappole invisibili e imboscate imprevedibili sono all'ordine del giorno, tanto da rendere quasi impossibile completare determinate sezioni fin dal primo tentativo.

La tradizione, tuttavia, incontra la modernità nella fame di meccaniche dimostrata da Leenzee: Wuchang: Fallen Feathers è un titolo estremamente ricco e complesso che fa sfoggio di una quantità impressionante di eventi e di variabili, mettendo sul piatto una serie di finali multipli e una pletora di segreti talmente ben nascosti da riportare le lancette dell'orologio dritte ai tempi dell'originale Dark Souls. È evidente che gli sviluppatori abbiano concentrato tutti i propri sforzi nel cuore dell'esperienza soulslike, nella progettazione dei livelli, nelle atmosfere, negli scontri all'arma bianca, nella costruzione fisica del mondo, inciampando in alcuni passaggi ma trovando anche il coraggio di esplorare dinamiche innovative e riuscite.

Magari la direzione artistica non è la punta di diamante del titolo, ma il gioco sa il fatto suo a livello di anima e struttura
Magari la direzione artistica non è la punta di diamante del titolo, ma il gioco sa il fatto suo a livello di anima e struttura

Al di là delle novità più impattanti, come l'ottimo sistema magico e l'impostazione delle armi, sono state introdotte meccaniche molto interessanti, come per esempio una bussola che punta in maniera assolutamente non invasiva verso il checkpoint più vicino alla protagonista per aiutarla nell'esplorazione, o ancora un rudimentale sistema di tracciamento dei personaggi non giocanti che rende più semplice rintracciarli nel labirinto delle mappe. A meritare una menzione speciale è il sistema della Follia: in seguito a ogni sconfitta, Bai Wuchang è soggetta a un incremento della Follia che la porta a infliggere e ricevere molti più danni nonché ad attivare delle speciali capacità passive. Oltre a configurarsi come una sorta di sistema di bilanciamento dinamico dell'esperienza, questa meccanica offre risvolti imprevedibili: superata una certa soglia di Follia, in seguito alla morte, il "demone Interiore" della protagonista inizierà a vagare per la mappa aggredendo a vista qualsiasi creatura, aprendo allo sfruttamento di strategie inedite.

Il prezzo della tradizione

Wuchang: Fallen Feathers è un'opera prima sorprendente seppur non esente da storture, tanto carica di idee quanto grezza nell'esecuzione, ma ci teniamo a rimarcare ancora una volta che si tratta di un videogioco imperdibile per gli amanti degli originali "soulsborne" di FromSoftware, perché non esiste titolo che sia riuscito a catturare con la stessa sensibilità le atmosfere e le sensazioni che, ormai dieci anni fa, caratterizzarono mondi impareggiabili come quelli di Lordran e Yharnam. Non è un'opera che si rivolge a tutti, non è un titolo che fa della modernità, dell'originalità e della direzione artistica i suoi principali cavalli di battaglia, ma sul piano prettamente filosofico si candida senza dubbio fra i migliori soulslike realizzati lontano dai fondatori.

Non esiste nessun altro titolo che sia riuscito a catturare così bene l'anima dei soulsborne classici
Non esiste nessun altro titolo che sia riuscito a catturare così bene l'anima dei soulsborne classici

Ironicamente a frenare il titolo di Leenzee è proprio il desiderio bruciante di prendere ispirazione dal passato, un fattore che si rivela al tempo stesso il suo principale punto di forza e il suo tallone d'Achille: per chi ha nostalgia dei capostipiti del genere si tratta di un piacevole ritorno al passato, di un vero e proprio tuffo nella nostalgia, del confronto con un mondo stimolante, criptico e ostile, ma si porta inevitabilmente dietro un bagaglio di sistemi che ormai appartengono ad altri tempi. E questa, ancora una volta, è una caratteristica che può rivelarsi un pregio come un difetto a seconda del punto di vista di ciascun giocatore.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 5
Digital Delivery PlayStation Store
Multiplayer.it
7.5
Lettori (34)
6.6
Il tuo voto

Wuchang: Fallen Feathers è semplicemente un videogioco imperdibile per qualsiasi amante del genere souslike, specialmente per chi ha apprezzato i classici "soulsborne" di FromSoftware. Gli sviluppatori di Leenzee hanno catturato quasi perfettamente tutte le regole dell'originale Dark Souls, realizzando una variante ambientata nella mitologia cinese di mondi come Lordran e Yharnam, confezionando un design dei livelli stimolante e un ottimo sistema di combattimento d'azione, avvolgendo la vicenda della piratessa Bai Wuchang in un'atmosfera criptica, oscura, piena zeppa di boss, di segreti e di missioni la cui soluzione è tutt'altro che immediata. Sul piano della filosofia e della struttura potrebbe essere il miglior soulslike mai realizzato lontano dall'egida dei creatori del genere, tuttavia rimane fortemente radicato nel passato e non sempre per le ragioni giuste: oltre a presentarsi tecnicamente arretrato e a tratti anche grezzo, rimane un titolo così della "vecchia scuola" da risultare per certi versi anche antico. L'esecuzione sarà pure sporca, non è certo un titolo per tutti, ma è stato capace di imbrigliare l'anima più originale e classica di questa ispirazione come nessuno prima di lui.

PRO

  • In assoluto è il soulslike più fedele ai classici
  • Tantissimi contenuti fra regioni, boss, personaggi e missioni secondarie
  • Sistema di combattimento vario e pulito
  • Introduce molte meccaniche originali e riuscite

CONTRO

  • Tecnicamente instabile, dà tanti problemi sopra i 30fps
  • La direzione artistica non è il suo punto di forza
  • C'è un po' troppa componente "trial and error"
  • È poco chiaro in molti elementi, persino per un soulslike