La (non) fattoria degli animali
Fin dalle sue prime impostazioni, Animal Crossing ha il potere di incantare il giocatore trascinandolo in un mondo dall’atmosfera incantevole in cui tutto appare naturale e spontaneo, grazie ad una progettazione (e programmazione) tesa al massimo sforzo nell’eliminare ogni riferimento che potrebbe far rompere la sospensione dell’incredulità, in un gioco che tuttavia non perde occasione per ridere beffardamente dei suoi limiti. Perché, per quanto capolavoro, Animal Crossing ha quelli che qualcuno chiamerebbe limiti, come vedremo più avanti. Dicevamo poco più sopra che i nomi del villaggio e del nostro alter ego ci vengono richiesti nel corso di un romantico viaggio in treno vivacizzato dalla presenza del gatto Girolamo, la cui parlantina ci permetterà inoltre di decidere il nostro aspetto e di regolare l’orologio del GameCube per il meglio, se per caso non dovesse in quel momento segnare l’ora esatta; è stato ripetuto molte volte, in questa e altre sedi, come il punto centrale che distingue l’esperienza di Animal Crossing da molte altre sia questa perfetta corrispondenza tra tempo reale e tempo ludico, per la quale l’ora segnata da tutti gli orologi del ridente villaggio in cui ci rechiamo a vivere è la stessa che il fido orologio da polso ci indica nel momento in cui andiamo a controllarlo, e ugualmente “fedele” al mondo reale è la sua velocità di scorrimento. Dopo un agile tutorial che fa di tutto per non farsi chiamare tale, perfettamente integrato com’è nei propositi e nella storia del gioco, la nostra guida (impersonata tanto dal mellifluo procione Tom Nook quanto da tutti gli animaletti abitanti della ridente cittadina) molla gentilmente la presa e ci lascia soli ad esplorare tutte le potenzialità della nostra nuova vita, forse ancora leggermente spaesati ma certo non quanto avremmo potuto esserlo se la libertà ci fosse stata sbattuta in faccia senza alcun preavviso. E di cose da fare, già dall’inizio, ve ne sono molte, talmente tante da non poter essere elencate semplicemente, sia perché si rovinerebbe la sorpresa dello scoprirle da sé, sia perché una sterile lista di tutte le abilità insite nel nostro personaggio sarebbe ben povera cosa, per la recensione di un titolo così unico e così restio a farsi ingabbiare in classificazioni di sorta.
Animal Crossing ha il potere di incantare il giocatore trascinandolo in un mondo dall’atmosfera incantevole in cui tutto appare naturale e spontaneo
La (non) fattoria degli animali
Durante il giorno, tanto per fare qualche esempio, si pesca e si catturano oggetti a seconda della stagione, ci si intrattiene con i propri simpatici compaesani anche tramite rapporti epistolari, si partecipa a molti eventi e soprattutto si acquisiscono nuovi pezzi di arredamento per personalizzare la propria casa: “personalizzazione” è poi anche la parola chiave per comprendere al meglio il mondo di Animal Crossing, un mondo non fatto di record da abbattere o nemici cui opporsi, e nel quale si concretizza l’essenza più vera del gioco inteso come attività completamente fine a se stessa, senza competizioni di sorta che impongono di vincere contro qualcun altro, sia esso un giocatore umano o un avversario controllato dalla CPU. Certo, il multiplayer (rigorosamente alternato) di Animal Crossing permette ad un massimo di quattro persone (anche completamente digiune di cultura videoludica, come il fratello/la sorella, il papà o il nonno) di abitare nello stesso villaggio, e quindi di confrontare i risultati ottenuti nelle proprie collezioni e nella socializzazione con gli altri abitanti. È molto probabile che nei primi mesi di gioco si lascerà che i propri orari giornalieri vengano piacevolmente guidati dagli avvenimenti che regolarmente si verificano nella cittadina virtuale, e questo fa di tale esperienza un qualcosa di memorabile. Ovvio, però, che col passare del tempo (e comunque una durata di un anno intero per scoprire tutti gli eventi e gli oggetti del gioco è sempre più che rispettabile) l’entusiasmo per la propria graziosa cittadina andrà ad affievolirsi lentamente, pur non arrivando probabilmente a spegnersi del tutto data l’attrazione comunque esercitata dal gioco, che esige visite costanti, ma non troppo, per tenere sempre in ordine il proprio villaggio. Il primo limite di Animal Crossing è che, nonostante lo si voglia far passare per un titolo praticamente eterno, prima o poi finisce, e l’interesse scema sotto i livelli di guardia, probabilmente attirato da titoli freschi ed altre emozioni. Fortunatamente questo processo è ben più lento che in altri giochi con una conclusione definita (ma anche no), e resta comunque una piacevole sensazione di attaccamento e di affetto, anche dopo il passaggio del momento clou.
Peli nell’uovo?
Questo può essere considerato un difetto della struttura di gioco come può non esserlo, fatto sta che qualche smagliatura, anche in un tessuto apparentemente perfetto quale è il gameplay di Animal Crossing, è inevitabile. A cominciare dalla difficoltà mostrata dai compaesani nel tentare di capire le nostre missive, fatto dovuto ad un’intelligenza artificiale tutto sommato abbastanza modesta, che tra l’altro fa cadere spesso in contraddizione i personaggi o fa loro ripetere le stesse frasi varie volte di seguito; peccato veniale, dopotutto, visto comunque l’enorme lavoro fatto nel differenziare le personalità e le apparenze dei colorati animaletti e nella creazione di una moltitudine di dialoghi tutti diversi tra loro, e soprattutto considerando che, pur attribuite a questo titolo velleità di simulatore (ma è un communication game), Animal Crossing si ribella prepotentemente a questa definizione, puntando esso stesso l’indice sulle caratteristiche “poco da simulatore” dell’intera esperienza. A cominciare dalla grafica, cartoonosa e forse un po’ datata, ma assolutamente perfetta per quello che vuole rappresentare, così come le musiche, semplici e tranquille eppure proprio per questo appropriate. La versione europea, com’è ovvio, riporta tutto quello che molti hanno già visto con l’edizione americana del gioco (meno l’E-Reader – vedi Box), con in più una traduzione nelle lingue principali del Vecchio Continente, compreso ovviamente l’italiano. La localizzazione nell’idioma dantesco è sorprendentemente buona, pur presentando alcuni cambi di nome come al solito arbitrari, ma nella maggior parte dei casi abbastanza giustificati, e riesce nel complesso a restituire l’atmosfera originaria e delicata del gioco (pur con i distinguo dovuti al differente suono della lingua e della parlata degli animali), essendo capace di strappare anche qualche sorriso in alcuni casi. Peccato però che un lavoro così ben fatto (sono state modificate persino le texture di tutte le scritte in-game) sia parzialmente guastato dall’obbligo di visualizzare il gioco a 50Hz, con una conversione peraltro assolutamente mediocre che tra le altre cose “supporta” aggiornamenti piuttosto visibili del video (con conseguente fastidio agli occhi) e una lentezza esasperante, sia nei menu di gioco che nel movimento vero e proprio, tanto che a volte pare di muoversi in un elemento liquido anziché nell’aria. Fortunatamente ci si abitua presto, ma il fastidio rimane.
Good Bye, E-Reader
Qualcuno si chiedeva come sarebbe stato trattato, nella versione europea, il supporto che Animal Crossing fornisce per il lettore di e-card del GBA che tanto successo ha avuto in America e Giappone: è fatto ormai noto a tutti che questa delizia della strumentazione opzionale per Game Boy non ha mai ufficialmente oltrepassato l’oceano per giungere nel Vecchio Continente. Qualcuno forse sperava che l’uscita di Animal Crossing avrebbe fornito un’ottima scusa per vendere qualche E-Reader anche in terra nostrana, ma la triste verità è sotto gli occhi di tutti: Animal Crossing PAL non supporta in alcun modo l’E-Reader. Possiamo capire che in generale questa opzione non fosse così indispensabile per il pieno godimento del gioco, ma notare il ridisegnamento dell’ufficio postale, in cui era presente un apparecchio che permetteva la lettura delle card tramite un GBA collegato al GC ora sostituito con un semplice bancone di nessuna utilità pratica, fa certamente perdere la speranza in un’importazione ufficiale del prodotto.
C’è poco da dire che non sia stato già fatto presente nella recensione: con questa versione europea Animal Crossing si riconferma quella piccola (o grande?) perla che già i supporter del mercato d’importazione hanno potuto apprezzare in tutti i suoi aspetti. Per il resto, pensare di liquidare in poche righe tutte le sensazioni di cui AC è impregnato è veramente una follia. Ci limitiamo a consigliarne l’acquisto indistintamente a tutti, ed a puntualizzare che comunque il voto (che avrebbe dovuto essere, nelle intenzioni di chi scrive, un 9 tondo) viene abbassato di mezzo punto a causa dell’assenza di una modalità a 60Hz che avrebbe sopperito alla lentezza che si è invece obbligati a sopportare scegliendo la versione PAL del gioco. Scelta comunque obbligata per chi non vuole comprarsi un Freeloader o un Cubo USA/JP o per chi odia i testi in inglese nei giochi.
- Pro:
- Giocabilità alle stelle
- Moltissime cose da fare e oggetti da scovare
- È un’enciclopedia dell’amore Nintendo
- Contro:
- Grafica carina ma non eccezionale
- Supporta unicamente la modalità a 50Hz
- Prima o poi finisce…
La guida completa pronta per voi!
Per festeggiare l'arrivo nel nostro Continente dell'attesissimo Animal Crossing, Multiplayer.it ha voluto fare le cose in grande non solo offrendovi una esauriente recensione, ma pubblicando anche una guida completa per sviscerare ogni segreto presente. E così il villaggio più amato dagli utenti GC non avrà nessun mistero!
Tutti noi fan di mamma Nintendo amiamo Shigeru Miyamoto, uno degli uomini più leggendari, in terra nipponica e non solo, dell’industria videoludica. Eppure in questo caso il maestro Shigeru ha poco a che fare con il titolo che, ormai da ben due anni, imperversa tra gli utenti “hardcore” del Cubo, coloro che si rivolgono al mercato d’importazione: i buffi abitanti di Animal Crossing e il mondo in cui si muovono sono infatti stati partoriti dalla fantasia di uno dei bracci destri (anche se non stiamo parlando della Dea Kali) di Miyamoto, Takashi Tezuka, solo recentemente salito sotto le luci della ribalta, soprattutto per essere stato il principale fautore di Super Mario Sunshine. Dopo due anni di lavoro intenso, anche Nintendo of Europe si è finalmente decisa e ha messo a disposizione dei giocatori una versione localizzata di questo nuovo mondo tutto da esplorare e che ci apprestiamo a porre sotto i riflettori. Il suo nome? Sta a noi deciderlo.