Domina la strada
Iniziamo subito dalle brutte notizie: in Burnout Dominator è stata completamente eliminata la modalità Crash, ovvero quella in cui bisognava gettarsi a tutta velocità in mezzo a incroci trafficati nell’intento di creare il più devastante incidente a catena possibile. Una scelta difficile da giustificare visto l’ottimo successo che ha avuto la suddetta opzione di gioco nei capitoli precedenti, e probabilmente dettata dalla volontà di contenere tempi e costi di sviluppo. Quindi ciò che rimane di questo episodio è la modalità principale, quella legata alle corse automobilistiche; fortunatamente il “succo” di Burnout è sempre stato di ottima qualità, e Dominator non è da meno sotto questo punto di vista. Pur essendo quindi un capitolo “minore” della serie, i programmatori hanno comunque voluto apportare qualche modifica alla meccanica di gioco, senza adagiarsi troppo sugli allori. La novità principale sta fondamentalmente nella gestione del turbo; esattamente come in passato, per riempire tale barra è necessario effettuare tutta una serie di manovre rischiosissime, come guidare contromano, sfiorare le altre vetture, lanciarsi in salti e derapate o causare incidenti agli avversari. In Dominator però la suddetta barra del turbo, una volta riempita completamente, cambia il suo colore da rosso a blu, trasformandosi in “supercharge”. Premendo il dorsale R in questa occasione si otterrà il classico aumento vertiginoso di velocità, ma la differenza sta nel fatto che eseguendo altre manovre da pirata della strada durante il turbo si otterrà la moltiplicazione del supercharge. Il risultato è che diventa così virtualmente possibile percorrere l’intero percorso con il turbo inserito, con il solo limite quindi della abilità del giocatore. La conseguenza è uno spostamento del baricentro del gioco, che non ruota più solamente attorno al “combattimento” contro gli avversari col fine principale di buttarli fuori strada, ma acquista così una componente più strategica richiedendo maggiore abilità al pilota. Questo chiaramente senza snaturare affatto uno degli aspetti caratteristici di Burnout, ovvero gli incidenti altamente spettacolari; certo, in linea di massima sarebbe meglio che questi riguardassero solo i propri rivali, ma nel caso in cui vadano a coinvolgere la propria auto, è possibile risolverli a proprio vantaggio sia con l’aftertouch (lo spostamento del bolide con R+analogico, per farsi colpire dai bolidi in arrivo) e il Crashbreaker (tasto triangolo, un’esplosione con tanto di onda d’urto che distrugge tutto ciò che passa nelle vicinanze).
A tavoletta
La modalità principale, denominata Tour Mondiale, permette di scegliere tra 7 categorie di vetture diverse (auto d’epoca, da corsa, hot rod, modificate e vi dicendo) per affrontare 13 tipi di competizioni. Queste spaziano dalla classica sfida a chi arriva prima, variando però anche in gare a chi guida in maniera più folle, o sulla distanza delle derapate o ancora l’eliminazione degli avversari. Una ottima varietà che permette a Burnout Dominator di mantenersi attraente e fresco anche dopo molte ore di gioco. Peccato che sia del tutto assente una modalità multiplayer online, ulteriore triste conferma del ridottissimo utilizzo che finora è stato fatto delle capacità di PSP; le uniche opzioni multigiocatore sono legate quindi ad una rete ad hoc fino a 6 utenti, oppure alle sfide sul tempo migliore con un’unica console. Apprezzabile invece la facoltà di scaricare tramite collegamento wi-fi nuovi tracciati, con conseguente aumento della longevità. Per quanto riguarda la componente tecnica, purtroppo la produzione EA non è uno dei prodotti migliori per dimostrare le capacità del portatile Sony; sull’altare della fluidità e della velocità del frame rate, sempre ancorato e stabile, sono state infatti sacrificate complessità poligonale e texture, avvilendo il tutto con un aliasing davvero marcato. Certo Dominator non è un gioco brutto da vedersi, ma che sembra piuttosto fare il compitino senza sforzarsi troppo di andare a tirar fuori appieno le capacità di PSP. Senza dubbio tutto passa in secondo piano nell’estasi delle gare, ma resta il fatto che il Renderware non è stato certamente sfruttato al massimo in questa edizione, decisamente più povera rispetto alla versione PS2. Molto buona invece la componente sonora, con una selezione musicale non certo per palati fini ma adattissima allo scopo ed effetti di buona fattura.
Commento
Burnout Dominator è un capitolo minore della serie, realizzato comunque con competenza e capacità. Lontano dall’essere una semplice operazione commerciale per monetizzare in attesa del quinto episodio next-gen, Dominator è in grado di farsi apprezzare da ogni amante della serie. Peccato per la importante mancanza del crash mode, e per una componente grafica decisamente migliorabile. Ma tutto sommato possiamo considerare la produzione EA un acquisto consigliabile senza particolari riserve.
Pro
- Molto divertente come sempre
- Modalità principale robusta
- Colonna sonora efficace
- Tecnicamente scialbo
- Assenza del crash mode
- Niente multiplayer online
Non tutti hanno abbracciato la next-gen, vuoi per motivi economici, vuoi per ragioni puramente legate alla volontà di attendere periodi ben più prolifici dal punto di vista dei giochi disponibili. E così anche le software house ci pensano due volte prima di portare i propri franchise più famosi sulle nuove console, o perlomeno cercano di tutelarsi mantenendo forti legami con piattaforme che possono contare su una base installata decisamente corposa. Ecco quindi che Electronic Arts ha deciso sì di mettere in cantiere Burnout 5 per Xbox 360 e PS3, realizzando però anche un capitolo esclusivo per PS2 e PSP sottotitolato Dominator. Dopo aver recensito la versione per il monolite nero, è quindi il momento di testare quella portatile...