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Codename Outbreak, recensione

Da molto tempo un FPS non ci divertiva ed impegnava in questa maniera: scopriamo insieme la forza di un gioco poco atteso dalla comunità, ma assolutamente capace di ritagliarsi un posto tra i migliori titoli dell'anno: Codename Outbreak.

RECENSIONE di La Redazione   —   06/10/2001
Codename Outbreak, recensione
Codename Outbreak, recensione
Codename Outbreak, recensione
Codename Outbreak, recensione

Non siamo soli.

Ambientato nel futuro prossimo venturo, il plot di Codename Outbreak prende a piene mani dalla cinematografia americana di Serie B degli anni 60/70: un meteorite caduto sulla terra contiene un parassita extraterrestre in grado di "infettare" la razza umana e di prenderne il controllo. Sfortuna vuole che la forma di vita aliena non si accontenti di proliferare attraverso alcuni bozzoli (che troveremo sparsi per i livelli e che costituiscono una citazione di Duke Nukem 3d), ma decida di prendere possesso di alcune basi militari, dalle quali partire per estendere il proprio dominio su tutta la terra.

Codename Outbreak, recensione
Codename Outbreak, recensione

Non siamo soli.

A questo punto della storia entriamo naturalmente in scena noi. Controllando un piccolo team di due militari (che potremo scegliere da una lista nella quale ognuno avrà caratteristiche diverse, che evolveranno con l'avanzare del gioco), il nostro compito sarà principalmente quello di indagare sugli eventi raccogliendo le informazioni contenute in notepad, minicomputer ed altri oggetti elettronici, e naturalmente quello di eliminare i diversi militari infettati dagli alieni.
Per quanto riguarda la forma di vita aliena vera e propria, troveremo nel gioco alcune specie diverse, dalle più piccole, che sgusciano fuori dai bozzoli e ci saltano incontro come piccoli di Alien, alle più grandi capaci di lanciare dei gas chimici a lunga distanza: va però detto che la loro presenza è comunque piuttosto limitata, e proprio per questo la maggior parte del conflitto lo combatteremo contro altri militari in un atmosfera piuttosto simile a quella del già citato Operation Flashpoint.

Codename Outbreak, recensione
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Rilfettere, pianificare, colpire.

L'impostazione generale del titolo è principalmente stealth, vuoi per la numerosa presenza dei nemici nelle zone, vuoi per la loro I.A. piuttosto sviluppata. Infatti ogni scontro a fuoco, anche con pochi nemici, va pianificato in modo tale da poter cercare riparo tra noi e loro, poichè trovarsi in campo aperto contro un piccolo gruppo, significa rinunciare almeno ad uno dei propri uomini.
La potenza di fuoco, l'assoluta precisione dei nemici (vi assicuro che i numerosi cecchini sparsi nei boschi o nelle torrette sono capaci di uccidervi con due colpi), la loro disposizione tattica ed il loro comportamento in generale, molto aggressivo, costringono il giocatore e riflettere attentamente prima di effettuare qualunque movimento. Per rendere meglio l'idea, prima di attraversare una qualunque parte delle ampie mappe che contraddistinguono le missioni, dovremo osservare con attenzione l'eventuale presenza di guardie di pattuglia o di torrette, e lo faremo grazie all'utilizzo dell'apparecchio oculare che permette ai nostri soldati di zoomare la propria prospettiva.

Codename Outbreak, recensione
Codename Outbreak, recensione

Rilfettere, pianificare, colpire.

Il fatto di poter controllare l'altro membro del Team attraverso alcuni comandi molto semplici (seguimi, resta fermo, fuoco a volontà, non sparare), permette di programmare alcune "imboscate" piuttosto funzionali, in quanto ci faremo seguire da qualche nemico e lo porteremo nella zona di tiro del nostro compagno: è inoltre possibile in ogni momento trasferire il nostro controllo all'altro membro.
Nonostante qualche perplessità iniziale dovuta alla difficoltà piuttosto elevata del gioco (che può comunque essere modificata anche al livello Arcade), una volta presa confidenza con l'impostazione riflessiva ed in parte pianificatrice dell'azione di gioco, si assaporano i molti aspetti positivi dell'esperienza. Tra l'altro, a confermare la cura riposta dai programmatori nello sviluppo del titolo, gli obiettivi che ci troveremo a dover completare durante le missioni, non sono solamente vari, collegati tra di loro a dare un forte senso di continuità alla storia, ma dinamici e cambiano ogni qualvolta raggiungiamo quello successivo.
Le stesse missioni sono in parte collegate, e per tutta la prima parte del gioco ci troveremo per esempio a dover prima infiltrarci in una base, quindi recuperare una persona chiave del gioco e infine a scortarla fino al punto dal quale eravamo partiti.

Luce dei miei occhi.

Utilizzando un motore proprietario, il talentuoso Team della GCS è stato capace di ricreare con esso degli scenari molto ampi, particolarmente curati in alcune parti (anche se certi esterni tendono a sembrare simili a sè stessi) e con una particolarità: se facciamo abbassare la tesa al protagonista e gli facciamo fissare un punto, notiamo come questo diventi MOLTO più dettagliato di quanto appaia quando il gioco è in movimento.
A parte questa piccola chicca, la forza del motore non è certo quella di avere creato nuovi standard di qualità grafica, ma quella di avere saputo dotare di ampio respiro le mappe nelle quali dovremo muoverci. In questo senso è stupefacente come le guardie nemiche possano vederci a distanza di un chilometro, e quando sono appostate sulle torrette godono di una panoramica ancora più ampia. Fortunatamente lo stesso discorso si applica nel nostro caso, in quanto avremo la possibilità di individuare a grandi distanza gli avversari, e di colpirli utilizzando il fucile da cecchino o addirittura il lanciarazzi.

Codename Outbreak, recensione
Codename Outbreak, recensione

Luce dei miei occhi.

Per quanto riguarda l'aspetto sonoro del gioco, l'azione dei nostri soldati non sarà accompagnata da alcuna musica di sottofondo, ma quando saremo avvistati da qualche nemico partirà un commento musicale che proseguirà fino alla fine dello scontro.
In definitiva non si può certo parlare di nuovo standard di paragone grafico (gli stessi personaggi appaiono piuttosto squadrati) come è lecito aspettarsi dai titoli della prossima generazione: ma è forse questa la fortuna di Codename, preferire la sostanza all'estetica.

Pregi e difetti: le conclusioni.

Il gioco è difficile, impegnativo senz'altro, e richiede spesso molta pazienza per essere superato; l'I.A. del compagno non è perfetta, ogni tanto tende a non eseguire gli ordini o ad impiantarsi quando gli viene richiesto di scendere o salire delle scale (basta comunque prendere il controllo dell'altro membro per risolvere il problema personalmente); le mappe risultano troppo grandi, soprattutto per chi è abituato ai piccoli spazi di Half Life, e devono essere attraversate con cautela; il realismo dei colpi subiti è altissimo e potrebbe scoraggiare i meno riflessivi (tre colpi e si rischia di morire); la necessità di mantenere per gran parte del gioco l'impostazione sthealt, a volte rischia di appesantire l'azione di gioco eccessivamente.
Questi sono i punti ai quali possiamo muovere le nostre critiche più importanti. Tuttavia, come è facilmente intuibile, la maggior parte di quanto sopra non va considerato come un difetto, ma come un pregio, per quei giocatori che hanno adorato Operation Flashpoint (o addirittura a quelli che consideravano quest'ultimo troppo complesso), Project I.G.I., Hitman, Thief o gli altri stealth-game.
Inoltre il forte filo narrativo che lega e svela gli eventi durante il corso del gioco (aiutato, nello stile di quanto apprezzato in System Shock2, dalla lettura dei numerosi appunti lasciati dagli scenziati prima di essere infettati), contribuisce in maniera rilevante a migliorare la qualità dell'esperienza di gioco. Alla fine dei conti, Codename si rivela un titolo molto solido, dotato di grande feeling e capace di regalare enormi soddisfazioni ai giocatori che cercano qualcosa di più impegnativo, qualcosa che richieda concentrazione costante e poca propensione allo scontro a campo aperto.

Codename Outbreak, recensione
Codename Outbreak, recensione

Pregi e difetti: le conclusioni.

Non mi capitava da un po' di tempo di "voler" continuare a giocare un titolo la cui recensione è già stata scritta, solo per il gusto di scoprire nuovi particolari e non per la sola necessità di scrivere l'articolo ad esso collegato. Con Codename questo è successo, e qualcosa vorrà pur dire.
Tra l'altro non ho avuto ancora modo di provare la modalità cooperative (in cui ogni persona controlla un membro del team), che credo si adatti benissimo al titolo in questione...A tal proposito invito chiunque di voi si accinge a comprare il titolo, a contattarmi: sarà ben lieto di condividere con qualcuno questa esperienza di gioco
In definitiva, se cercate una sfida avvincente, un FPS capace di mettervi alle corde ma comunque più malleabile di Operation Flashpoint, Codename potrebbe fare al caso vostro.
Se invece avete apprezzato l'azione frenetica di Serious Sam, indirizzate piuttosto la vostra attenzione verso qualcos'altro: in questo senso vi conviene dare un'occhiata a Red Faction.

P.S.: Codename è stato provato su un Athlon 1 Giga con 256 Mb di Ram ed una Geforce2 Mx e si è rivelato, ad una risoluzione di 1024*768 e 32 Bit di profondità di colore, fluido anche nelle occasioni più complesse: il readme.txt parla addirittura di un PII 500 con scheda accelleratrice come sistema consigliato. La versione recensita è quella americana, ma il gioco arriverà sul nostro mercato entro qualche settimana completamente tradotto in italiano.

Sleeper Hit.

Che piacevole sorpresa questo Codename Outbreak.
Spuntato praticamente dal nulla durante lo scorso E3 Losangelino, il gioco propone un riuscito mix tra Half Life ed Operation Flahspoint, due tra gli ultimi capolavori del genere.
Ereditando dal primo un'avvincente ritmo d'azione, condotto da un forte filo narrativo, e dal secondo la particolare impostazione team play, Codename propone uno schema frenetico e riflessivo allo stesso tempo, costituendo di fatto uno dei più meritevoli FPS di questi ultimi mesi.
Ci sono poche ragioni per scegliere di rimanere indifferenti a questo titolo: cerchiamo insieme di capirne il perché.