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Crazy Taxi

A bordo di un Taxi possono succedere le cose più incredibili. Uno dei migliori giochi per Dreamcast approda finalmente su PlayStation 2.

RECENSIONE di La Redazione   —   20/06/2001
Crazy Taxi
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Tassisti si diventa

Come già molti di voi sapranno, questo gioco è stato innanzitutto un coin-op di grande successo, dopo uscito anche per Dreamcast, dove poi ha proprio spopolato. Difficile quindiche non lo abbiate mai visto, o quantomeno che non ne abbiate mai sentito parlare. In ogni caso non è comunque molto complesso da spiegare, anche se fino ad ora non vi siete fatti un'idea precisa di cosa possa essere. In questo gioco si tratta fondamentalmente di guidare un veicolo, o meglio, un taxi, attraverso i saliscendi di una città in pieno stile San Francisco, dove dovrete raccogliere e portare a destinazione quanti più passeggeri nel minor tempo possibile. Tanto per iniziare dovremo scegliere uno dei quattro tassisti a nostra disposizione: Axel, B.D.Joe, Gena, e Gus. Le uniche reali differenze riscontrabili fra loro non sono nella guida, ma nel diverso modello di taxi posseduto, quindi la scelta va fatta esclusivamente secondo i propri gusti, e non secondo caratteristiche vere e proprie. Fatto ciò, si scende in strada, si cercano altri clienti e e si carica quello che fa al caso nostro, dopodichè egli ci dirà dove dovremo andare e quanto distanza ci separa dalla destinazione. Parte il conto alla rovescia e via: è il caos totale. Si va a tutta birra per le strade di una della due città (la prima presa pari pari dal coin-op e la seconda creata apposta per il Dreamcast e qui riportata per intero), con tutto il traffico che lo congestiona, passanti (che naturalmente non possono essere investiti), vegetazione ed oggetti che riempiono i vari percorsi. Lo scorrere del tempo ci obbliga a correre come dei dannati sull'asfalto, fuori dall'asfalto, ed addirittura sott'acqua, con il nostro cliente che ci chiede costantemente di accellerare e ci insulta pesantemente se non lo facciamo, o se andiamo a sbattere da qualche parte. Prima di caricare su il successivo passeggero, però, dovremo fare attenzione al tempo rimasto, visto che "l'esigenza" di questi ultimi è caratterizzata da un cerchio di varie tinte ai loro piedi, che determina la difficoltà (ed il corrispettivo guadagno in denaro) del loro trasporto, secondo una scala di colore che va dal rosso (più vicino e facile) al verde (più lontanto e quindi difficile). Lo scopo finale del gioco, se così si può dire, è fare quanti più soldi possibile prima che il timer raggiunga lo zero, e a questo proposito dovremo anche contare sulle mance dei nostri clienti, ottenibili grazie ad alcune combo effettuabili tagliando curve e realizzando salti e slalom tra i vari mezzi, senza essere coinvolti in incidenti. Manovre piuttosto semplici da eseguire grazie alla bizzarria delle routine comportamentali tipiche dle proprio veicolo: è evidente infatti la natura spiccatamente arcade del modello di guida adottato dai programmatori. Il gioco propone le stesse identiche opzioni della versione Dreamcast, e gli stessi scenari: Arcade (quello della sala giochi) ed Original (creato apposta per le console). In più, proprio come sulla console Sega, per aumentare la sua longevità, è stato inserito il Crazy Box, una modalità costituita da alcuni mini-giochi, che ha più che altro la funzione di farci impratichire con le varie peripezie eseguibili dal nostro taxi.

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Conversione o riproposizione?

Graficamente parlando, il lavoro dell'Acclaim, nel realizzare la conversione di Crazy Taxi, è stato assolutamente perfetto. Purtroppo però è proprio questo il punto. La conversione è stata fin troppo precisa, fino a poterla chiamare più che altro vera e propria "riproposizione". Le tre versioni disponibili fino ad oggi (coin-op, Dreamcast e Ps2) sono infatti a dir poco identiche, senza che il gioco abbia subito il benchè minimo miglioramento tecnico da un passaggio all'altro. Non che ci sia tanto di male, visto e considerato che il frame-rate fila a 50 fps costantemente anche nelle situazioni più caotiche, le due città sono ampie ma molto dettagliate e ben realizzate, ed i personaggi ed i taxi offrono animazioni senz'altro divertenti. Il problema è che con l'hardware della Playstation 2 si sarebbe potuto fare molto di più. Basta vedere come, ad esempio, i noiosi effetti di pop-up (per quanto riguarda le auto che appaiono improvvisamente in strada), che affliggevano l'ormai quasi defunto Dreamcast (dove però ricordiamo che ora è appena uscito l'ottimo sequel di Crazy Taxi), sono anche presenti in modo abbastanza imbarazzante in questa versione per la console Sony. Vorrà dire, comunque, che la Sega ci dimostrerà il suo vero valore quando svilupperà i suoi giochi su Ps2 senza dover prima passare dal DC. Per quanto riguarda le musiche di sottofondo, invece, non si poteva certo fare di meglio, perchè la presenza delle canzoni di due gruppi come gli Offspring ed i Bad Religion capitano a fagiuolo in un titolo la cui colonna sonora doveva essere assolutamente sfrenata. State certi che sentire questi brani punk a tutto volume, mentre fate i pazzi per le vie di San Francisco, vi caricherà non poco. Grazie alle memorabili frasi esclamate dai tassisti e dai loro passeggeri, anche gli effetti sonori, poi, si dimostrano davvero eccellenti.

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Giocabilità VS Longevità

Le differenze fra Crazy Taxi ed il resto della concorrenza automobilistica stanno tutte nelle due parole che gli danno il nome, e che rendono già l'idea della schizofrenia che pervade questo videogioco. Niente velleità simulative, qui bisogna guidare come mai potremmo nella realtà. Insomma, esso si presenta come l'estremizzazione del concetto "arcade". Certo, ciò significache questo titolo non dura in eterno, ed a lungo andare la sua stessa immediatezza diventerà una limitazione. Bisogna però anche sottolineare come esso sia così nuovo e diverso dagli altri racer in circolazione, tale da catturare letteralmente il giocatore, grazie ad un gameplay a dir poco eccezionale. Questo fa sì che l'impatto iniziale sia grandioso: basta impugnare il joypad per pochi secondi per venire completamente assorbiti dal vortice delle immagini e diventare tutt'uno con il gioco. Di certo mollare la presa non sarà poi così facile. Va detto, inoltre, che alla mancanza di una modalità multigiocatore vera e propria, Crazy Taxi sopperisce abilmente con la possibilità di indire con gli amici sfide a chi realizza l'incasso più abbondante e di conseguenza il punteggio più alto, proprio come ai vecchi tempi. Acquisto consigliato quindi a chi cerca da un gioco il divertimento puro, senza troppi fronzoli e senza troppi tasti da memorizzare. Ideale per un'indimenticabile serata a casa con gli amici, o per una meritata oretta di riposo mentale dopo lo studio od il lavoro. Se poi vi piacciono gli Offspring non abbiate più dubbi e correte a comprarlo. Vi lascio con una chicca: sia che lo acquistiate, e sia che siate ancora indecisi, andatevi a vedere questo sito interamente realizzato da appassionati di Crazy Taxi. E' in inglese, ma ci troverete tutte le informazioni dettagliate di cui avrete bisogno: www.come.to/crazytaxi.

    Pro:
  • Divertente come pochi
  • Musiche degli Offspring
  • Città gigantesche
    Contro:
  • Longevità limitata
  • grafica identica a quella del Dreamcast
  • poche modalità di gioco
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Non ci posso credere!

Incredulità. Questa è la prima sensazione che si prova appena si prende in mano la confezione di Crazy Taxi. Già, non sembra proprio reale vedere a pochi centimetri di distanza due marchi che fino a poco tempo fa erano così acerrimi rivali. Eppure è così. Finalmente Sega e Sony hanno deciso di sotterrare l'ascia di guerra, dando inizio, almeno così sembra, ad una proficua (per loro e per noi) collaborazione. All'inizio è un po' come vedere un laziale ed un romanista abbracciati durante un derby, ma speriamo che con l'andar del tempo i giochi convertiti siano talmente tanti da farci abituare rapidamente alla cosa. Certo è, che se tutti i titoli prodotti dalla Sega saranno riportati sulla Playstation 2 con la fedeltà con la quale è stato riportato Crazy Taxi, questo intreccio non potrà altro che essere positivo.