Job System, again!
Purtroppo nella fase di adattamento non si sono certo apportati miglioramenti sostanziali alla maggior pecca di Final Fantasy V che, incredibile a dirsi, è proprio la trama: il plot vede infatti un eterogeneo gruppo di eroi (che include una principessa, un giovane avventuriero, un pirata e un vecchio smemorato) riunirsi quasi per caso per far fronte a una oscura entità che minaccia i Cristalli del potere che danno vita ad ogni cosa. Il legame tra i quattro protagonisti non è subito chiaro ma si palesa nella ventina di ore di durata della main-quest in una serie di colpi di scena decisamente prevedibili. Il nuovo adattamento rende molto più convincenti alcuni dialoghi, specialmente quelli in cui sono coinvolti personaggi come Faris o Galuf, e il plot risulta più chiaro, ciononostante la linearità dell'avventura e la mancanza di tutti quei risvolti psicologici e narrativi che hanno reso famosi i capitoli successivi minano l'interesse generale suscitato nel giocatore, coinvolto più che altro dalla notevole caratterizzazione dei quattro eroi.
Non è tuttavia la trama che tiene incollati i giocatori, quanto la vera e propria meccanica di gioco, semplice ma allo stesso tempo decisamente profonda: il Job System presente in Final Fantasy V ancora oggi è da molti ritenuto il migliore realizzato tra tutti i Final Fantasy che ne fanno utilizzo. Noi siamo d'accordo: progredendo nell'avventura si ottengono sempre più Job che i membri del party possono intraprendere, che spaziano dal classico Black Mage al più sofisticato Ninja, passando per i quattro nuovi Job pensati appositamente per quest'edizione (Necromante, Cannoniere, Gladiatore e Oracolo, sbloccabili insieme a un inedito dungeon segreto). La carta vincente del meccanismo consiste nella possibilità di combinare in una sola classe, detta Freelancer, le abilità di due Job imparate precedentemente: in sostanza, fu con Final Fantasy V che Square intraprese la strada del "level grinding" (ora componente di quasi ogni nuovo gioco con elementi RPG), che in un certo senso constringe i giocatori a sviluppare più combinazioni di livelli, personaggi e Job possibili per creare una classe personalizzata definitiva. La libertà concessa dal sistema, che comunque invoglia i giocatori a realizzare le combinazioni più utili a superare i frequenti combattimenti casuali, e la longevità intrinseca sono un'accoppiata vincente in un Final Fantasy che scivolerebbe via troppo rapidamente, pur con la sua notevole quantità e varietà di dungeon, mostri e boss.
Old style, quasi moderno
Final Fantasy V non è di certo un titolo che mostra il peso degli anni: anzi, ancora oggi risulta tecnicamente di una freschezza che rivaleggia con titoli ben più recenti per l'ultimo Game Boy. Convincono in particolare i colori sgargianti e la generale nitidezza visiva, che Square Enix ha sapientemente rimaneggiato per questa edizione: la notevole dimensione degli sprite in combattimento, di eroi e creature nemiche, e la semplicità dei vari effetti grafici legati a magie e attacchi speciali si stagliano su sfondi coloratissimi e particolareggiati. Non è il dettaglio eccezionale di Final Fantasy VI o Golden Sun, ma Final Fantasy V si difende benissimo, tranne quando si esplorano città, dungeon e il mondo esterno: la pixellosità dei mini-sprite e la semplicità del design ricordano a quel punto che questo gioco viene dall'era dei 16bit, nonostante le varie migliorie del caso. Nel passaggio da PlayStation One a Game Boy Advance sembra essere scemata anche la qualità sonora delle varie composizioni, sicuramente per colpa del hardware stesso: alcuni brani musicali del maestro Nobuo Uematsu risultano così meno convincenti nonostante l'enorme qualità melodica degli stessi, la colonna sonora è infatti una delle più ricercate della serie, e non sfigura comunque in questo porting.
Da SNES a PSOne, infine eccoci su Game Boy Advance per completare insieme a Final Fantasy VI l'esalogia storica della saga Square: Final Fantasy V ottiene una meritatissima versione che rende giustizia alla qualità del titolo, decisamente ottima dal punto di vista ludico. Un po' meno tecnicamente: nonostante le prestazioni alla pari con tanti altri titoli del genere più moderni, almeno in battaglia, Final Fantasy V mostra in varie occasioni il peso degli anni, sopratutto graficamente, e sono sicuramente l'ottimo Job System e le varie chicche inedite a rendere meno insipida la trama, decisamente più lineare e scontata degli standard ai quali ci ha abituato la softco giapponese. Un acquisto consigliato, quindi, agli amanti degli RPG, nonostante quel sapore retrò che, comunque, fa parte del suo indubbio fascino.
Pro
- Ottimo Job System
- Nonostante l'anzianità, è un'ottima alternativa a prodotti più moderni
- Features inedite interessanti
- Trama scialba
- Tecnicamente un po' retrò
Final Fantasy V è stato l'ultimo Final Fantasy a non essere tradotto in lingua occidentale: chiaramente, tutti ricorderanno il successo di Final Fantasy VI e dei precedenti episodi usciti in America con il titolo talvolta modificato (ad esempio, lo stesso Final Fantasy VI per SNES diventò in Occidente Final Fantasy III). Si potrebbe pensare che fu la scarsa qualità della quinta fantasia finale a convincere Squaresoft a confinarlo in Giappone, ma in realtà il gioco godette subito di un notevole successo e ancora oggi è considerato, dal punto di vista ludico, uno degli episodi migliori della serie. In Occidente comunque Final Fantasy V ci arrivò, nella Final Fantasy Anthology proposta per PlayStation One, penalizzato tuttavia da un lavoro di traduzione e adattamento decisamente mediocre.
Questo nuovo porting per Game Boy Advance si qualifica quasi come un remake, con una serie di accorgimenti tecnici e ludici che ne hanno migliorato sensibilmente la qualità generale: ma dopo tutti questi anni, è il quinto Final Fantasy ancora competitivo?