Io ti distruggo
Il cuore di Flatout è arcade al cento per cento, una volta presa la padronanza nelle sterzate non ci resta che schiacciare impietosamente l’acceleratore, sgommare come un professionista di rally e colpire l'avversario. E’ a questo punto che incontriamo il fulcro del gioco, ovvero l’implementazione di un motore fisico onnicomprensivo e non solo limitato al veicolo. I mezzi colpiti sbanderanno schiantandosi contro pile di ruote, bidoni, staccionate e serbatoi e ogni oggetto reagirà verosimilmente all’impatto scatenando orge di frammenti e detriti proiettati in ogni direzione. Come se non bastasse, un bel frontale causerà il vero e proprio decollo del nostro pilota, facendolo schizzare oltre il parabrezza e finendo, alla peggio, contro qualche ostacolo. Come se non bastasse la distruttibilità della macchina ha raggiunto il non plus ultra di questa generazione lasciandoci, talvolta, a bordo di meri scheletri in fiamme e ostacolati nella guida dall’asse deformato, dalle gomme sbriciolate e dall’assetto ormai inesistente.
I veicoli colpiti sbanderanno schiantandosi contro pile di ruote, bidoni, staccionate e serbatoi e ogni oggetto reagirà verosimilmente all’impatto...
Io ti distruggo
In veste di carrozzieri, seppur dovendoci accontentare di meno varietà rispetto ad un titolo della serie Gran Turismo, avremo diverse possibilità di personalizzare e potenziare la nostra macchina arrivando persino a modificare, seppur limitatamente, lo stile di guida e l’efficacia degli impatti.
Mi hai graffiato la macchina
Flatout ci mette in piste sporche e polverose, assordati da una colonna sonora scassona e dotati di macchinoni voluminosi e roboanti. Le gare, 45, attraversano gli Stati Uniti circuito per circuito passando dalla polvere e dalle fattorie del profondo sud all’asfalto, per poi raggiungere valli innevate e tratti stradali. La nostra carriera consiste nel distruggere categoricamente ogni avversario preservando il nostro veicolo quel tanto da raggiungere il traguardo e ottenere il denaro del premio. Con il denaro guadagnato avremo quindi l'onore e l’onere di incrementare le prestazioni della nostra macchina o di comprare un nuovo bolide che ci aiuti nel difficile compito di annichilire avversari sempre più agguerriti. La nostra scalata al successo ci porterà attraverso 4 categorie differenti e ci regalerà la possibilità di affrontare improbabili minigiochi basati sulle peculiarità fisiche del gioco. Avremo quindi a che fare con salti abissali o dovremo centrare diversi bersagli proiettando il nostro alter ego oltre il parabrezza, oltre il cofano, oltre l’ostacolo appena colpito fino a raggiungere obiettivi di volta in volta differenti. Mentre il minigioco più impegnativo e dotato di più variabili ci costringe ad abbattere dei birilli con la capoccia, il più soddisfacente per le nostre velleità distruttive è quello che ci vede proiettati verso il cielo, al di là di una porta da football.
Come ciliegina sulla torta non mancano le arene che rappresentano la vera patria dei demolition derby. Ellissi e spazi chiusi dal design imperfetto sono destinati a scontri senza fuga e senza traguardo se non quello di resistere il più a lungo possibile agli assalti degli avversari e di infliggere loro danni ingenti senza compromettere parti vitali del nostro amato catorcio sacrificale.
L'arcade secondo Bugbear
Il modello di guida, come anticipato, è spiccatamente arcade e attinge sia da Destruction Derby e dalle sue macchine molleggiate, sia da titoli più moderni come Burnout e il risultato si rivela apprezzabile. Potremo quindi raggiungere grandi velocità ma andremo incontro ad un’instabilità sempre maggiore con conseguenze micidiali in caso di urti in curva o di salti maldestri. Per ottenere una velocità d’eccezione, o recuperare rapidamente la velocità ottimale in caso di incidente, avremo a disposizione un supercarburante al nitrogeno. Seppure l’utilizzo della Nitro debba essere misurato con il contagocce ed effettuato in punti particolari del percorso, come accadeva nel vecchio Super Offroad, il modo per ottenerlo è molto più similare a quello adottato da Burnout. In questo caso, anziché trasgredire le regole della strada, dovremo demolire quanti più avversari e oggetti disseminati sul campo cercando di non rallentare eccessivamente e di non perdere il controllo della vettura.
Bello ma non troppo
Graficamente Flatout si comporta bene con un framerate elevato e stabile nonostante la mole di oggetti disseminata per le piste. La scelta dei colori è azzeccata, soprattutto quando si tratta di citare i polverosi circuiti del sud dove nasce la tradizione del demolition derby. Il dettaglio delle auto è ragguardevole ed in alcuni casi potremo vedere addirittura il serbatoio della Nitro o qualche cavo penzolare negli interni devastati. Nonostante ciò le piste sono quasi esclusivamente rurali ed il numero di alberi tridimensionali, seppur nutrito, lascia rimpiangere la presenza di strutture che meritino uno sguardo durante il passaggio.
il numero di alberi tridimensionali, seppur nutrito, lascia rimpiangere la presenza di strutture che meritino uno sguardo durante il passaggio...
Bello ma non troppo
Le poche fattorie e distributori presenti non mostrano textures eccezionali e sono quasi sempre di fattura spartana. Certo gestire il motore fisico del gioco in corsa non deve essere facile considerando che spesso ci saranno diverse decine di oggetti in fase di decollo o rimbalzo, ma l’aspetto grafico generale non regge il confronto con il già pluricitato Burnout3 e con altri titoli di questa generazione. L’aspetto tecnico di maggior pregio è quindi rappresentato dai veicoli e dalle possibilità di deformazione degli stessi, fattore in grado di generare vere e proprie sculture astratte in movimento.
Bello ma non troppo
Come gli altri aspetti del gioco anche il sonoro, come direbbero gli inglesi, è straight, diretto, improntato all’azione. Non mancano musica rock, effetti sonori stridenti, campionamenti per ogni tipo di scontro con ogni genere di materiale ed il rombo altisonante dei motori a farla decisamente da padrone. In pratica c’è tutto quello che serve in un gioco come questo.
Commento
Flatout è un gioco improntato al divertimento immediato. Ottenere la padronanza degli instabili veicoli prende un po’ di tempo ma le piste, seppur ben studiate, sono semplici da memorizzare e da domare. Tuttavia sulla lunga distanza, una volta esaurite le diverse varianti distruttive, Flatout si scontra con il suo stesso punto di forza: la semplicità. Le decine di variabili casuali legate al controllo della vettura rendono quasi impossibile cimentarsi in una sfida a tempo e l’aspetto gestionale non raggiunge vette in grado di attirare gli appassionati del tuning automobilistico. La presenza del Live diventa quindi un fattore dominante per godere appieno del titolo, garantendo un valore aggiunto soprattutto alle arene dove la distruzione incondizionata di altri giocatori in carne e ossa è in grado di impennare la produzione di adrenalina.
Pro:
- semplice, diretto, distruttivo
- il motore fisico è più che una semplice aggiunta
- 45 gare e il Live dovrebbero soddisfare gli appassionati
- minigiochi inconsueti e divertenti
- gameplay limitato e sulla lunga distanza semplicistico
- l’estrema casualità può generare frustrazione durante una gara difficile
Disponibile per PC, PS2, XBox.
I Bugbear, quando hanno avuto tra le mani il progetto Flatout, devono aver pensato che tra i mille immortali generi che suddividono i giochi automobilistici uno in particolare era stato dimenticato per troppo tempo. I sequel dell’icona del genere, Destruction Derby, non hanno portato nulla di nuovo lasciando pensare a molti che dotare le auto di missili e mitragliatori fosse l’unica possibile evoluzione. Il perfezionamento dei motori fisici ha però cambiato le carte in tavola, aprendo nuove possibilità. E una delle prime applicazioni pratiche si chiama Flatout.