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Genji: Days of the Blade - Recensione

Tra granchi giganti e ambientazioni medievalegganti, è il momento di cimentarsi con il primo action game disponibile per PlayStation 3!

RECENSIONE di Antonio Fucito   —   13/03/2007

Il nome di Genji non è nuovo per gli appassionati di action adventure, la sua prima apparizione si è avuta infatti su PlayStation 2 con Dawn of Samurai, titolo che ha raccolto un discreto successo, pur scontrandosi con mostri sacri del genere quali Onimusha, Devil May Cry o Ninja Gaiden. Partorito dalla mente di Okamoto, famoso produttore ex Capcom, il titolo mostrava inoltre anche un ottimo potenziale, ed era naturale quindi ipotizzare un seguito, che vediamo materializzato al lancio di PlayStation 3 con Days of the Blade. Il riultato? Scopriamolo assieme.

Genji: Days of the Blade - Recensione
Genji: Days of the Blade - Recensione
Genji: Days of the Blade - Recensione

Non sorprendentemente il gioco comincia esattamente dopo la fine del primo capitolo, con diverse sequenze che illustrano gli accadimenti passati e quelli in procinto di avvenire. Il protagonista rimane Yoshitsune, nobile spadaccino e difensore del clan Genji, che ancora una volta si troverà ad affrontare il clan rivale Heishi che, seppur sconfitto nel primo capitolo, farà il suo ritorno aiutato da misteriose forze demoniache. Questa volta saranno ben tre i comprimari che affiancheranno Yoshitsune durante il corso dell'avventura e, come in ogni buon action che si rispetti, ognuno di essi sarà dotato di diverse abilità, tipologia d'arma e velocità/forza in proprio possesso. Altra caratteristica peculiare è la possibilità, per ognuno, di usare una particolare combinazione per superare determinati ostacoli, Shizuka ad esempio puoi utilizzare la propria arma come sorta di rampino per aggrapparsi e superare fossati od altro, Benkei invece usare la propria forza bruta per distruggere ostacoli altrimenti insormontabili. Se nella maggior parte degli scenari è possibile scegliere in ogni momento quale personaggio usare, grazie alle quattro frecce del pad digitale, in alcuni livelli saremo "costretti" ad usarne solo un sottoinsieme, in maniera tale da poter approfondirli tutti. Non mancherà la possibilità di acquisire nuove armi o potenziare energia e mana del proprio personaggio, mediante i soliti power up sparsi per i livelli che verranno evidenziati dal karma del protagonista, che emetterà una luce sempre più brillante in loro prossimità. Ultime due peculiarità del sistema di combattimento risiedono nel poter cambiare arma al volo senza interrompere l'azione e in alcune combo devastanti che possono essere eseguite dopo il riempimento dell'apposita barra vicino all'energia del personaggio: l'azione passerà su un nuovo piano dimensionale e il personaggio potrà eseguire una serie di mosse concatenate che uccideranno o lasceranno con poca energia gli avversari.

L'avventura si dipana quindi attraverso una serie di livelli incentrati principalmente sui combattimenti, conditi da boss spesso difficili da affrontare e da occasionali puzzle, e proprio da qui partono tutti i problemi del gioco. La loro implementazione risulta infatti spesso monotona e frustrante, non raramente capita inoltre di non capire in quale direzione dirigersi per la loro risoluzione. Anche la realizzazione dei livelli è ampiamente rivedibile, spesso si tratta infatti di affrontare lunghi corridoi, uccidere nemici, visitare stanze e così via, senza particolari spunti. Stesso identico discorso vale per l'affrontare i nemici, spesso si riduce ad una continua pressione dei tasti senza alcuna strategia. Fortunatamente a spezzare un ciclo non certo esaltante ci pensano gli scontri con i boss, presenti in buon numero e spesso più tattici e spettacolari, in alcuni di questi notiamo anche la presenza di granchi giganti, la cui loro presenza è giustificata dalle paure di Okamoto per questi animali, come spiegato nella nostra news. Di ben altra fattura è invece l'aspetto grafico, che anche se a sprazzi rende il titolo Sony una buona visione per gli occhi, soprattutto per quanto riguarda le ambientazioni di alcuni livelli avanzati, ricche di poligoni, ben definite, colorate e sicuramente ispirate dal punto di vista artistico. Ottime sono anche le animazioni dei protagonisti principali, un po' meno quelle dei nemici, spesso poco dinamiche e quindi passive di miglioramenti. Nulla da ridire nemmeno sul comparto sonoro, con musiche strumentali che ben si sposano con l'azione e con effetti sonori ben campionati e di discreta varietà. I problemi di Days of the Blade risiedono quindi e purtroppo tutti nel gameplay, il gioco diverte poco, propone meccaniche già viste e riviste in tanti altri titoli del genere e un level design piatto e monotono, i puzzle poi sono una ciliegina di una torta sicuramente non di prim'ordine.

Genji: Days of the Blade - Recensione
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Commento

L'ultima iterazione di Genji ha purtroppo, di next gen, solo una parte del comparto tecnico, grazie ad alcuni livelli e boss molto apprezzabili ed a spunti interessanti come la possibilità di usare quattro personaggi differenti in quasi ogni frangente. Purtroppo però il gioco fallisce nel proporre una meccanica di gioco fresca e non ripetitiva, che si scontra inoltre con altri difetti strutturali. Days of the Blade rimane quindi un action valido tecnicamente e indirizzato soprattutto ai fan più accaniti del genere, gli altri possono pure aspettare esponenti più validi.

Pro

  • Tecnicamente valido
  • Boss spesso divertenti da affrontare
Contro
  • Level design poco ispirato
  • Azione ripetitiva e talvolta frustrante
  • Meccanica di gioco trita e ritrita