Forza Verdy!
Dopo tali premesse, tornare a mettere le mani sul caro vecchio Dual Shock di Ps2 e prendere parte alla prima partita è una sensazione strana, agrodolce, a metà strada tra il reincontrare per l’ennesima volta un caro amico e accorgersi che, in effetti, non è cambiato granchè dall’ultima volta che ci si era visti. Sì perchè sembra abbastanza chiaro fin da subito che, così come l’utenza, anche la stessa Konami ha concentrato la maggior parte delle proprie risorse sulle edizioni per le nuove console, limitandosi a confezionare quindi sullo storico monolito di Sony un episodio in gran parte fedele al precedente. Non una fotocopia però, sia chiaro; le differenze ci sono, alcune più visibili di altre, ma è francamente difficile affermare che questo club championship porti con sé l’evoluzione annuale che eravamo abituati a incontrare. La velocità di gioco anzitutto è (come sempre) inferiore a quella di PES, con grande piacere di chi è alla ricerca di una manovra più ragionata e realistica; da questo punto di vista, costruire azioni degne di nota è più facile, anche grazie ai miglioramenti apportati ai passaggi. Questi infatti sono più precisi e tesi, anche se in qualche occasione capita ancora di vedere il giocatore “ricevente” immobile in attesa che la palla gli arrivi tra i piedi, facendosela magari soffiare dall’avversario. Il sistema di controllo è in generale stato leggermente ripulito e reso più reattivo e godibile, e allo stesso modo la gestione dei tiri è maggiormente affidabile. Più visibili invece le novità in merito all’intelligenza artificiale, che appare ora marcatamente più “umana” grazie alla presenza di errori in cui la cpu può incorrere; passaggi sbagliati, traversoni fuori misura o alleggerimenti imprecisi permettono di impostare diversamente le proprie azioni, adottando magari una tattica più attendista sfruttando le leggerezze di cui sopra. Non del tutto convincenti invece i portieri, che se da una parte appaiono maggiormente mobili adottando molto di più l’uscita dai pali, dall’altra vanno ad assumere posizioni in qualche occasione al limite dell’assurdo, prendendo così gol da dilettanti. Abbastanza discutibile inoltre la scelta da parte dei programmatori di abbassare il livello di difficoltà generale, al punto che anche il quinto dei sei disponibili (il sesto va sbloccato coi wen) per numerosi “professionisti” della serie Konami apparirà decisamente poco impegnativo. Per quanto riguarda le licenze e le squadre disponibili, questo episodio può ovviamente contare sulle squadre di prima e seconda divisione della j-league, ma anche su quelle della massima serie dei campionati 2006-2007 di Italia, Spagna, Inghilterra (questa senza maglie e nomi dei club ufficiali), Francia e Olanda, più una trentina di squadre “sciolte” come il Bayern Monaco, la Juventus, il Boca, il Brugges eccetera. Niente squadre nazionali, ma ci si può passare sopra. I trasferimenti dei giocatori sono quindi bloccati alla fine del campionato scorso, senza ovviamente tutte le novità del calciomercato di questa estate. Sono disponibili inoltre ben 62 stadi anche se va detto che per la maggior parte di questi, poco meno di 40, si tratta di impianti ubicati in Giappone. La componente grafica e sonora è praticamente la stessa del capitolo precedente, senza variazioni di sorta.
Mi sento fantasista
Ma è tra le modalità di gioco che Winning Eleven 2007 club championship riserva la migliore sorpresa. Tra i vari campionati, coppe, competizioni e Master League è infatti presente l’inedito Fantasista Mode, una sfida nella quale si è chiamati a vestire i panni di un giovane e inesperto giocatore alla ricerca della crescita atletica e professionale. Esatto, avete capito bene: un solo giocatore. E la telecamera principale (malgrado sia possibile cambiarla utilizzando le “classiche”) è fissata appena dietro alle spalle del proprio alter ego, in maniera quindi estremamente simile al coraggioso ma deludente “Libero Grande” di Namco di parecchi anni fa. Il primo passo da compiere è creare il calciatore tramite l’editor scegliendo tratti somatici, altezza, qualità balistiche, e ruolo in campo. Riuscire ad entrare nell’ottica di avere il controllo di un solo giocatore, e non dell’intera squadra, è un fattore molto stimolante ed intrigante; bisogna cercare di mantenere la posizione, osservare i movimenti dei compagni per sfruttarli al meglio, e soprattutto dosare le forze per evitare di finire ad ansimare dopo pochi minuti. La telecamera, pur prestando il fianco ovviamente a qualche limite e ad una minore visione di gioco, è nel complesso più che sufficiente, ed inoltre contribuisce enormemente a dare una forte sensazione di immersività all’interno del gioco. Affrontare le partire da “dentro” lo stadio invece che dagli spalti è una soluzione di grande effetto scenografico, e per certi aspetti addirittura emozionante. Ma la modalità Fantasista è qualcosa in più di una semplice Master League da affrontare con un solo giocatore, dal momento che ci si trova a tutti gli effetti ad essere un membro della squadra, e non il manager o l’allenatore; ecco quindi che è necessario dimostrare sul campo il proprio valore, e accettare di essere sostituiti, messi in panchina o addirittura di non essere convocati per gli incontri. La propria carriera può inoltre evolversi, e mettersi in luce permette di ottenere richieste di mercato da parte di club più prestigiosi. Giocare a Fantasista dà quindi l’impressione di poter rappresentare per Konami il primo passo, l’esperimento per quello che dovrebbe essere il tante volte discusso online mode 11 contro 11 (o 10 contro 10, esclusi i portieri). Le basi sono senza dubbio più che valide, anche se non mancano i difetti; al di là dei rallentamenti che inficiano l’azione negli stadi più complessi, il sistema di controllo si adatta bene ma non perfettamente alla visuale dal campo. In più, l’intelligenza artificiale dei compagni non sempre è così buona, anzi, e più in generale sembra non essere la stessa della modalità “normale”.
Commento
Per la prima volta, un capitolo della serie calcistica Konami non guadagna su queste pagine una votazione entusiastica. J-League Winning Eleven 2007 Club Championship è infatti il classico episodio da “fine corsa” per Ps2, con novità ridotte al minimo e miglioramenti più o meno marginali. In realtà quest’ultima edizione può a tutti gli effetti considerarsi come la migliore mai realizzata, ma il passo in avanti è tutto sommato così ridotto da rendere Club Championship di fatto un capitolo “solo per appassionati”. Resta l’inedita modalità Fantasista, gradita e piacevole ma che va considerata più un esperimento da sviluppare che un punto di arrivo concreto.
Pro
- Il miglior capitolo della serie Konami
- Sempre molto divertente soprattutto in multiplayer
- Modalità Fantasista promettente
- Novità e miglioramenti ridotti al minimo
- Alcune gravi mancanze nelle licenze
- La voglia di next gen è più che matura
Prima o poi questo momento sarebbe dovuto arrivare, lo sapevamo tutti: j-league winning eleven 2007 club championship è di fatto il primo capitolo della serie Konami per Ps2 a NON essere stato atteso in maniera febbrile e ansiosa dai milioni di fan della migliore serie calcistica mai realizzata. Certo, lo “zoccolo duro” della vecchia guardia ha ancora una volta popolato i forum alla ricerca di informazioni e novità su questa prima edizione 2007, ma la maggior parte dei videogiocatori abituati a vivere a pane e pro evolution soccer è oramai tesa verso la fine di ottobre, periodo in cui farà il suo esordio sul mercato l’edizione per Ps3 e Xbox 360. La quale, a tutti gli effetti, si può considerare come il passo reale e definitivo di Konami verso la next-gen, dopo quel PES6 per Xbox 360 che l’anno scorso non è stato in grado di convincere appieno.