Già dalle schermate iniziali, con la vera e propria sigla cantata in pieno stile anime che esplode sullo schermo, è facile capire come questo gioco sia qualcosa di particolare e pertanto la recensione di Murder by Numbers potrebbe interessare tutti coloro che sono in certa di un'esperienza piuttosto fuori dal comune. A dire il vero, il gioco è costruito mettendo insieme diversi elementi che abbiamo già visto altrove, ma giustapposti in una combinazione che risulta inedita e particolarmente affascinante. L'eclettismo è quasi eccessivo, a dirla tutta, e il titolo sviluppato da Mediatonic può facilmente sembrare una sorta di strano, allegro e colorato Frankenstein di gameplay diversi, ma anche grazie alla forte caratterizzazione data allo stile grafico e ai personaggi emerge comunque con un'identità piuttosto ben definita, al di là dei contrasti poco omogenei tra le diverse fasi del gioco. La sensazione che scaturisce subito è quella di un ritorno a certe sperimentazioni dell'epoca Nintendo DS, quando le ibridazioni dell'avventura grafica con generi e suggestioni diverse portavano a risultati inaspettati e spesso anche molto validi. Inevitabilmente, è proprio a quel panorama che viene da guardare per trovare dei corrispettivi ed è lì, in effetti, che Murder by Numbers trova evidentemente le sue radici.
Il gioco è in pratica quello che viene fuori mischiando Ace Attorney e Picross, cosa che può suonare strana e risulta effettivamente alquanto bizzarra anche a giocarci, ma in una maniera positiva. Ci troviamo di fronte a qualcosa di vivace e inedito, che riesce a bilanciare un puzzle game dalla struttura semplice ma impegnativa come un classico dell'enigmistica con una storia piuttosto interessante, tenuta in piedi anche grazie a personaggi variopinti che danno vita a dialoghi sempre stimolanti e difficilmente banali. Non ha probabilmente una costruzione dei casi complessa come Ace Attorney, né le varie modalità di interazione che lo rendano un adventure investigativo vero e proprio, ma bisogna tenere conto che si tratta di qualcosa di diverso. Di fatto, Murder by Numbers è soprattutto un puzzle game incastonato in un'avventura narrativa basata sui dialoghi e su qualche scelta da parte del giocatore.
La storia di Honor e SCOUT
Il racconto ha dunque grande importanza nella struttura di Murder by Numbers, gioco che di fatto si dipana soprattutto attraverso i vari dialoghi che ci aiutano a scoprire gli eventi, risolvere i casi e conoscere più in profondità anche il bizzarro cast che dà vita al tutto. Protagonista è Honor, un'attrice diventata famosa nel ruolo di detective in uno show televisivo e che si ritrova ad indagare su casi reali nel corso di una giornata particolarmente intensa: all'inizio della storia, infatti, la nostra eroina (già provata da un divorzio non facile) viene improvvisamente licenziata dal proprio ruolo, accusata dell'omicidio di un amico e produttore televisivo e fa la conoscenza di SCOUT, un bizzarro droide fluttuante con problemi di memoria ma con una grande capacità di scorgere prove e oggetti utili. Da tale momento, grazie anche al supporto del nuovo sidekick improvvisato, emergono le grandi doti investigative di Honor, che inizia a indagare prima per poter dimostrare la propria innocenza e poi per vocazione personale, supportando attivamente le indagini della polizia su vari casi che sconvolgono Los Angeles e dimostrandosi sempre più abile.
L'ambientazione anni 90 recupera colori e stravaganze nel tipico stile dell'epoca ed è costruita attraverso una grafica che punta all'anime e ricorda ancora Phoenix Wright per il modo in cui rappresenta i personaggi, tutti decisamente sopra le righe e fortemente caratterizzati. C'è da dire che in generale manca un po' la creatività e la profondità con cui vengono costruiti e raccontati i casi in titoli simili, in particolare nella già citata serie Capcom, così come l'interazione risulta limitata da scelte che difficilmente modificano il corso della storia e la soluzione dei casi. A tutti gli effetti si tratta più di una visual novel che di un'avventura, ma la brillantezza degli scambi tra i personaggi e ancora la forte caratterizzazione di questi rendono l'intera esperienza alquanto memorabile.
Gameplay misto tra puzzle e avventura
Il gameplay è composito e le varie sezioni su cui è costruito non sono pienamente armonizzate, ma questo non è un gran difetto e anzi può rappresentare una caratteristica curiosa, che incrementa il particolare fascino del gioco. Una mappa consente di spostarci da un'ambientazione all'altra e all'interno di ognuna di queste possiamo dedicarci ai dialoghi con i personaggi presenti - che assumono solitamente la forma di interrogatori informali, con la possibilità di portare avanti vari argomenti o presentare oggetti e prove su cui incentrare la discussione - oppure esaminare lo scenario alla ricerca di oggetti, informazioni e potenziali prove per far progredire il caso. L'andamento è piuttosto lineare, nel senso che per avanzare ci si trova sostanzialmente a esaurire progressivamente i vari argomenti di discussione e poi cercare di trovare via via tutti gli oggetti sensibili all'interno degli scenari, con una scansione che viene sostanzialmente decisa dalla sceneggiatura.
La fase di esplorazione delle ambientazioni è molto elementare e serve a introdurre le sezioni puzzle, che sono in effetti l'anima più puramente giocosa di Murder by Numbers: attivando la modalità scansione di SCOUT ci troviamo a far scorrere una sorta di mirino sullo scenario finché questo non reagisce alla vista di qualcosa di interessante, ma la procedura è sostanzialmente automatica visto che basta scorrere sull'immagine finché il mirino non diventa rosso. La procedura, con puzzle annesso, è giustificata dal fatto che i sensori di SCOUT sono ancora danneggiati e per far emergere l'immagine degli oggetti d'interesse si deve dunque passare attraverso la fase di soluzione dell'enigma. La spiegazione non è effettivamente molto sensata, ma ci interessa fino a un certo punto: quello che conta è che la meccanica del puzzle funziona benissimo.
La struttura è la stessa vista in Picross: si tratta di riempire dei quadrati disposti su una griglia (che può avere diverse dimensioni e caratteristiche) in base alle indicazioni riportate per ogni riga e colonna sulla quantità di quadretti da colorare, suddivisi in sequenze. La soluzione deriva dal fatto che tra ogni sequenza ci dev'essere almeno un quadretto vuoto e dagli incroci che si vengono a stabilire via via che si progredisce. Come avrete capito da queste poche e confuse righe, è un sistema che è molto più facile capire provandolo direttamente che non leggendone una spiegazione scritta, ma si basa su meccanismi classici dell'enigmistica più puramente "matematica", risultando universalmente apprezzabile anche da chi solitamente non passa proprio il tempo libero a spremersi le meningi al massimo.
Una forte identità
È facile vedere come il puzzle sia inserito un po' a forza nel contesto del gioco, con l'idea di dover risolvere un enigma per far affiorare l'immagine dell'oggetto da prendere in considerazione come prova o come elemento importante per la progressione delle indagini. D'altra parte, non potrebbe essere altrimenti: rendere sensato il passaggio improvviso da una visual novel a un rompicapo che rientra nella più classica struttura enigmistica da "carta e penna" è arduo e richiede necessariamente un salto logico di notevole entità. Tuttavia, la costruzione fantasiosa del mondo di gioco e le bizzarrie dei casi e dei personaggi con cui abbiamo a che fare fa passare nettamente in secondo piano argomenti grigi e noiosi come i buchi logici nella sceneggiatura o nella stessa concezione del gioco, dunque non viene nemmeno da curarsene più di tanto.
L'impianto grafico su cui è costruito Murder by Numbers, rigorosamente in 2D, è molto semplice ma anche di grande effetto, grazie soprattutto al character design molto incisivo che sfrutta anche un notevole studio per il look dei vari personaggi, in termini di abbigliamento e stile generale. Mediatonic è un team dalla grande esperienza, concentrato sempre su produzioni piuttosto contenute, pertanto negli anni è riuscito a ricavare il massimo da un impianto tecnologico limitato puntando tutto sulla grafica disegnata a mano e sulla forte caratterizzazione data da uno stile di grande impatto e Murder by Numbers si pone agli apici di questo percorso. Sembra una cosa da niente, ma la stessa sigla cantata funziona alla grande per consolidare la forte identità di questo gioco e vi troverete facilmente a canticchiarla anche nei giorni successivi alla sua conclusione.
I casi sono diversi e il tempo richiesto per portare a termine il gioco è notevole, considerando il genere: si va facilmente oltre le 15 ore di gameplay, abbastanza da far emergere il rischio di incappare in una certa ripetitività, viste le scarse variazioni applicate alla formula, in particolare per quanto riguarda l'anima puzzle. Altro potenziale problema, dalle nostre parti, è il fatto che il gioco non è in italiano ma interamente in inglese, con testi ovviamente abbondanti.
Conclusioni
Pur non riuscendo proprio a far emergere un'amalgama perfetta dalla sua strana natura composita, Murder by Numbers vince la sua sfida proponendo un'esperienza che colpisce e rimane facilmente impressa. L'elemento Picross è semplice e per questo ben rodato e funzionante, mentre il contesto narrativo ci fa entrare di forza nel particolare mondo di Honor e SCOUT, grazie soprattutto alla caratterizzazione del variopinto cast di personaggi. Si rivela un po' lineare e meno strutturato di altre avventure investigative come Phoenix Wright, ma riesce sicuramente a distinguersi con una propria identità e ad attirare sia per il racconto stimolante che per l'inossidabile forza del puzzle enigmistico.
PRO
- Storie interessanti e personaggi particolari
- Il puzzle in stile Picross funziona sempre
- Atmosfera molto peculiare, che attira dentro al mondo di gioco
CONTRO
- I diversi elementi di gameplay appaiono sempre piuttosto staccati
- L'interazione è limitata e la storia alquanto lineare