Live in 2004
Una volta entrati nel gioco si inizia con la consueta carrellata di opzioni e modalità ludiche, come sempre da tradizione EA molto completa. Per impratichirsi con la velocità di gioco e con il sistema di controllo è consigliabile affidarsi alla classica amichevole e all'allenamento, mentre se si punta ad una profondità di gioco maggiore, è possibile dedicarsi ad una più impegnativa modalità season, che comprende l'intera stagione NBA. Decisamente interessanti sono inoltre il Dynasty mode, che ci permette di gestire il nostro team, allenandolo e migliorando le caratteristiche di base dei giocatori. Purtroppo il risultato è che ci sono troppe limitazioni, manca inoltre forse quella che poteva essere la sezione più gradita: quella online, presente nella versione americana e inspiegabilmente tralasciata nell'edizione europea. Ad ogni modo, fatta la nostra scelta, possiamo iniziare a giocare e ci si accorge subito, rispetto alla scorsa edizione, della velocità diminuita, per quanto forse ancora necessaria di ritocchi, nonché di alcuni cambiamenti al sistema di controllo. Quella più evidente è l'introduzione di due diversi tipi di tiro, che aggiungono una certa varietà all'azione: gli effetti infatti cambieranno a seconda della zona del campo dove ci troveremo. Il famigerato Free-style mode, che ci permetteva di beffare il giocatore avversario con finte alla velocità della luce e oltre, è stato sensibilmente ridotto, in modo da favorire il gioco di squadra e meno quello personale, pur non mancando la solita ultra-mossa che permette troppe volte di superare l'avversario senza troppi problemi. Fortunatamente i programmatori, ai livelli di difficoltà più alti, hanno innalzato notevolmente la difficoltà, rendendo cosi gli incontri molto simili a quelli reali, dove un'indecisione o un'azione solitaria può costare molto caro. Purtroppo la sostanza del titolo non cambia, ovvero un arcade rapido e frenetico, e può essere frustrante vedere la cpu coordinare strategie non alla portata del giocatore, semplicemente per il ritmo indiavolato. In quest'ottica la longevità ne risente parecchio, e può dirsi positiva solamente nella classica modalità multiplayer.
Se sei nel gioco, (non) sei in Nba Live
Dopo l'attesa estenuante di caricamenti pressoché eterni, viene finalmente il momento dell'azione. Il pubblico, rigorosamente bidimensionale,assiste all'entrata in scena dei giocatori, dall'aspetto credibile, almeno per quando riguarda i players più importanti, ma nevrotici, accelerati per la mancanza di frame di animazione, e che risultano cosi decisamente irrealistici nei loro movimenti. L'illusione di assistere ad una partita vera è comunque indubbiamente incrementata da finte, abili intercettazioni dei difensori, prodigiose schiacciate, tutte però sempre ricreate al fulmicotone, con una strana vena frenetica. Durante i replay e nelle inquadrature più ravvicinate è possibile scorgere i primi difetti, localizzati soprattutto in una rappresentazione approssimativa dei giocatori poco sponsorizzati, mentre in positivo si può ammirare la definizione dei modelli poligonali, la bontà delle texture, il campo ben squadrato e dalle dimensioni realistiche, i mille dettagli e tocchi di classe delle diverse visuali, spettacolari ma poco funzionali ad un controllo completo del team. Ed è proprio qui che entra in gioco la filosofia electronic arts: la massima enfasi per il minimo riscontro ludico. Le diverse inquadrature sono praticamente televisive, ma la porzione di campo vista non è accettabile per impostare una strategia di gioco, sempre che questo sia possibile per i difetti elencati nella giocabilità. Il sonoro, almeno, c'e da dire in suo favore che non distrae più di tanto. Gli effetti sono quantomeno risibili, appena accennati e sintetici, mentre gli spettatori non è che siano cosi calorosi. I vari jingle, alla fine, sono l'unica cosa che cerca di ravvivare un po' un quadro audio desolante, per quanto supporti le più sofisticate sorgenti sonore.
Commento
Era difficile attendersi innovazioni significative dopo un episodio curato come Nba Live 2003, ed infatti EA non si smentisce limitandosi ad aggiornare la precedente edizione, con circoscritti miglioramenti al gameplay e soprattutto all'aspetto tecnico. Sono state infatti migliorate le animazioni e i tratti espressivi dei giocatori, malgrado non raggiungendo la compiutezza di 2k, ed eliminati quasi completamente i rallentamenti. I perfezionamenti nel gioco vero e proprio sono stati incentrati sul free-style, ritoccato forse maldestramente, e nell'introduzione di nuove mosse difensive e offensive, atte ad aumentare un realismo che non è sempre riscontrabile sul campo da gioco, nonostante la tendenza a rinunciare alla rapidità arcade di live 2003 abbassando la velocità dell'azione. La longevità è infine garantita da diverse modalità, dove però risulta mancante il gioco online presente nella versione americana. In definitiva un buon contendente per la simulazione cestistica di Sega, ancora dominatore incontrastato in virtù di una maggiore profondità di gioco e una realizzazione tecnica sensibilmente superiore.
- Pro:
- Gameplay frenetico
- Diverse modalità disponibili
- Contro:
- A tratti irrealistico
- Manca l'opzione di gioco online
- Sistema di controllo freestyle migliorabile
6
Introdurre una recensione di una delle serie sportive EA senza evidenziare luoghi comuni della celebre software house è decisamente impresa ostica. Ad ogni anno infatti, puntuali come un orologio svizzero e come l'ultima pubblicità di un telefonino, veniamo costantemente inondati da una serie bizzarra di titoli in cui solitamente la perfetta simmetria con il capitolo precedente è l'epicentro fondamentale del lavoro. Stavolta però ci sentiamo di spezzare una piccola lancia a favore di queste infinite riproposizioni, affermando che il penultimo nba live (versione 2003) si è rivelato un ottimo titolo per gli standard EA, risollevando le quotazioni di una saga che nelle prime incarnazioni per le nuove console era risultata carente in più parti, perfino per quanto concerne la realizzazione tecnica e con la solita approssimazione della giocabilità. La base di utilizzo era lo spirito Arcade: velocità e gioco frenetico stile Nba Jam, contrappuntati dal nuovo sistema di controllo freestyle che funzionava benino. Come qualità, comunque,erano ancora ben lontani dal magico equilibrio raggiunto da Sega con l'epica cavalcata di Nba 2k, la maggiore simulazione cestinistica dai fasti di total Nba. Anche quest'anno quindi, la sfida si rinnova, tra Giappone e America, tra componente arcade e pseudo simulazione, tra due case storiche come Sega e Ea. Chi vincerà?