Leave no man behind
Due anni dopo quindi lo sbarco su personal computer arriva nelle nostre console il titolo dei Novalogic, un mix tra tattica ed azione pura con la possibilità di essere giocato da 50 utenti contemporaneamente su Xbox e fino a 32 su PlayStation 2. Il gioco è proprio ambientato nella Mogadiscio di quel periodo con tutte le tensioni, i morti e la guerriglia. Inizialmente dovremo sceglierci un profilo che ci accompagnerà sia nella campagna single player che in quella multiplayer. Sceglieremo poi una classe tra le quattro disponibili: cecchino, artigliere medico e CQB, ovverosia un soldato specializzato nel combattimento ravvicinato in città. Ogni classe ovviamente ha le sue peculiarità e caratteristiche vincenti, ma purtroppo nelle 16 missioni che caratterizzano la Campagna non saremo quasi per nulla incentivati ad utilizzare le specializzazioni delle varie classi. Ad esempio il cecchino, ovviamente abile a colpire da lontano, in un ambiente cittadino come quello della capitale somala si troverà molto spesso a dover combattere come un fuciliere o un assaltatore, quasi corpo a corpo. Le missioni saranno delle più varie ma con una costante di fondo, uccidere quanti più nemici possibile. Non ci saranno momenti di riflessione o di attesa, solo azione, tanta azione.
Non ci saranno momenti di riflessione o di attesa, solo azione, tanta azione
Leave no man behind
Ovviamente dovremo cercare di restare in vita e per farlo potremo contare sull’aiuto dei nostri commilitoni, di solito guidati in maniera molto semplice ma spesso efficace dalla CPU, ai quali comunque è possibile dare alcuni ordini sia tramite il pad che con l’xbox comunicator tramite il riconoscimento vocale, che nelle nostre prove si è comportato bene con quasi tutti gli ordini. L’incontro con i guerriglieri del generale Aidid sarà sempre traumatico, e per riuscire ad affrontare le varie “orde” dovremo sfruttare al meglio la collaborazione con i nostri compagni di squadra, ed opporre così l’organizzazione e la tattica al numero superiore dei ribelli. Una variante dalle missioni cittadine è data dai livelli a bordo degli elicotteri da guerra, nei quali armati di mitragliatrici fisse dovremo sparare a tutto ciò che si muove, divertente ma solo fino ad un certo punto, anche perché la munizioni sono purtroppo virtualmente infinite, risultando così penalizzata al massimo la componente realistica del titolo Novalogic.
Dal punto di vista prettamente tecnico il titolo chiaramente mostra i segni del percorso fatto per arrivare fino alle nostre console. Gli ambienti sono particolarmente vasti ma le texture hanno subito un drastico downgrade, soprattutto nella versione PlayStation 2, e sicuramente fanno perder di realismo l’intera ambientazione. Il mondo virtuale risponde solo in modo predefinito a quanto facciamo sul campo di battaglia, per esemplificare basta dire che sparando dall’elicottero esploderanno solo alcune cose, mentre i muri delle abitazioni ed il suolo non verranno minimamente toccati dai nostri colpi. Gli edifici per il resto sono un po’ troppo squadrati e poco simili alla realtà, diremmo quasi “scolastici” nella loro realizzazione. Per quanto riguarda la versione Xbox il gioco supporta comunque la risoluzione 480p per chi ha una televisione in grado di sfruttarla, ed il miglioramento visivo dato dalla maggiore risoluzione lo si percepisce pienamente.
Il multiplayer è la parte più succosa di Delta Force Black Hawk Down, sui server Novalogic sono ospitate infatti partite fino a cinquanta giocatori per la versione Xbox e trentadue per la versione PlayStation 2
Il multiplayer di certo è la parte più succosa di Delta Force Black Hawk Down, sui server Novalogic sono ospitate infatti partite fino a cinquanta, dico cinquanta, giocatori per la versione Xbox e trentadue per la versione PlayStation 2. Individualmente invece ognuno di noi potrà creare match fino a trentadue partecipanti. Le modalità disponibili sono quelle classiche: deathmatch e team deathmatch, re della collina a squadre, search and destroy, attacco e difesa e cattura la bandiera. La connessione durante le nostre prove si è comportata bene soprattutto con i server Novalogic, comunque un chiaro sistema di icone indica quali tra i server disponibili hanno la migliore velocità di banda. La parte più gustosa dell’online di Black Hawk Down è di sicuro il fatto che viene tenuto conto dell’utilizzo delle tattiche ai fini della vittoria, un bell’incentivo che fa discostare un po’ il titolo dal frenetico spara-spara che è la Campagna in singolo. Peccato per i veicoli che, purtroppo, non sono presenti nel gioco, e quando lo sono, esclusivamente nelle mappe più grandi, si comportano come dei grandi autobus con un percorso stabilito e per di più sono anche indistruttibili. Buone notizie per chi non ha una connessione adsl, infatti gli sviluppatori non si sono dimenticati della possibilità di giocare tramite split screen fino a quattro giocatori sia in cooperation mode che nel versus mode.
Commento
Delta Force: Black Hawk Down è un titolo che lascia alquanto interdetti, di certo ha patito il passaggio dal mondo pc, nel quale figurava come shooter di precisione, al mondo console, nel quale invece si è reincarnato in un frenetico sparatutto. Ne ha risentito inoltre anche il comparto grafico che purtroppo è stato notevolmente rimaneggiato. L’unica vera e propria nota positiva è data dalla possibilità dei match in multiplayer online, partite che risultano particolarmente appaganti anche se molto più vicine ad un Rainbow Six che ad un Ghost Recon. Concludendo la nostra analisi il titolo Novalogic non riesce ad imporsi tra gli innumerevoli fps che popolano il mondo Xbox, forse per quanto riguarda la console di casa Sony qualche speranza in più c’è, ma di certo si deve scendere ad un compromesso davvero forte riguardo il comparto grafico del gioco.
- Pro
- Multiplayer online ed offline
- Discreta campagna in singolo
- Contro
- Tecnicamente da rivedere
- Non sfruttate a dovere le varie classi
Nel 1993 vennero mandati in Somalia i soldati americani appartenenti ai Ranger e alle squadre speciali Delta dell’esercito, allo scopo di compiere alcune missioni strategiche per cercare di ripristinare la pace. La più importante di queste era quella di catturare o uccidere il generale Mohammed Farrah Aidid leader della milizia somala. Proprio in una delle missioni volte alla cattura del generale vennero abbattuti due elicotteri da guerra Black Hawk e diciotto soldati americani persero la vita. Tutta la situazione è stata accuratamente raccontata da un libro e dal bellissimo film di Ridley Scott, Black Hawk Down, al quale è seguito un buon videogioco comparso nel 2003 su personal computer e che sbarca ora su Xbox e PlayStation 2.