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Robocop

Recensione: Titus porta il celebre robot-poliziotto nel rutilante mondo degli fps. Mano alla pistola, è tempo di riportare l'ordine sulle strade...

RECENSIONE di Dario Rossi   —   07/01/2004
Robocop
Robocop

Vivo o morto, tu verrai con me!

Dopo la doverosa introduzione cinematografica, passiamo al settore a noi più congeniale, quello videoludico. Inutile dire che in questo campo un plot come quello di Robocop ha da subito presentato una naturale predisposizione giocosa, tanto che la prima conversione uscì su Commodore 64 ad opera di Ocean, riscuotendo un successo strepitoso. Adesso i tempi sono leggermente cambiati, in particolar modo quando parliamo degli fps, genere scelto da Titus Interactive per questa nuova incarnazione dell’agente Murphy. Ai più giovani di voi la casa della volpe non dirà molto, ma i veterani senz’altro ricorderanno la sua lunga attività, fin dal lontano 85, ed i suoi titoli non proprio trascendentali. Anticipiamo subito che Robocop non è destinato ad invertire la tendenza, anzi. La softhouse ha cercato di adattare il feeling della pellicola originaria ai canoni (veramente basilari) del genere, ma i risultati, come vedremo in seguito, sono disastrosi. Sin dall’inizio il gioco tenta di prodigarsi nella pedissequa emulazione del mondo di Robocop, con un’interfaccia dai toni verdognoli che scimmiotta il film, ma che risulta da subito grossolana e ben distante dall’impostazione visiva conferita da Verhoeven. L’inserimento dei famigerati spot rende meno tediosa l’attesa dei caricamenti, non certo tra i più rapidi considerando l’aiuto dell’hd. La trama non brilla per originalità, Robocop dovrà ristabilire l’ordine nei vari settori della città, affrontando 9 missioni caratterizzate da diversi obbiettivi segnalati dalla centrale di polizia.

Robocop
Robocop

Protect the innocent

Dopo la consueta programmazione nel database criminale, il titolo ci mette rapidamenteme nei panni del superpoliziotto, recluso nella sua ingombrante armatura e costretto a vagare con passo pachidermico tra le strade della città, le discariche tossiche e tutti gli scenari visti nel film. Il tutto sempre in balia dell’azione offensiva di coriacei criminali armati fino ai denti, ed implacabili cecchini. Subito scatta la sensazione che qualcosa non vada come dovrebbe, soprattutto rimembrando le altezze toccate da Halo, Metroid Prime e tutti prodotti di nuova generazione. Robocop risulta subito inadeguato, vetusto, appena sopportabile anche per gli estimatori più radicali della saga. Sono presenti alcuni particolari gradevoli che aiutano la verosimiglianza, come l’interfaccia con sistema di puntamento automatico e l’inibizione del software di gestione a seguito di azioni escluse dal protocollo comportamentale, ma anche imperdonabili assenze come quella della celebre soundtrack originale, sostituita da scadenti arrangiamenti elettronici. Come già detto, la centrale fornirà supporto continuo in game per aggiornare l'adempimento degli obbiettivi, soprattutto quelli inerenti i fuorilegge. Ciò significa che occorrerà procedere agli arresti degli individui segnalati dall’archivio della polizia, senza ricorrere ad estremi gesti punitivi (ergo, non dovrete ammazzarli). Senz’altro uno dei pochissimi elementi apprezzabili, dal momento che introduce una minima sfumatura strategica: i malviventi che decidono di arrendersi gettano l’arma alzando le mani, a quel punto il giocatore dovrà effettuare l'arresto con l'accortezza di non ucciderli, stesso dicasi per gli ignari passanti. E' possibile salvare la situazione di gioco solo a fine missione, una scelta pessima, anche se trova una perversa logica nella presenza di pochi livelli disponibili. Il difetto è ancora più aggravato dallo scadente bilanciamento della curva di difficoltà, che regge decorosamente solo nei primi livelli: l’armatura di Murphy è in grado di assorbire un buon numero di proiettili, e può essere riparata previo ritrovamento di speciali item curativi, ma basterà avanzare nel gioco per ritrovarsi definitivamente a terra sotto il fuoco di armi pesanti. A queste Robocop può rispondere solo con il suo esiguo armamentario bellico, che si concretizza nella maggioranza dei casi con la celebre pistola-mitraglietta del film. Il risultato è molto frustrante, soprattutto al pensiero di ripetere per intero un livello quasi completato. Produrre un titolo ispirato ad un film degli anni ottanta non implica che si debba percorrere anche le meccaniche dei giochi di quei tempi.

Robocop
Robocop

Part man, part machine, all cop

Tecnicamente la situazione non è più confortante: l’engine grafico si distingue subito nella sua puerilità, con un counting poligonale piuttosto imbarazzante che si manifesta in primis sullo stesso Robocop. Per fortuna "ammiriamo" il nostro alter-ego solo nelle cut di preparazione alle missioni, ma purtroppo non possiamo dire altrettanto riguardo i nemici, perennemente visibili nella loro sconfortante resa grafica. La caratterizzazione inoltre ha subito un restyling eccessivamente fumettoso, con personaggi rozzi e poco realistici nelle loro accentuate rotondità, mentre risultano appropriati i cromatismi vagamente scuri da ambientazione cyberpunk. A prescindere da queste considerazioni, il fattore maggiormente preoccupante riguarda il framerate, calibrato su 60fps altamente instabili, che subiscono paurosi cali in concomitanza di azioni concitate, compromettendo gravemente la giocabilità. Insopportabile infine la tediosa voce del comandante della polizia, che martella continuamente il giocatore finché i vari obbiettivi non vengono rispettati.

Commento

Robocop è un sonoro fiasco, un tentativo completamente fallito di rinverdire in ambito 3D il celebre personaggio del film. Non c’è un solo fattore positivo che risollevi l’opera dalla mediocrità, se escludiamo debolissimi elementi che potrebbero attrarre i fan più accaniti, ma per quanto? Viene da chiedersi chi ce lo fa fare, con opere in giro ben più meritevoli come Halo & company. Una realizzazione tecnica che non sfrutta assolutamente le caratteristiche della console Microsoft, l’impostazione ludica rudimentale e una pessima calibrazione della difficoltà, sono tutti difetti che definiscono inesorabilmente l’identità di un tie-in da dimenticare in fretta. E non possiamo nascondere il nostro disappunto nel ritrovare una storica softhouse come Titus palesemente non al passo coi tempi. I nostalgici faranno meglio a ripescare la versione in celluloide.

    Pro
  • E’ un videogioco basato su Robocop
  • Accettabile nella prima mezz’ora
  • Motore grafico a 60fps…
    Contro:
  • …Altamente instabili
  • Troppo arretrato rispetto alla concorrenza
  • Difficoltà mal bilanciata

Era il 1987 quando Paul Verhoeven portò ai cinema il personaggio di Robocop: celere, goffo e implacabile robot-poliziotto, ricavato dai resti di un agente brutalmente ucciso da una banda criminale. Sotto l’aspetto di un fumettone fantaurbano di grana grossa, condito da sparatorie ed ultraviolenza, si nascondeva un’opera non priva di implicazioni psicologiche e un disincantato cinismo. La descrizione di una civiltà corrotta ed annichilita dal consumismo (evidenziato continuamente da ridicoli spot pubblicitari), l’imperversare della criminalità, il risveglio del sentimento umano nel corpo della macchina ed il conseguente contrasto tra istinto e dovere, erano tutti elementi messi fulgidamente a fuoco dal regista. Ma più di tutti sono entrati nella memoria collettiva gli elementi iconografici dell'opera, dallo stesso protagonista alla sua naturale nemesi, il mastodontico robot ED-209.