La saga di Simon continua, nel bene e nel male…
Solo gli avventurieri più maturi ricorderanno i due episodi precedenti della serie, che a loro tempo hanno riscosso un discreto successo, traendo ispirazione dal mondo fantasy e dalle popolari avventure Lucas: Simon è un adolescente qualunque; un giorno, attraversando un portale dimensionale, si ritrova improvvisamente scaraventato in un mondo magico e bizzarro, in cui deve affrontare il perfido mago Sordid, il quale mira niente meno che alla conquista dell’universo. Nel primo episodio, il nostro mago improvvisato riesce miracolosamente a sconfiggere e uccidere Sordid, che per vendicarsi s’impossessa del corpo del ragazzo nel secondo capitolo dell’avventura. Simon the Sorcerer 3D parte proprio da qui e vede Simon impegnato a recuperare il proprio corpo e a sventare una volta ancora i diabolici piani di Sordid, avvalendosi dell’aiuto del suo mentore Calypso e di uno sgangheratissimo gruppo di “eroi”.
Il punto di forza della serie è sempre stato lo humour tagliente e spesso demenziale e quest’ultimo episodio non fa certo eccezione: fin dalla spassosa scena introduttiva in stile Star Wars, s’intuisce che l’ironia e la satira la faranno da padrone per tutta l’avventura, con divertenti opzioni di dialogo e una scuderia di personaggi assolutamente esilaranti e molto ben caratterizzati, come il cattivone e il suo leccapiedi, la fata madrina pignola e permalosa che svolazza intorno al protagonista e indossa scarpe da ginnastica con le zeppe, il principe gay e la guerriera femminista convinta.
Le dolenti note...
Il gioco è suddiviso in sei capitoli ed è una delle avventure più lunghe che mi sia mai capitato di giocare; forse la sua struttura ricorda più un RPG che un’avventura: ogni capitolo prevede una missione principale e diversi obiettivi secondari da raggiungere per portarla a termine. Si svolge in quattro ambientazioni primarie, abbastanza vaste e variegate: una specie di tempio Maya, campagne e foreste, un villaggio, una palude e infine la fortezza del cattivone. Adventure Soft aveva promesso una trama non lineare e finali alternativi, oltre che ambientazioni e personaggi nascosti, ma in realtà tutti gli enigmi devono essere risolti in una certa sequenza e le scelte del giocatore condizionano il corso degli eventi soltanto in un caso, del tutto ininfluente per l’esito del gioco.
Se si escludono gli enigmi più scontati e qualche idea originale, molti dei puzzle sono virtualmente impossibili da risolvere e fin troppo laboriosi: a volte ci si aspetta che il giocatore interagisca con elementi che non vengono nemmeno evidenziati come attivi sullo schermo o analizzati da Simon; capita anche di eseguire l’operazione giusta per risolvere un enigma, ma di doverla ripetere una decina di volte prima di riuscirci e spesso non ci si rende neppure conto di averne superato uno finché non se ne comprendono le effettive conseguenze per quello successivo.
Le dolenti note...
Se aggiungiamo a questo il fatto che metà dei puzzle non richiede l’uso della logica ma piuttosto prontezza di riflessi e un’infinità di tentativi snervanti, l’immensità smoderata di alcune ambientazioni, che sono povere di elementi interessanti e in cui si può girare per ore senza avere la benché minima idea di dove andare e cosa fare, e le difficoltà di movimento create dall’interfaccia e dalle visuali tutt’altro che pratiche, giungiamo facilmente alla conclusione che anche il più paziente e metodico dei giocatori si stancherebbe di quest’avventura in un tempo spaventosamente breve! Questo è un vero peccato, perché il meglio viene proprio nelle ultime fasi del gioco, ma temo che ben pochi avrebbero la costanza e la capacità di arrivarci.
L’interfaccia è scandalosa e superata in bruttezza solo dalla grafica: essendo questa un’avventura tridimensionale, Simon gode virtualmente di una libertà di movimento a 360 gradi ma è del tutto sprecata, dal momento che la scadente gestione dei poligoni e le inquadrature proibitive rendono ardui sia l’orientamento sia l’individuazione degli elementi utili sullo schermo. Lo sviluppatore aveva promesso effetti da capogiro, grazie all’uso del motore grafico NDL NetImmerse 3D, e tutto sommato i giochi di luce e ombra non sono male, ma difficilmente una simile realizzazione tecnica potrebbe soddisfare le aspettative dell’avventuriero medio nel 2002!
Questa grafica stilizzata e “cubettosa” non può essere neppure attribuita a una scelta artistica ardita od orientata a un pubblico infantile, se la si confronta a un titolo quale Grim Fandango, che vanta davvero un taglio estetico originale, né tanto meno imputata ai tempi: basti pensare al livello di dettaglio e d’immersione di un’altra avventura tridimensionale realizzata alla fine del 1999, Gabriel Knight 3.
I comandi vanno impartiti tutti via tastiera e sono alquanto imprecisi, per non parlare del fatto che non corrispondono esattamente a quelli predefiniti descritti nel manuale e nel tutorial iniziale: il nostro personaggio va inevitabilmente a sbattere contro qualunque ostacolo sul suo cammino e ogni esame dell’ambiente circostante o combinazione di oggetti dev’essere ripetuta almeno due volte prima di ottenere qualche risultato. Anche le animazioni dei personaggi sono pessime: i movimenti appaiono innaturali, le espressioni facciali e il labiale sono aberranti e neanche lontanamente sincronizzati con i dialoghi. Tuttavia, il parlato in inglese, la musica e gli effetti sonori non sono malvagi. I dialoghi sono sottotitolati in italiano e la qualità della localizzazione è piuttosto buona.
Quanto potenziale sprecato!
Inutile dire che il bilancio di questa recensione è complessivamente negativo: giocando a Simon the Sorcerer 3D, ho provato sensazioni contrastanti, disagio, frustrazione e a tratti persino noia, anche se non ho potuto fare a meno di apprezzarne gli spassosi dialoghi e qualche trovata geniale, come i siparietti tra un capitolo e l’altro, che evocano le locandine di celebri film quali Indiana Jones o Forrest Gump, le cabine del telefono per il teletrasporto o le mappe delle intricate aree di gioco con voci assurde quali “Ponte senza senso” e “Fune assolutamente sicura attraverso burrone mortale”.
Una menzione particolare merita poi il puzzle finale (ammesso che qualcuno ci arrivi), delirante e inimmaginabile, ma indubbiamente originale. A mio avviso, i dialoghisti e gli autori hanno fatto un ottimo lavoro, ma a livello grafico e tecnico trovo questo gioco assolutamente improponibile. Come se non bastasse, è minato da bug macroscopici, che spaziano da semplici distorsioni degli elementi grafici a blocchi del programma che ti scaraventano sul desktop di Windows. È già stata fornita una patch, ma non è ammissibile che a due anni dallo sviluppo un titolo di questo tipo venga commercializzato senza un testing adeguato!
Insomma, per apprezzare Simon 3D, un avventuriero dovrebbe essere a caccia di un’esperienza di gioco insolita e stravagante, anche se non necessariamente coinvolgente, e dovrebbe saper dare la precedenza assoluta all’ironia, senza attribuire troppo peso alla grafica e alla meccanica di gioco contorta.
La saga di Simon continua, nel bene e nel male…
La prima cosa a cui ho pensato, vedendo rispuntare il vecchio Simon the Sorcerer dopo tanto tempo (il secondo capitolo della serie, se non erro, è uscito nel 1995), è stata: “Ecco, l’ennesimo titolo che cerca di cavalcare l’onda del successo di Harry Potter! Per l’occasione, sono andati a riesumare pure Simon!”. Tuttavia, mi sbagliavo: ho scoperto con mia grande sorpresa che questo titolo è stato completato alla fine del 1999 e che, per varie ragioni, lo sviluppatore Adventure Soft non è riuscito a trovare un publisher per il gioco fino a quest’anno. È una premessa che ritenevo doverosa, prima di esprimere il mio giudizio sull’avventura in questione, dal momento che i videogiochi non sono affatto come il buon vino e basta poco tempo perché molti di essi invecchino, diventando insopportabilmente obsoleti.
Per ironia della sorte, l’innovazione era proprio uno dei principali obiettivi che gli autori di questo terzo capitolo della saga di Simon si erano preposti, decidendo d’introdurre un radicale cambiamento di formula e passare alla grafica 3D, nella speranza di rendere il titolo appetibile anche agli amanti dei giochi d’azione alla Mario64 o alla Tomb Raider. L’idea degli sviluppatori era fare di Simon 3D un’esperienza videoludica rivoluzionaria e unica nel suo genere e, in un certo senso, bisogna ammettere che ci sono riusciti!
In effetti, si tratta di un titolo difficile da collocare, sia come genere sia come pubblico: è un’avventura atipica, che presenta elementi d’azione (Simon può camminare e correre a velocità variabile, saltare, accucciarsi, strisciare, morire accidentalmente) e puzzle di abilità e prontezza (spesso integrati a minigame), oltre che i tradizionali enigmi logici; a prima vista, si direbbe un titolo rivolto ai bambini, soprattutto per via della grafica e della storia, ma qualche battuta piccante, la diffusa autoironia e la caratterizzazione dei personaggi lo rendono forse poco adatto a un pubblico di giovanissimi.