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Suburra 2, la recensione

Su Netflix, dal 22 febbraio, torna la lotta per il trono di Roma: ancora più oscura e spietata. E migliore. Ecco la nostra recensione della seconda stagione di Suburra - La serie.

RECENSIONE di Valentina Ariete   —   24/02/2019

Il Colosseo, il cuore di Roma: silenzioso e immobile, guarda dall'alto da millenni la città, culla di un impero decaduto, che ormai vive nella bellezza malinconica e trascurata delle sue strade, in cui si respira storia, sudiciume e inciviltà. Prima metropoli dell'umanità, Roma vive di contrasti e contraddizioni: un momento ti lascia senza fiato, quello dopo ti fa arrabbiare e maledire il suo nome. Grande madre e prostituta, accogliente e respingente allo stesso tempo, Roma ha un potere quasi magico su chi ci è nato e cresciuto: nonostante tutto, sembra impossibile tagliare completamente il cordone ombelicale che lega i romani alla propria città. La seconda stagione di Suburra, su Netflix dal 22 febbraio, si apre proprio con il Colosseo: motore pulsante da cui partono le arterie principali della città, che si dividono in più rami, intrecciati tra loro, fino ai capillari della periferia. Nelle strade di Roma scorre un senso di morte e decadenza, misto a una voglia irrefrenabile di potere.

Suburra 2

L'odore di morte e sete di potere è ciò che unisce i protagonisti della serie Netflix, primo prodotto originale italiano del colosso dello streaming, prequel dell'omonimo film diretto da Stefano Sollima, a sua volta ispirato al romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo. Nei nuovi episodi, otto in tutto, due in meno rispetto alla prima stagione (ed è un bene), ritroviamo i protagonisti tre mesi dopo i fatti precedenti: Aureliano (Alessandro Borghi), è ancora sconvolto per il tradimento della sorella Livia (Barbara Chichiarelli), che torna a Ostia proprio per riconciliarsi col fratello. Il ritorno della regina del litorale romano inizia un effetto domino che porterà a conseguenze tragiche: Spadino (Giacomo Ferrara) spera di usare infatti la donna per diventare il capo della sua famiglia, ora che il fratello Manfredi (Adamo Dionisi) è uscito di scena; Lele (Eduardo Valdarnini) è diventato ispettore proprio nel distretto di polizia di Ostia; Sara (Claudia Gerini) si ritrova a dover gestire dei migranti fatti accampare dal Vaticano sui terreni lidensi; Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro) pensa di sfruttare la tensione causata dallo sbarco dei migranti sul litorale romano per ottenere più voti alle elezioni e ovviamente Samurai (Francesco Acquaroli), dopo aver passato tutta la prima stagione a cercare di ottenere quei terreni, non ci sta a vederseli portare via dal Vaticano.

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Suburra 2: imparare dai propri errori

La prima stagione di Suburra è tutto fuorché una serie perfetta: il montaggio degli episodi è stato fatto di fretta, con evidenti errori (in una inquadratura gli attori sono posizionati in un modo, in quella dopo in un altro), la scrittura è spesso pigra, con dialoghi che non sono il massimo dell'originalità e personaggi che si muovono troppo in fretta (non sarebbe possibile nemmeno in una città tranquilla, figuriamoci tenendo conto del traffico di Roma), e la recitazione di alcuni interpreti non sempre è all'altezza. Barbara Petronio e la sua squadra hanno però imparato dai propri errori: la seconda stagione di Suburra è infatti snellita (i due episodi in meno assicurano un ritmo più serrato), ci sono meno dialoghi inutili, si punta molto di più sugli sguardi dei personaggi, e soprattutto c'è una maggiore cura dal punto di vista formale.

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La regia è affidata a due soli autori, Andrea Molaioli, che torna a lavorare alla serie, e la novità Piero Messina, che fa un ottimo lavoro con le geometrie, inserendo i protagonisti in forme e colori forti, creando uno stile distintivo in ogni episodio diretto da lui (la scena della scelta della culla è già cult). Il lavoro fondamentale fatto sulla regia riesce nell'impensabile: rendendo quasi statici e immobili i protagonisti principali, che sembrano gemme grezze incastonate su scenografie perfette (il lavoro sulle location è ammirevole, sopratutto per quanto riguarda le ambientazioni sul litorale romano), il contrasto con la mobilità quasi paranormale di Samurai, burattinaio che muove i fili di tutto, unico personaggio che sembra avere il quadro completo della situazione, diventa una metafora. Samurai è il potere, è il male che si aggira come uno spettro per Roma, l'occhio che vede tutto e ha sempre un posto fisso nel cuore di noi tutti.

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“Non è nelle stelle che è conservato il nostro destino, ma in noi stessi”

Il ruolo mefistofelico di Samurai è ancora più evidente nella seconda stagione di Suburra: non è forse un caso che, negli unici momenti in cui è fermo, lo vediamo sempre sussurrare qualcosa ai cavalli. Vero diavolo tentatore, il personaggio, interpretato con maestria da Francesco Acquaroli, è l'eminenza grigia della serie: ciclicamente, tutti gli altri devono confrontarsi con lui e, una volta messi di fronte a una scelta, capire di che pasta sono realmente fatti. La verità è dura per tutti: ancora più cupa e senza speranza della precedente, questa seconda stagione mette da subito in chiaro che nessuno, in un gioco di potere spietato come quello per il trono di Roma, può rimanere a lungo innocente. E forse non lo è nemmeno mai stato. A metà tra Il Trono di Spade e una tragedia di Shakespeare, Suburra diventa un gioco in cui è praticamente impossibile vincere: al massimo si può uscire vivi da una mano, senza certezze per quella successiva.

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Dal ritmo serrato e incalzante, gli otto episodi coprono un arco temporale molto breve, i pochi giorni che separano i protagonisti dalle elezioni per il nuovo sindaco di Roma, e ci mostrano i personaggi come schegge impazzite in una scacchiera in cui gli schieramenti non sono così netti. Gli unici che sembrano sempre coerenti e compatti sono proprio i più giovani: Aureliano, Spadino e Lele sono legati dal fatto di essere diventati improvvisamente adulti in uno scenario in cui sono "i grandi vecchi" a comandare e si uniscono quindi per sovvertire il sistema. Ma a un prezzo durissimo per tutti: il gioco per il trono di Roma richiede infatti sacrifici di sangue, da cui si esce cambiati e stravolti per sempre, passando definitivamente al Lato Oscuro.

Conclusioni

Multiplayer.it

7.0

La seconda stagione di Suburra - La serie è un grande passo in avanti rispetto alla prima: otto puntante invece che dieci snelliscono il racconto, rendendo il ritmo più incalzante. La regia più ricercata di Andrea Molaioli e Piero Messina dà finalmente uno stile distintivo e omogeneo alla serie, sopperendo le carenze della sceneggiatura, che continua a essere un po' pigra (nei dialoghi e negli spostamenti inverosimili dei personaggi). A sorreggere tutto continua a essere il grande carisma dei personaggi, su tutti Aureliano, Spadino e Samurai, interpretati dai sempre ottimi Alessandro Borghi, Giacomo Ferrara e Francesco Acquaroli. Il finale perfetto fa invocare a gran voce una terza stagione.

PRO

  • Il lavoro su location e colonna sonora è ammirevole
  • Piero Messina alla regia dà finalmente uno stile distintivo alla serie
  • Il carisma dei personaggi sostiene tutto

CONTRO

  • Alcuni interpreti non sono sempre all'altezza dei loro ruoli
  • La scrittura continua a essere pigra, con dialoghi non sempre brillanti e spostamenti inverosimili