Namco torna a picchiare da orbi!
Da quel momento è sempre stato un testa a testa fra Namco ed il dipartimento Amusement Vision 2 (Am2) capitanato dal mitico Yu Sukuzi (papà di OutRun, Space Harrier, Hang On e, recentemente, Ferrari 335 e Shen Mue): abbiamo visto le conversioni per Saturn e Dreamcast, rispettivamente, del secondo e del terzo capitolo di Virtua Fighter, mentre Playstation ha ospitato Tekken 2 e 3, per lasciare il diritto di conversione per Sony Playstation 2 a Tekken Tag (compilation dei prequel, con l’aggiunta dell’inedito boss Unknown ed una spruzzata di grafica super migliorata, verrebbe da dire, col senno di poi) ed al qui presente Tekken 4, che analizzeremo in ogni sua parte, iniziando dalla….
Storyline
Vent’anni prima degli eventi ivi narrati, Heiachi Mishima aveva gettato in un vulcano il figliolo ribelle Kazuya (oramai impossessato tanto da Devil, quanto da Angel) dopo una strenue bettaglia, come ricorderanno tutti i giocatori del secondo episodio della saga.
Miracolosamente, Kazuya è stato salvato dalla G corporation per essere sottoposto a degli studi, senonchè la Tekken Force, l’esercito privato di Heiachi, irrompe all’improvviso nel grattacielo della società per trovare la morte per mano di un redivivo Kazuya, pronto a vendicarsi dell’affronto subito anni prima e riprendersi la Mishima Corporation e quale migliore occasione se non la quarta edizione del Tekken, la famosa gara istituita da Heiachi dove s’incontrano i più forti lottatori che provengono da ogni parte del globo?
Verso il vero 3d
Appena caricato il dvd, il primo grosso sospiro di sollievo: è possibile giocare attivando la modalità 60hz, evitando quindi il divertimento in slow motion che si provava giocando la versione pal di Tekken Tag Tournament ed è anche possibile giocare in modalità progressiva, nel qual caso abbiate una televisione che preveda l’utilizzo di questa nuova funzione.
Assistiamo, quindi, al full motion video già visto in sala giochi, con l’aggiunta di footage inedito, con protagonisti le new entry della situazione: Christie Montero (una letale quanto affascinante lottatrice esperta di Capoeira che fa le veci di Eddy Gordo dei prequel), Craig Marduk (un bestione che sembra essere preso di peso dalla saga Ultimate Fighting Championship con una spruzzata di Jack, presente nei primi 2 capitoli di Art Of Fighting) e, soprattutto, Steve Fox, forse la più atipica tra le nuove facce presenti nel quarto capitolo di Tekken: essendo un esperto boxer, i 2 tasti dedicati ai calci sono sostituiti con delle pratiche evasioni, che combinate con le sue tecniche d’offesa, rendono questo biondo inglese un temibile avversario, se usato da mani esperte.
Verso il vero 3d
Le modalità di gioco disponibili sono: Story, Arcade, Time Attack, Survival e Tekken Force, oltre ai classici versus e team battle mode; infine, è nuovamente disponibile la modalità Theather per rivedere i filmati finali o le 2 opening (quella della sala giochi e quella domestica, come già detto, ampliata leggermente).
Degni di menzione sono ovviamente le sole modalità storia e Tekken Force, essendo le altre comuni a quasi tutti i picchiaduro sul mercato, in primis per la saga ivi degna della nostra attenzione; selezionando la modalità storia, otterremo una variante di quella arcade, fatta di schermate fisse disegnate a mano (con tanto di background sui motivi che hanno spinto il personaggio da noi utilizzato a partecipare alla quarta edizione del campionato Tekken), qualche imprevisto (selezionando Kazuya, il settimo match col proprio figliolo Jin verrà annullato per il rapimento di quest’ultimo e così via) e alcuni spezzoni di full motion video inediti nella modalità Arcade. Come in quest’ultima, vincendo tutti gli otto incontri, sarà possibile sbloccare un personaggio altresì inaccessibile, sommando, quindi, allo start up di dieci lottatori (Kazuya, Paul, Yoshimitsu, Law, Christie, Marduk, Steve, Hwoarang, Xiaoyu e King), altrettanti che, ne verranno, man mano, aggiunti (Kuma/ Panda, Lee/ Violet, Anna/ Nina, Lei, Jin, Heiachi, etc); la modalità di gioco Tekken Force, come già visto in Tekken 3 per Playstation, è un picchiaduro a scorrimento dove bisognerà avanzare per livelli costruiti con poligoni e textures delle arene normali, menando centinaia di soldati della milizia privata di Heiachi, rispedendo al mittente i letali boss di fine zona, sgranocchiando, qua e la, il cibo che vi permetterà di rigenerare le vostre energie. Un discreto sottogioco che aumenta il già altissimo valore che questa versione domestica di tekken 4 ci propone: tali e tante sono le novità introdotte nel quinto videogioco della saga Namco, da far spaesare leggermente il veterano della serie.
Innanzitutto, la presa sinistra è stata sostituita da un'altra che, a seconda della nostra posizione, permetterà di rovesciare l’attuale situazione, spingendo leggermente in avanti il vostro avversario o ribaltare la situazione, facendo stare lui spalle al muro; in Tekken 4, infatti, scordatevi le arene che si estendevano all’infinito, qui abbiamo dislivelli (livello ambientato nella foresta o quello nel quartiere Shinjuku), ostacoli (decine di persone nel livello che è un vero e proprio tributo al film Fight Club, mura ed auto nel parcheggio), tra l’altro anche eliminabili (la folla si accascia per terra, le statue nel livello sul grattacielo si frantumano, alla stessa stregua delle cabine telefoniche in quel di Shinjuku e via dicendo).
Verso il vero 3d
Aggiungiamo, a quanto summenzionato, la possibilità di muovere il proprio alter ego in tutte le dimensioni, sebbene non proprio ancora a 360 gradi come in Soul Calibur per avere un quadro completo delle novità introdotte in questo episodio.
Dopo l’elenco delle novità più eclatanti, andiamo ad analizzare il sistema di combattimento: come già detto, il nuovo tipo di presa, come dire, difensiva, si lega armoniosamente con le enormi arene, adesso (finalmente) delimitate e provviste di ostacoli e dislivelli, ma questo servirebbe a poco se non ci fossero personaggi interessanti da comandare, in primis i nuovi arrivati.
Se Paul, Nina, Heiachi e compagnia bella non abbisognano di particolari presentazioni, è bene spendere un paio di paroline sui nuovi arrivati: sorvoliamo Christie, praticamente Eddy/ Tiger al femminile e Violet/ Lee (arricchito da nuove mosse che lo distaccano sempre di più da Marshall Law), soffermiamoci sull’energumeno che risponde al nome di Marduk ed al pugile Steve Fox. Come già (opportunatamente) eseguito con i prequel, Namco è riuscita, ancora una volta, ad integrare con i personaggi preesistenti (e relativi stili di lotta), i nuovi arrivati: il rude stile dei combattenti da strada di Craig, assieme al pugile Steve (velocissimo e letale, nonché sprovvisto di alcun tipo di calcio, al posto di veloci schivate), si fonde con il jeet kune do di Law, con il karate della palestra Mishima o con un Jin che, per allontanare il sangue demoniaco, ereditato dal padre, che scorre dentro di sé, ha deciso di rivedere da zero la sua tecnica, cambiandola dalle radici.
Permangono, ovviamente, le super mosse capaci di annullare tre quarti della barra d’energia dell’avversario al pari delle counter, con le quali è possibile afferrare il colpo avversario e rispedirlo al mittente sotto forma di proiezione e delle rapide scansate laterali, eccellenti per effettuare una presa laterale.
Nel caso si giochi contro la cpu, il livello di difficoltà medio è la scelta ottimale per i novellini, sebbene il computer, a differenza degli episodi precedenti, difficilmente si farà prendere di sorpresa dopo lo stesso, identico, colpo portato per la quarta volta di fila.
Volendo concludere immantinente questo paragrafo, per passare ad una desamina del lato tecnico di Tekken 4, edizione Playstation 2 (pal), possiamo dire che Namco ha centrato, nuovamente l’obiettivo: il tecnicismo è, ancora, ad alti livelli (anche se non siamo ai livelli estremi di Virtua Fighter 4 di Am2, ma per fortuna molto più in là del comunque ottimo Dead Or Alive 3 di Tecmo), i vari stili di lotta, le arene (più o meno) delimitate, la rinnovata libertà di movimento, donano nuova linfa alla saga di Tekken e le modalità di gioco pensate per il mercato casalingo (tekken force in primis), costituiscono la classica ciliegina sulla torta.
Scalettature? No, grazie…
Dopo Virtua Fighter 4 (magnifico, graficamente, se non fosse stato per l’abbondanza di Aliasing), le paure dei possessori di Playstation 2 di rivedere le famigerate scalettature anche in Tekken 4, si sono dissolte come ghiaccio sottoposto al sole cocente: non solo, come detto qualche riga più su, Namco ha inserito l’amato selettore 50/60hz, per godere della velocità originale di gioco ed il supporto per i televisori progressive scan, ma ci regala (si fa per dire, sigh) una conversione perfetta dall’originale da sala basato su System 246 (Playstation 2 con più ram, in pratica), priva di qualsivoglia scalettatura, a meno che non siate voi stessi ad attivarle nel menu grafico (!).
Sebbene privi di quella maniacale cura al dettaglio che permea Akira Yuki Jacky e Sarah Bryant di Virtua Fighter 4, il (comunque) notevole numero di poligoni è rivestito da gustose textures che creano volti ben animati, zigrinature sui vestiti ed una più che ottima visione d’insieme per la ventina di fighters acclusi nel pacchetto videoludico.
Scalettature? No, grazie…
Adesso le differenze fra i due “costumi” di ogni character sono profondamente marcate: Hwoarang per esempio, selezionando la sua versione alternativa, sfoggia un inedito taglio di capelli ed un abbigliamento che lo accosta di più ad un ragazzaccio da strada che ad un cultore delle arti marziali del maestro Baek Do San; Kazuya, invece, oltre al suo classico petto nudo (con tanto di cicatrice) e pantalone, veste casual, con occhiali da sole, camicia, polo e jeans; chiudiamo gli esempi (quanto detto sinora vale, ovviamente per ognuno dei personaggi), con Paul Phoenix, dall’inedito caschetto con vestiti prettamente per farsi un giro nel centro sino ad un look più simile a quanto ci ha abituato in passato, capelli portati all’in su (as usual) compresi.
Le eccellenti animazioni dei personaggi, da sempre punto di forza della saga, sono state ulteriormente migliorate: i passi laterali sono più naturali, così come si assestano pugni e calci o si vuole effettuare una presa (ottime le animazioni per le prese difensive).
Il riconoscimento per la chicca grafica di Tekken 4, però, va ad i meravigliosi fondali: partendo dai raggi di sole ed all’ottimo movimento del ruscello nella foresta, passando per la folla scalmanata che si dimena, alle strutture disintegrabili nel parcheggio, sul grattacielo di notte, sino allo stage ambientato a mare o nel laboratorio (con un eccellente effetto nebbia), non c’è motivo per cui credere che Namco non abbia sfruttato pesantemente le possibilità (ostiche, per buona parte degli sviluppatori) offerte dall’Emotion Engine di Ken Kutaragi.
Un vero e proprio tripudio grafico, insomma.
Musica, maestro!
La saga di Tekken ha sempre presentato un eccellente caratterizzazione vocale ai personaggi, un eccellente cura per gli effetti sonori e musiche, dalle sonorità più disparate, più che discrete, toccando, di tanto in tanto, picchi artistici molto alti, come nelle ending cantate dei prequel.
Musica, maestro!
Lo stesso discorso si, ivi, ripresenta, con musiche orecchiabilissime ed alcune delle quali (quella nel laboratorio, nell’aeroporto, ma anche quella che sottolinea lo scontro finale) davvero intrippanti, coadiuvate da un doppiaggio più che adeguato (sempre mitiche le voci di Law, Heiachi, Paul e Kazuya) ed effetti sonori poderosi, che donano il senso del dolore fisico quando assesterete un diretto di Heiachi o un improvviso sgambetto, nei sensuali panni di Nina Williams.
Un eccellente lavoro anche in questo comparto quindi.
Conclusioni
Tekken 4 è un capolavoro sotto ogni punto di vista: graficamente stupendo (uno dei migliori giochi per Playstation 2, dal punto di vista visivo, se non il migliore davvero), acusticamente curatissimo e caratterizzato da una longevità invidiabile (20 personaggi, centinaia di mosse, modalità di gioco inedite) e, incredibile ma vero, convertito per il formato europeo come dovrebbero essere adattati tutti i videogiochi ntsc, costituisce uno di quei pochi giochi immancabili nella collezione di ogni appassionato, non importa se già in possesso dell’altrettanto meraviglioso Virtua Fighter 4 (comunque destinato ad un utenza più tecnica e appassionata di Tekken 4, maggiormente fruibile dai newbies dei picchiaduro). Un must
- Pro:
- Graficamente eccezionale, conversione perfetta
- Divertentissimo
- longevità alle stelle, soprattutto se giocato spesso in coppia
- Contro:
- i detrattori di Tekken ne stiano alla larga
- i fan del SOLO Virtua Fighter 4 ne stiano alla larga
Namco torna a picchiare da orbi!
Nell’oramai lontano 1995, per contrastare l’allora innovativo Virtua Fighter di Am2, Namco decise di produrre anch’essa un picchiaduro 3d, dall’accurata realizzazione tecnica e strabordante di personaggi, ognuno dotato di un impressionante numero di mosse segrete.
La vicinanza di questa release, basata su scheda coin op System 11 (praticamente Playstation), quindi eoni indietro rispetto ai virtuosismi grafici di Virtua Fighter 2 (ottenuti grazie alla Model 2 di Lockeed Martin per Sega), fu accompagnata da un buon successo di critica e pubblico, ingigantito notevolmente quando, meno di un anno dopo, ha fatto capolino la conversione per il 32 bit Sony, identica al gioco che imperversava nelle sale giochi(compresi i 20 e passa lottatori) con la gradita inclusione di Galaga, storico sparatutto Namco, durante il primo caricamento.