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The Boys 2, la recensione della seconda stagione

I Boys e i Sette ci salutano anche quest'anno tra sangue, viscere e meme... ma com'è andata questa seconda stagione della serie su Prime Video?

RECENSIONE di Christian Colli   —   11/10/2020

L'anno scorso la prima stagione di The Boys ha catturato l'attenzione di tutti nel momento più opportuno: col cinema e la TV saturi di film o serie supereroistiche, ci voleva proprio una ventata d'aria fresca che rovesciasse gli stereotipi del genere, e la storia scritta da Garth Ennis per il suo omonimo fumetto, seppur edulcorata - il che è tutto dire! - per il piccolo schermo, ha funzionato benissimo. Nella nostra recensione della prima season definimmo The Boys come "la serie che dovrebbe guardare chi non sopporta più i supereroi" e questa nuova tranche di episodi, ora disponibili tutti su Prime Video, riconferma la nostra opinione. Magari lo fa con un po' meno convinzione, e sfiora pericolosamente il cliché, ma il solo fatto che farà discutere tantissimo anche i fan che si sono avvicinati a questo mondo strampalato, ma poi neanche tanto, significa che ha fatto centro.

Un inizio discutibile...

Inutile girarci intorno: moltissimi spettatori, occasionali ma anche fan nuovi e vecchi, hanno criticato fortemente le prime puntate di questa stagione, e anche noi dobbiamo ammettere di essere rimasti un po' interdetti. The Boys 2 rimescola le carte dopo il finale della prima annata, ma si prende i suoi tempi, anche troppo, e per qualche ora sembra arrancare praticamente a vuoto, imbastendo le nuove storyline con una lentezza esasperante. Per chi era abituato al ritmo serrato e sconvolgente dell'anno scorso, il cambio di rotta non è stato certo delicato, specialmente perché il focus si sposta soprattutto sui Super: nella prima stagione erano i villain insormontabili da incastrare a tutti i costi, ma nella seconda season gli equilibri di potere sono cambiati e gli sceneggiatori si sono trovati a barcamenarsi su più fronti, costretti a caratterizzare meglio personaggi che non potevano continuare a essere solo le parodie dei supereroi che abbiamo sempre amato.

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È così, quindi, che quando The Boys 2 affronta i loro drammi personali e temi delicati come il coming out forzato di Queen Maeve, diventa difficile prenderla sul serio: lo fa con un'esagerazione e un'ironia subdole che ne diluiscono l'importanza, trasformando le scene più intime e riflessive in quelle che sembrano praticamente delle gag. Ma è proprio questo il punto, la critica che la serie sferra a una società talmente persa nell'esibizionismo, nel consumismo e nella monetizzazione che ogni sentimento diventa transitorio e superfluo. L'ambiguità del drama è voluto, ma è attraverso questi momenti che si sviluppa gran parte della storia di The Boys 2, ed è per questo motivo che essa perde credibilità in generale: un peccato per una serie che è iniziata proprio su questo presupposto, e cioè mostrarci come sarebbe veramente la nostra società se esistessero i supereroi. Niente palazzi scintillanti in cui gli eroi pensano solo a fare la cosa giusta, ma merchandising, pubblicità e monetizzazione continua da parte delle superpotenze commerciali.

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...e un finale eccellente

È a causa di questo paradosso nella narrativa che il momento della svolta, l'episodio 5, rimette tutto in carreggiata. A quel punto sembra proprio che lo showrunner Eric Kripke abbia scelto una volta per tutte in che direzione muoversi e per quest'anno si abbandonano le pretese di realismo per abbracciare una storyline più fantasiosa, integrando un sottile commento sociale, e non viceversa. Passino gli uomini più ricercati d'America che girano di qua e di là senza attirare l'attenzione, i laboratori segreti, le stragi in mondovisione: a muovere le fila, quest'anno, è Stormfront, che in un solo personaggio riassume tutto quello che non va negli Stati Uniti - e nel resto del mondo - in un 2020 che ci avrebbe dovuto rendere migliori di così. Stormfront, interpretata dalla brava Aya Cash, incarna le piaghe della società asservita ai meme su Internet, alla comunicazione di pancia, agli istinti primordiali, e non è un caso che sia la villain della stagione, l'insospettabile manipolatrice e l'origine di tutti i mali. È quella per cui il razzismo non esiste finché non pronunciamo la parola apertamente.

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Stormfront ruba un po' lo spazio a Patriota, ma lui resta al centro dei riflettori per tutta la stagione, anche se in modo diverso. Anthony Starr, non finiremo mai di ripeterlo, è semplicemente grandioso. La prima stagione ha cementificato l'idea agghiacciante di questo Superman psicolabile che domina ogni scena perché non sai mai cosa aspettarti. Starr modula le proprie espressioni in quello spazio inquietante tra la calma assoluta e l'impeto della follia che rende Patriota il supercattivo per eccellenza (sebbene sia proprio lui a voler usare questa parola a tutti i costi per definire i suoi avversari: i cattivi sono sempre gli altri). E nonostante ciò, The Boys 2 umanizza Patriota in modi impensabili, specialmente quando spalanca la finestra sulla sua ambigua voglia di paternità: è un sentimento distorto, corrotto, ma Starr - grazie anche a tutti i retroscena esplorati nella prima stagione - è un Patriota che un momento prima fa tenerezza, quello dopo fa paura.

The Boys

Diciamo che sono loro i grandi protagonisti di questa stagione, sebbene tutti si diano più o meno da fare e si ritaglino il giusto spazio. Persino Frenchie, che temevamo restasse una macchietta per troppi episodi, si riscatta in una serie di flashback, mentre ci è apparso un po' sacrificato il rapporto tra Hughie e Starlight, un "will-they-won't-they" abbastanza scontato che trova un'apparente risoluzione dopo qualche giro da teen drama di troppo. Stucchevole e inconcludente, invece, la sottotrama di Abisso che fa il verso al culto di Scientology, e ancora in sospeso lo sviluppo di personaggi come Kimiko, A-Train o Black Noir. Billy Butcher, un sempre più mefistofelico e convincente Karl Urban, è l'altra faccia della storia, ma anche lui per alcuni episodi resta abbastanza in disparte, salvo poi tornare all'attacco, più incattivito che mai, per il gran finale: la sua storyline sembrerebbe essere arrivata al capolinea, e siamo curiosi di capire come proseguirà ora che Butcher ha perso la motivazione che lo ha spinto oltre ogni limite fino ad ora.

The Boys

Insomma, questa seconda annata di The Boys ha cominciato un po' zoppicando e sembrava aver perso la sua sorprendente scintilla, ma ha recuperato in fretta e si è conclusa con un season finale soddisfacente che chiude un cerchio e ne apre un altro: sappiamo che The Boys è stata già rinnovata per una terza stagione, nella quale esordiranno nuovi personaggi come il Soldatino che avrà il volto di Jensen Ackles, ormai libero dopo quindici anni a interpretare Dean Winchester in Supernatural. Ora starà allo showrunner e agli scrittori aggiustare il tiro e trovare un equilibrio migliore tra la critica sociale, la satira, il drama, la parodia e il fantasy supereroistico.

La serie si contraddistingue ancora per una recitazione sopra le righe, un'ottima fotografia e un budget più che discreto in termini di effetti speciali, anche se dobbiamo ammettere che l'ultimo episodio è arrivato al traguardo col fiato corto. La nostra impressione è che gli autori, avendo preso ormai le distanze dall'opera di Ennis, si siano persi temporaneamente per strada, e abbiano forzato la mano per ripristinare uno status quo molto simile a quello della prima stagione. L'anno prossimo scopriremo se questa scelta darà i suoi frutti.

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Conclusioni

Se avevate abbandonato la seconda stagione di The Boys intorno alla seconda o terza puntata, riprendete la visione perché ci vuole un po' di pazienza, ma migliora nettamente ed esplode in un finale che vi piacerà sicuramente, mettendo da parte la critica sociale neanche troppo velata per concentrarsi sui personaggi e sulle storyline più importanti di questa annata. L'adattamento televisivo del fumetto di Garth Ennis, insomma, sembrerebbe proprio essersi rimesso in carreggiata, magari zoppicando un po' qua e un po' là, ma comunque è arrivato alla meta e ora ricomincia l'attesa per la prossima tranche di episodi nel 2021.

PRO

  • Anthony Starr è un Patriota terrificante in tutti i sensi
  • Ottimo il finale, che getta le basi per una nuova annata piena di sorprese
  • Tutti bravi gli interpreti, anche quelli più sacrificati dalla sceneggiatura

CONTRO

  • I primi episodi hanno un ritmo troppo lento
  • Qualche scena è davvero inverosimile
  • La satira ogni tanto soffoca la narrativa: serve un maggiore equilibrio