Dopo il linciaggio per la pessima battuta…
Uscito nel 2000 per PC, The Sims ha concretizzato in modo efficace l’idea da cui Maxis era partita: realizzare un “simulatore di vita” in cui il giocatore veste i panni di una persona come lui. Una persona con dei bisogni fisici e psicologici, che non può fare a meno di relazionarsi agli altri, che deve trovare un lavoro per vivere e che magari mira a mettere su famiglia, acquistare un appartamento, ecc. ecc. Le possibilità di The Sims sono praticamente infinite, soprattutto per quanto concerne la personalizzazione del proprio personaggio e l’ampia disponibilità di oggetti acquistabili, che spaziano dall’arredamento agli elettrodomestici e che vi permettono di creare da zero un posto accogliente in cui vivere. Dopo aver riscosso un enorme successo su PC, la serie si è evoluta tecnicamente ed è stata arricchita da una numerosa serie di espansioni e aggiornamenti. Infine è approdata sulle console, con l’obiettivo di affascinare un pubblico generalmente orientato verso gli action game. The Urbz – Sims in the City, per molti versi, è un ulteriore tentativo di conquistare i possessori di PS2, GameCube e Xbox. Un tentativo riuscito? [C]
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Uscire di casa
Laddove il fulcro di The Sims era costituito dalla creazione di una propria casa, e dunque l’azione si svolgeva prevalentemente in interni, per The Urbz gli sviluppatori hanno aggiustato il tiro. Ora la personalizzazione del proprio alter-ego e della casa in cui vive sono sempre elementi molto importanti, al servizio però di un fine diverso: diventare importanti, raggiungere il successo, farsi riconoscere per strada. Se The Sims rappresentava una rappresentazione veritiera della nostra società consumistica, The Urbz aggiunge al mosaico l’ulteriore tassello dell’immagine e della sua importanza al giorno d’oggi. Va da sé che curare la propria immagine non ha senso se non ci si può far vedere, e così il gioco vi permette di andarvene in giro per una città virtuale, in cui avrete a che fare con le persone più diverse. Tutte, però, faranno caso più che altro ai vestiti che avete addosso.
Partirete da un editor per la creazione del vostro Urb, dopo aver scelto il quartiere di appartenenza tra i nove disponibili, e dovrete fin da subito fare i conti con la realtà che vi circonda: il vostro appartamento è completamente vuoto, fatta eccezione per uno stereo che riproduce i brani dei Black Eyed Peas, e i vestiti che avete addosso non sono certo da serata di gala. Dunque come muoversi? Un cursore, controllabile tramite gli stick analogici del pad, vi permetterà di comandare al personaggio azioni e spostamenti, oppure di esplorare i dintorni per vedere com’è la zona. Visto che i soldi sono una necessità primaria, meglio darsi una mossa in questo senso: uscite di casa e recatevi nella “zona industriale” del vostro distretto, dove potrete chiedere di essere assunti dal padrone di turno. Il lavoro varia a seconda del quartiere selezionato all’inizio: vi capiterà di dover fabbricare fuochi d’artificio, posare come modelli o costruire anelli e accessori per il piercing. Una volta in postazione, il tutto si svolge tramite la pressione di una serie di tasti in sequenza: fate bene il vostro lavoro e potrete ambire a una promozione (previa acquisizione di alcune abilità, però); trascuratelo e sarete licenziati. [C]
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Bar, barre e barrette
Tra un turno di lavoro e un altro potrete eventualmente andare a farvi un giretto e visitare ciò che il quartiere ha da offrire. Generalmente si trovano altre “aziende” (magari rivali di quella in cui lavorate) oppure dei negozi in cui spendere i soldi per rifarsi il guardaroba o arredare la casa. Come al solito, sia per quanto concerne i vestiti che gli oggetti acquistabili c’è un’enorme varietà. Potete mettere in casa un bel divano tigrato oppure optare per una soluzione più classica, allestire una doverosa zona bagno o mettere in bella mostra un enorme schermo televisivo. Nel frattempo, cercate di non trascurare le barre del vostro personaggio: come voi ha bisogno di mangiare, di dormire e di espletare i propri bisogni fisiologici. Ignorare queste cose si tradurrà in una disfatta, dunque fateci attenzione. Per fortuna il gioco include la possibilità di far avanzare il tempo più rapidamente, il che si rivela essenziale quando magari il personaggio deve dormire… Naturalmente non potrete esimervi dal rapportarvi con gli altri Urb: non dimenticate che il vostro obiettivo finale è raggiungere la notorietà e il successo. In questo senso, il gioco vi propone delle “missioni” da portare a termine di volta in volta, ognuna delle quali rappresenta un passo verso la meta. È addirittura presente un indicatore della reputazione, che esprime in numeri il vostro successo: quando parlate con un altro personaggio e riuscite a entrare in sintonia con lui, questo valore sale. Diversamente, in caso di figuracce o scontri verbali, scende in modo vertiginoso. L’interazione con gli altri, comunque, rimane un elemento fondamentale della serie: tramite il cursore potrete selezionare il personaggio a cui rivolgervi e poi scegliere cosa fare: raccontare una storiella, spettegolare o, eventualmente, usare un saluto particolare (se l’avete imparato: a ogni “gruppo” di Urb corrisponde un modo di salutarsi caratteristico) o una “mossa speciale”. Esattamente come nella vita reale, conoscere le persone giuste potrà esservi d’aiuto per ambire a posizioni professionali migliori e, in generale, per diventare importanti. Magari quanto basta per avere libero accesso ai club più esclusivi della città. Infine, una comoda interfaccia a scomparsa potrà in ogni momento riassumere la vostra situazione “sociale”, citando le persone e la vostra situazione con ognuna di esse.
Struttura di gioco e aspetti tecnici
In The Urbz – Sims in the City potremo creare fino a quattro personaggi sullo stesso file di salvataggio. Questi Urb andranno a vivere insieme nel medesimo appartamento, dunque potremo vederli andare avanti anche da soli e interagire tra di loro. Le modalità di socializzazione sono divertenti, anche se un attimino limitate e ripetitive: alla fine le “frasi” sono sempre le stesse, a parte le eccezioni rappresentate dalle “mosse speciali”. Però l’intelligenza artificiale dei personaggi controllati dal computer non è affatto malvagia, dunque le cose si compensano un po’. Non c’è molto da dire, invece, sull’estensione dell’area di gioco: limitare l’esplorazione a dei piccoli quartieri (molto piccoli) non è esattamente come vivere davvero in una grande città, e i tempi di caricamento (lunghi, soprattutto nella versione PS2) scoraggiano gli spostamenti quando già sappiamo cosa ci aspetta a pochi metri. A proposito di area di gioco, c’è da dire che il motore grafico soffre un po’ quando si effettua uno zoom-out e si cerca di ruotare il paesaggio.
Se l’editor iniziale per la creazione dei personaggi è limitato, soprattutto per alcuni elementi, lo stesso non si può dire per le possibilità che riguardano l’abbigliamento o l’arredamento. Entrambe le cose sono state decisamente curate dagli sviluppatori, che hanno voluto dare un’estrema libertà di scelta e permettere a chiunque di creare da zero il proprio look o l’appartamento ideale. Le vostre sessioni di shopping o di lavoro saranno allietate dai brani dei Black Eyed Peas, come già detto, e da effetti sonori simpatici, tra cui le improbabili vocine degli Urb.
Commento
The Urbz – Sims in the City riuscirà a conquistare il mercato delle console? Difficile dirlo. Chi acquista un sistema da gioco per la spettacolarità dei relativi action game difficilmente sarà attratto da un prodotto originale ma tutt’altro che esaltante, anche nei suoi momenti migliori. Diciamo che per giocare con The Urbz bisogna trovarsi in uno stato d’animo particolare, oppure aver fatto indigestione di titoli arcade tanto da ambire a un’esperienza tutto sommato rilassante e divertente, che magari vi stupirà per qualche simpatico tocco di classe. O che vi farà riflettere, perché no.
- Pro:
- Tante situazioni
- Ricco di spessore
- Molto simpatico
- Contro:
- Talvolta noioso
- Poco adatto al “videogiocatore medio”
- Un po’ ripetitivo
Quando arriva una buona idea, si fa di tutto per sfruttarla fino in fondo. Si tratta di un’affermazione sicuramente vera anche per il mercato dei videogame, da svariati anni diviso tra sequel e prequel, incapace di dar vita a qualcosa di nuovo se non in casi rarissimi. Come quando è uscito The Sims, ad esempio. Gli sviluppatori del team Maxis, quattro anni or sono, si sono fatti delle semplici domande: la vita reale può essere divertente? I videogame possono prescindere da sparatorie, navi spaziali, super poteri e via discorrendo? La risposta è stata: “Sìms”.