Sporchi figli di...
Come già accennato la versione console di Purple Haze è una sorta di alleggerimento di quella PC; alleggerimento che mostra il fianco tanto sui controlli quanto sulla difficoltà, tanto sulla cosmesi quanto sulla profondità di quello che resta tutt’oggi uno dei miglior shooter di sempre. Il fronte tecnico è inficiato da un orizzonte visivo eccessivamente limitato e “impreziosito”, negli spazi aperti, dal famigerato fogging tanto caro alle prime produzioni per Nintendo64, da modelli poligonali ridotti all’osso e decurtati della sorprendente gamma di animazioni che li caratterizzava magistralmente su PC, da un comparto texture decisamente appannato e monocromatico e da un frame rate tarato sui 30 fps ben disposto a inspiegabili, per quanto sporadici, scatti in momenti tutt’altro che caotici. Sono costretto ad annotare persino due spiacevolissimi crash.
Non parlo unicamente di un’indimenticabile sound track... quanto di un’opera di doppiaggio che ha del magistrale.
Sporchi figli di...
Che quello di Coyote Developments non fosse un lavoro di cesello non lo si era intuito certo dall’incredibile mole di chicche e preziosità malauguratamente andate perdute in fase di conversione, quanto dall’imbarazzo tradito già dai ben meno pretenziosi filmati d’intermezzo, comunque rilevanti in un gioco che fa dell’atmosfera una delle sue colonne portanti, non più in real time ma resi sotto le scialbe spoglie d’indigeste sequenze in full motion video degne della qualità di un fiammante Sega Saturn. Ben altra sorte è toccata per fortuna al fronte sonoro. Non parlo unicamente di un’indimenticabile sound track, nella quale spiccano pezzi come I Wanna Be Your Dog degli Stooges o una cover di Hey Joe dei Deep Purple solo per citarne un paio, quanto di un’opera di doppiaggio che ha del magistrale. Ammetto di essere stato il primo ad aver dato per spacciato il linguaggio “pulp, pure troppo” durante la fase di adattamento, ma con sommo piacere posso assicurarvi che non è stata apportata nessuna censura a quelli che restano i dialoghi più cattivi, scurrili, osceni e sporchi, per quanto sceneggiati a dir poco divinamente, che abbiate mai udito in un videogioco: chiedete pure allo “sfortunato figlio di puttana” del sergente al campo di addestramento, sessione quest’ultima, che non dovrete perdervi per niente al mondo…
Per quanto riguarda il gameplay, sappiate che Purple Haze è uno shooter a squadre nel quale, calandovi nei panni del sergente di prima classe Steven Hawkins o Warren Douglas, vi metterete al comando di un plotone al quale potrete impartirete ordini in real time. Premendo un tasto potrete ordinare ai vostri uomini di disperdersi, attaccare, stare fermi o seguirvi con la semplice apertura di un sottomenu. Le guide vietnamite, regolarmente arruolate nell’esercito americano, sapranno sempre quali sono i sentieri da battere per giungere all’obbiettivo prefissato; disporrete tuttavia di una mappa della regione sempre consultabile, ma vi consiglio di tenere comunque loro in prima fila poiché, a differenza vostra, sanno riconoscere le trappole dei Cong. Potrete anche dialogare coi membri della squadra o richiamarli singolarmente in qualsiasi istante nel qual caso aveste bisogno del loro aiuto, così il dottore verrà a curarvi se siete feriti, il geniere vi porterà munizioni quando resterete a secco (maneggerete la bellezza di una trentina d’armi), il marconista vi permetterà di contattare il campo e così via…
Ogni membro ha un proprio profilo psicologico, benché la caratterizzazione non sia convincente come nell’originale per PC.
Ogni membro ha un proprio profilo psicologico, benché la caratterizzazione non sia convincente come nell’originale per PC. Ma ecco l’ennesima tegola che cade su questo adattamento: la scarsa IA dei vostri uomini. Capiterà spesso di vederli lanciarsi sul nemico nascosto e far piazza pulita sotto una pioggia di fuoco, del tutto incuranti del pericolo. Ogni tanto qualcuno griderà dal dolore e imprecherà, ma lo vedrete là, stoico nel fuoco incrociato, a farsi crivellare come un Terminator finché non avrà freddato lo sciagurato Cong nascosto nel suo pertugio. E coi Cong la situazione è anche peggiore, visto che persino le astronavi di Galaga potevano vantare routine d’attacco più sofisticate. Ed ecco il vero e più insormontabile limite di una versione troppo ridimensionata rispetto all’originale: l’eccessiva facilità con cui si portano a termine le varie missioni, già di per loro nettamente snellite, decurtate e ridimensionate, che vi terranno impegnati per la miseria di circa 7 o 8 ore di gioco. Non so quali contenuti saranno scaricabili in futuro tramite Xbox Live, ma il manuale ne fa cenno. Il gioco è ovviamente giocabile interamente on Line come la controparte PC e posso garantirvi che è, a conti fatti, resta uno dei migliori aspetti del qui presente pacchetto ludico.
Vietcong non riesce a rivivere una seconda giovinezza su console a causa di un eccessivo alleggerimento dei contenuti tecnici e soprattutto ludici occorso in fase di porting. Gran parte del fascino dell’originale è andato perduto lasciando il campo ad un prodotto notevolmente (troppo) semplificato quanto decisamente breve da portare a termine anche in Modalità Vietnam. Resta comunque il massimo esponente di questa autentica ondata di giochi ispirati a reali conflitti bellici disponibili su console, in attesa degli imminenti Men of Valor: Vietnam, Call of Duty: Finest Hour e Brothers in Arms. Una magra consolazione per un titolo che doveva e, soprattutto poteva, fare di più. Molto di più…
Pro:
- Buoni il feeling el’ atmosfera benché lontani dai fasti della versione PC
- Possibilità di controllare un’intera squadra in real time
- Buonissimo il doppiaggio, indimenticabili i dialoghi
- Eccezionale Soundtrack
- Multiplayer e contenuti extra usufruibili tramite Xbox Live
Contro:
- IA di compagni e nemici ridotta all’osso
- Facilità disarmante
- Appena 8 ore di gioco in modalità Single Player
- Ha perso molto rispetto all’originale PC
L’originale Vietcong approdò lo scorso anno sul mercato PC grazie ad un pregevole lavoro svolto a quattro mani da Illusion Softworks e Pterodon Team, calamitando fin da subito, ed a pieno diritto, l’attenzione di pubblico e stampa specializzata benché i riflettori fossero puntati in tutt’altre direzioni. A distanza di nemmeno un anno dalla pubblicazione, gli hanno già fatto eco Vietcong: Fist Alpha, una doverosa espansione poco originale nel titolo quanto nei contenuti, se si eccettuano l’inedito e versatile editor e le 8 mappe per il gioco in multiplayer, e il canonico cofanetto, contenente gioco ed espansione, battezzato stavolta più liricamente Vietcong: Purple Haze. Beh, iniziamo subito col dire che il qui presente Vietcong: Purple Haze in formato Xbox non gode, ahinoi, di tutti i contenuti della controparte PC, tutt’altro. Il team di Coyote Developments, incaricato dell’operazione di porting per il mercato console dopo i poco convincenti Die Hard Vendetta e ZooCube, si è sostanzialmente limitato ad una sorta di adattamento prelevando 17 missioni da Purple Haze formato PC, snellite ed alleggerite qua e là, ed andandole ad affiancare a due missioni del tutto inedite che, però, risultano essere anche le più insipide dell’intero pacchetto ludico. In effetti, pensare di poter godere della profondità e della complessità di uno strategico a squadre che richiede i tasti di un’intera tastiera ed un buon mouse per poter essere giocato, non rientrava nelle nostre più rosee aspettative, ma l’aspetto che senz’altro ci ha maggiormente deluso è stato veder scemare inesorabilmente anche quell’atmosfera unica, quell’esperienza emotiva e dannatamente coinvolgente che solo la filmografia a stelle e strisce ispirata al tragico e controverso conflitto aveva saputo restituirci prima dell’avvento di Vietcong sul proscenio PC. Si perché Vietcong, l’originale, poco o niente a da invidiare al trasporto di classici quali Full Metal Jacket, di cui il training del gioco è un raffinatissimo cammeo di citazioni, Hamburger Hill, Apocalypse Now e soprattutto il pluripremiato Platoon, pellicole dalle quali Illusion Softworks e Pterodon Team hanno attinto a piene mani dando vita ad uno dei più convincenti war game dell’intera storia videoludica…