Shock senza After
Già dalle primissime battute, WWE: Aftershock non colpisce certo per meriti stilistici: il design dei menu e delle schermate è terribilmente pacchiano, e la traduzione in italiano di diverse parole è a dir poco approssimativa. Ma in fondo l’importante sono le modalità di gioco, che nel prodotto THQ ammontano a quattro, ognuna con diverse gradi di personalizzazione effettuabili dall’utente: trattasi del classico Exhibition uno contro uno, di un torneo chiamato King of The Ring, dell’immancabile Survival e infine del celebre Tag Team. Se questo aspetto rientra tutto sommato nella media, lo stesso non si può dire della quantità di personaggi e di arene selezionabili: appena dieci (più due bonus) nel primo caso e la miseria di tre nel secondo. Una povertà che sarebbe accettabile nel caso in cui WWE: Aftershock fosse un gioco caratterizzato da un’ottima veste grafica e da un gameplay all’altezza della situazione. Cosa che il prodotto THQ non è nemmeno lontanamente. La più evidente, macroscopica lacuna riguarda il reparto cosmetico, capace di toccare punte di bassezza che conoscono pochi eguali all’interno del panorama N-Gage. A cominciare dai modelli tridimensionali degli atleti, caratterizzati da un polygon count letteralmente ridicolo e da una totale mancanza di definizione dei dettagli corporei: per fare un paragone, si potrebbe quasi affermare come i personaggi del primo Alone in The Dark (datato 1992) fossero più realistici. Anche le animazioni sono un qualcosa di inenarrabile, tanto sono legnose, innaturali ed anacronistiche. E la situazione non migliora certamente in merito agli elementi di contorno: i ring sono basilari al massimo, mentre il pubblico è rappresentato da –attenzione- una striscia di texture dalla definizione ignobile disposta a spirale, con un accorgimento tanto ingenuo quanto orribile a vedersi. Chiude la carrellata un utilizzo disastroso di alcuni “effetti speciali”, delle composizioni 2D con la marcata tendenza a scomparire dallo schermo senza alcun motivo apparente. A voler proprio cercare un aspetto della grafica di WWE: Aftershock che non sia gravemente insufficiente, si potrebbero citare le entrate in scena dei vari wrestler, fedeli alle originali. Il resto è pura e semplice spazzatura tecnica.
Il pugno di lato
Se dal punto di vista visivo WWE: Aftershock si rivela senza mezzi termini imbarazzante, non da meno è il comparto ludico del prodotto THQ, che fa della pochezza il suo leit motiv. Il sistema di controllo contempla l’utilizzo di quasi tutti i tasti di N-Gage, ma alla fine dei conti appena quattro sono gli attacchi effettuabili, che oltretutto non è possibile incastrare tra loro al fine di creare delle combo. Sostanzialmente WWE: Aftershock si gioca così: si picchia l’avversario usando l’unico pulsante dedicato ai colpi (calci, pugni, testate e così via), dopo di che gli si fanno un paio di prese (sempre uguali), lo si butta a terra e lo si sottomette. Quattro tasti per quattro funzioni base che non presentano nessuna variazione da un incontro all’altro. WWE: Aftershock è, proprio per questo, uno dei giochi più noiosi ed insulsi disponibili su N-Gage, e che inoltre può vantare lo sfoggio di un’IA tra le peggiori mai viste in un videogame: gli avversari sono dei veri e propri pupazzi, che si lasciano riempire di cazzotti dall’utente senza quasi mai lanciarsi in una reazione rapida e/o pericolosa. E’ quasi più divertente affrontare i training dummies presenti nella modalità di allenamento di un qualsiasi picchiaduro a incontri. Insomma, WWE: Aftershock è un titolo talmente scarso in termini qualitativi che non ha nemmeno senso parlare di longevità o fun factor, perché sono concetti estranei in tutto e per tutto alla produzione THQ. L’unico elemento che si salva per il rotto della cuffia da una spietata bocciatura è il comparto sonoro, che può contare su un accompagnamento musicale hard-rock decisamente azzeccato ma che allo stesso tempo presenta effetti non propriamente realistici.
Commento
WWE: Aftershock è un titolo gravemente insufficiente in praticamente ogni suo aspetto: a partire da una veste grafica assolutamente improponibile al giorno d’oggi su una piattaforma come N-Gage fino ad arrivare ad un gameplay quasi non classificabile, tanto è piatto e basilare nelle sue meccaniche e noioso per colpa di una IA davvero ai minimi storici. Un comparto sonoro accettabile e la presenza delle entrate in scena originali dei wrestler sono gli unici due –irrisori- punti a favore di un prodotto che non ci sentiremmo di consigliare nemmeno al più sfegatato amante dello “sport” di Chris Benoit e soci.
Pro
- Entrate dei wrestler originali
- Sonoro accettabile
- Grafica orribile
- Gameplay poverissimo
- Pochi personaggi ed arene
Quello dei giochi di wrestling è divenuto un genere ormai consolidato su home console, soprattutto grazie al ritorno di fiamma del pubblico nei confronti di tale disciplina: per quanto riguarda gli handheld, invece, l’affinità con questo tipo di produzioni non è mai stata delle migliori, se si considera il numero relativamente limitato di titoli e soprattutto la loro spesso discutibile qualità. E non sarà certo questo WWE: Aftershock per N-Gage a guidare l’inversione di tendenza...