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Avanti tutta

In occasione del rilascio della demo su Xbox Live, siamo tornati a provare il titolo che molti possessori di Kinect stavano aspettando

Steel Battalion: Heavy Armor potrebbe essere una sorta di rinfrescante pioggia estiva nel deserto di offerte hardcore disponibili per Kinect. In realtà il periodo, complici alcune uscite altisonanti come Mass Effect 3 prima e Ghost Recon: Future Soldier poi, ha espresso tentativi d'integrazione tra la periferica di controllo targata Microsoft ed esperienze videoludiche più sofisticate, però ancora mancava il salto in avanti rappresentato da qualcosa di dedicato.

Avanti tutta

Il titolo From Software, primo uscito dalla covata di opere giapponesi che un po' si erano perse di vista, è stato nell'ultimo paio di mesi al centro di una prova negli Stati Uniti, di cui potete leggere il lungo resoconto a questo indirizzo, e in quel di Roma durante il Captivate, consultabile di seguito. L'invito a metterci nuovamente le mani sopra, questa volta negli uffici del distributore italiano Halifax, è stato quindi tanto gradito quanto foriero degli stessi contenuti sui quali ci siamo già dilungati con enorme dovizia di particolari: il tutorial e le prime tre missioni, tra cui una di quelle pensate per essere affrontate anche online in compagnia di tre amici, sono un ottimo punto d'ingresso per capire in che direzione lo sviluppatore voglia dirigersi con la quarantina di livelli successivi.

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L'impressione che confermiamo è nel complesso positiva innanzitutto per la minuziosa e coinvolgente rappresentazione del cockpit dell'enorme VT - un mech, in pratica - che si guida in compagnia del proprio equipaggio. Leve e pulsanti sono credibili per disegno ma anche dimensioni e, se non fosse per alcuni utili indicatori luminosi che aiutano la selezione, perfettamente integrati nell'abitacolo. L'uso del pad, in particolare di grilletti e analogici per ruotare il bestione e fare fuoco, quasi non si fa notare tanto si è impegnati a padroneggiare comandi che credibilmente permettono di mimare i movimenti utili ad avvicinarsi al pertugio usato per guardare fuori dal mezzo, far scendere il periscopio, gestire monitor, interruttori e così via.

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Non era banale creare allo stesso tempo un ambiente funzionale a Kinect, immersivo e che desse il giusto senso di claustrofobia, però questo risultato pare ottenuto con successo. L'altro rilievo a favore di Steel Battalion: Heavy Armor è relativo allo spazio dedicato alla trama: nel 2080 del gioco si combatte una guerra per riprendersi gli Stati Uniti, prima, e poi cercare di ristabilire gli equilibri mondiali, osservando lo svolgersi degli eventi attraverso bei filmati d'intermezzo, dotati peraltro di una violenza senza compromessi, ma anche interagendo con l'equipaggio. Sono trentadue in totale i tecnici che ci potranno affiancare sostituendo gli altri che eventualmente avessero perso la vita durante le missioni, ciascuno con proprie frasi e semplici linee di dialogo personalizzate che gli danno un minimo di caratterizzazione. L'idea di dover cercare di trattenere un compagno dall'istinto di uscire dall'abitacolo nel bel mezzo di una battaglia, con il rischio di trascinare verso il fondo solo le gambe dopo che il busto è stato disintegrato da un colpo, è una prospettiva da brividi.

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Le missioni, le poche viste, sono invece meno originali: si tratta di distruggere nemici o postazioni, fino all'esaurimento o entro un certo limite. Nulla di mai visto e anzi nonostante gli ambienti siano nel complesso di qualità accettabile, c'è un profondo senso di staticità di avversari e obiettivi. Ma che qualche compromesso andasse trovato era cosa inevitabile, la domanda a cui dovrà essere data risposta è quanto influirà sulle speranza di divertire a lungo dopo l'innamoramento iniziale. In fondo molti dei futuri acquirenti lo giocheranno per godersi le possibilità di upgrade, le manovre nel mezzo dei bombardamenti con la telecamera che ballonzola tra nubi di fumo e scintille oltre che, finalmente, l'impolverato Kinect sopra al mobile-TV. Noi abbiamo avuto qualche problema a farci rilevare correttamente e a dare tutti gli input con il giusto tempismo, però osservando il rappresentante Capcom presente sul posto è sembrato bastare un po' di allenamento per trovare il giusto feeling. il 22 giugno l'uscita e il verdetto, fin da ora la demo su Xbox Live.

In diretta dal Captivate

Nonostante fosse compresso tra i pezzi forti del Captivate, Steel Battalion: Heavy Armor ha saputo senza dubbio colpire i giornalisti convenuti grazie all'uso radicale di Kinect, mettendo in scena un complesso simulatore bellico di mech, o meglio di Vertical Tank.

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Grazie al corposo provato di Antonio Jodice conosciamo nel dettaglio lo stratificato sistema di gestualità del gioco, che rende giustizia alle potenzialità della periferica, ma allo stesso ne denuncia tutti limiti visto che i comandi principali del gioco, guida, mira e sparo, sono tutti deputati al pad. Basta semplicemente dire che gestiremo la "console di comando" del mech, interagendo con una miriade di bottoni, leve e spie che compongono l'interno "retro futuristico" del mezzo. Un vero e proprio inferno di movimenti, che grazie al lungo ed esaustivo tutorial sono stati metabolizzati con relativa agilità, fermo restando che quando il gioco si fa duro, senza il necessario addestramento si finisce in pezzi in men che non si dica.

D-DAY

Un vero e proprio titolo hardcore, una simulazione militare a tutti gli effetti, benchè il mood generale del gioco sia quasi scanzonato, come bene hanno dimostrato le fasi in cui si fa amicizia con gli altri membri dell'equipaggio. L'estrema difficoltà, o meglio la ripida curva di apprendimento di Steel Battalion: Heavy Armor si è palesata immediatamente quando ci è stata fatta provare la missione più iconica del gioco, quella dello sbarco a New York. Una versione corazzata della famosa sequenza di Salvate il soldato Ryan, solo che ora non ci sono dei sacchi di sabbia dietro i quali riparci, tutto sta nella nostra velocità nell'individuare i nemici dalla lunga distanza, evitando se possibile i campi minati. L'impatto è stato tremendo.

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Nemmeno il tempo di spingere entrambe le mani in avanti, utilizzando quindi la piccola botola anteriore per vedere lo scenario davanti a noi che da subito siamo stati fatti oggetto di una gragnuola di colpi, a stento assorbiti dalla corazzatura del mezzo. Utilizzando il pad abbiamo cercato di spostarci in una zona più defilata, per cercare di utilizzare in tutta tranquillità il periscopio da richiamare muovendo in alto le mani. Un paio di colpi utilizzando i trigger (sinistro mitragliatrice, destro cannone) verso le casematte sono andati a segno, azzeccando anche la traiettoria curva del proiettile in ossequio alla balistica, ma quando hanno fatto la comparsa sulla spiaggia i carri avversari, abbiamo realmente rischiato una crisi di nervi. La nostra buona stella ci ha permesso di colpirli, ma ahinoi senza effetto. Subito abbiamo capito il perché. I proiettili HEAT ad alto potenziale non ce l'hanno fatta a superare la pesante corazzatura. Con un rapido movimento all'indietro delle braccia siamo tornati all'interno dell'abitacolo spingendo quindi il bottone per attivare i proiettili perforanti. Il primo carro è andato in fiamme, colpito sulla torretta, mentre il secondo ci ha preso subito di petto arrecandoci danni notevoli.

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Fuoco e fiamme

La botola anteriore ha perso il reticolo di mira, accecandoci di fatto, mentre il periscopio, seppur funzionate, è diventato mezzo inutilizzabile, quasi del tutto scheggiato e poco chiaro. Poco conforto in tal senso ci hanno dato le quattro telecamere esterne del mezzo (da attivare con rapide gestualità) visto l'abbondante fumo e polvere delle esplosioni. Abbiamo comunque continuato a sparare con la forza della disperazione, ma un altro paio di colpi ci hanno immobilizzato scatenando il caos nel mezzo. Gli uomini hanno cominciato ad urlare, il fumo ha invaso la cabina, a stento espulso dall'apparato di aerazione che abbiamo prontamente accesso spostando un pannello e spingendo un bottone pericolosamente vicino a quello dell'autodistruzione. Il panico più totale. Uno dei nostri ha provato ad uscire dalla torretta, purtroppo non siamo stati lesti nell'afferarlo, con l'unico risultato di vederlo maciullato e fatto a pezzi dal piombo avversario. Game over insomma. Dopo un paio di tentativi però, fatte proprie, e soprattutto in velocità, tutte le mosse e i movimenti Kinect di Steel Battalion: Heavy Armor siamo comunque riusciti a conquistare la spiaggia, vedendo con gioia arrivare sana e salva sui terrapieni la fanteria e il resto delle unità meccanizzate.

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Usciti da questo inferno di fuoco i ragazzi di Capcom ci hanno fatto provare brevemente la cooperativa, questa volta su un passo montano innevato. Qui era necessario ancor di più la strategia del mordi e fuggi, sfruttando le coperture generosamente elargite dai compagni più temerari, i vari dislivelli del terreno e soprattutto utilizzando il binocolo e il periscopio per individuare i carri nemici davvero lontani nascosti dall'altra parte della valle. Cosa ci ha lasciato questa lunga prova di Steel Battalion: Heavy Armor? Una sensazione davvero forte di essere in guerra, corroborata da un realismo balistico negli scambi dei colpi davvero azzeccato e più in generale da una messa in scena che punta forte al replicare le vicissitudini umane e non delle dinamiche al chiuso di un pesante mech. Kinect in tal senso riesce alla perfezione nel trasmetterci tutta la complessità e il peso dell'essere a capo di un gruppo ben affiatato sotto il fuoco nemico, ma alla stessa maniera appesantisce il gameplay con svariate gestualità che necessitano tanto tempo e costanza per essere memorizzate così da giocare in modo quasi automatico. Hardcore totale insomma, una vera manna per tutti quelli che vedono Kinect come periferica adatta solamente ai titoli casual.

CERTEZZE

  • Realismo e balistica
  • Un titolo hardcore a tutti gli effetti

DUBBI

  • La complessità innegabile del sistema di combattimento
  • Tanto Kinect ma i comandi principali sono via pad