Che fine hanno fatto... è una rubrica a cadenza regolare che cerca di riportare alla luce quei franchise che per un motivo o per un altro sono caduti un po' nel dimenticatoio, raccontandone la storia, con la speranza di rivederli prima o poi sui nostri schermi.
I vampiri e le ambientazioni gotiche che spesso ne caratterizzano le storie, siano esse raccontate su carta che su celluloide, hanno suscitato sempre un certo fascino fra la gente comune. Cosa, questa, che non poteva certo lasciare insensibili il mondo dei videogiochi. In questo settore, fra i tanti prodotti ispirati alle creature della notte, c'è stata una saga che in particolare ha riscosso un grande successo di pubblico negli anni passati, e cioè Legacy of Kain. Nata nel lontano 1996 su Playstation con Blood Omen, un adventure bidimensionale con visuale a volo d'uccello sviluppato da Silicon Knights, la serie si evolvette nel tempo in qualcosa d'altro. A un certo punto, infatti, il progetto passò nelle mani di Crystal Dynamics, il team di sviluppo californiano dietro a lavori quali il platform Gex e alcuni episodi di Tomb Raider, che erano già stati editori proprio del primo Legacy per il mercato nord americano ed europeo.
Questi decisero non solo di cambiarne la struttura ludica, ma anche di scorporarlo dal resto, creando quella che poi sarebbe diventata una trilogia (per ora) a sé intitolata Soul Reaver. I tre giochi citati, come avremo modo di approfondire tra poco, avevano un gameplay tipicamente da adventure in terza persona ed erano incentrati sulla figura di Raziel (tranne l'ultimo episodio, Defiance), un vampiro ex luogotenente di Kain. Per i primi due titoli fu un grande successo di pubblico e di critica, eppure dal lontano 2003, anno di rilascio dell'ultimo gioco non si è avuto più traccia di potenziali sequel. Almeno fino a maggio del 2011, quando un sondaggio lanciato via mail da Square Enix ha di nuov riacceso i riflettori su Legacy of Kain, serie della quale essa stessa detiene i diritti ormai dal 2009, avendoli acquisiti assieme all'azienda creatrice del brand, Eidos Interactive. Nel rilevamento riservato a una cerchia di fan veniva chiesto quale nome essi avrebbero eventualmente preferito dare a un nuovo episodio della saga, scegliendone uno fra quelli proposti in un elenco che comprendeva Obsidian Sun, Obsidian Blood, Dead Sun e Revenant. Inoltre nel sondaggio veniva chiesto loro se il prescelto avesse dovuto poi essere integrato a suffisso di un titolo principale come per esempio Blood Omen o Legacy of Kain, oppure come qualcosa a sé stante. Questo evento ha ovviamente generato un certo fermento nella comunità videoludica mondiale, desiderosa come sempre avviene in questi casi di saperne di più su quello che potrebbe essere l'atteso ritorno di una saga molto apprezzata dai videogiocatori. Nell'attesa di avere presto buone nuove, approfittiamone per fare un ripasso sui cinque capitoli che al momento compongono la serie.
Blood Omen: Legacy of Kain
In principio fu Blood Omen: Legacy of Kain, titolo pubblicato nel 1996 su PC e PlayStation, come detto prima ascrivibile al genere avventuroso con visuale dall'alto. La trama raccontava di Kain, nobile della città di Coorhagen, il quale veniva ucciso all'uscita da una taverna da alcuni banditi. Riportato in vita come vampiro da Mortanius, guardiano del pilastro della Morte e membro del Cerchio dei Nove, un gruppo di stregoni posti a custodia dei Pilastri di Nosgoth, elementi chiave per l'equilibro del regno, Kain inizia la sua vendetta contro i suoi carnefici, per poi venire coinvolto in una avventura più complessa e dai risvolti inattesi.
Per quanto riguarda il gameplay, esso non differiva molto dal concept di altri prodotti dello stesso genere usciti a quei tempi (o negli anni precedenti) su console a sedici bit come per esempio il Super Nintendo. Il protagonista poteva infatti spostarsi lungo i vari angoli dello schermo, combattere i nemici a colpi d'arma bianca o sfruttando i poteri derivanti dalla magia. Inoltre era in grado di utilizzare anche particolari abilità che acquisiva e potenziava man mano che procedeva lungo il suo percorso, come la possibilità di trasformarsi in lupo o pipistrello seguendo la più classica delle tradizioni vampiresche. Queste, però, erano usate principalmente durante le fasi esplorative, magari per superare certi ostacoli o accedere ad aree altrimenti inaccessibili. Interessante poi era la necessità di Kain di nutrirsi del sangue dei nemici sconfitti per ripristinare la propria energia, ma anche di quelli di vittime innocenti, spesso dei poveri prigionieri incontrati sul proprio cammino: in tal senso al giocatore veniva lasciata la libertà di scegliere cosa fare di loro. A condire e rendere interessante un gioco che a dispetto di una grafica 2D era parecchio intrigante c'erano poi un buon comparto sonoro, con un doppiaggio rigorosamente in inglese ma ben recitato, e degli ottimi, per il periodo, filmati in full motion a raccontare i momenti clou dell'avventura.
Legacy of Kain: Soul Reaver
Soul Reaver fu il secondo episodio della serie di videogiochi Legacy of Kain, ma al contempo fu anche il primo del nuovo corso iniziato da Crystal Dynamics: questo capitolo, incentrato sulla figura di un luogotenente di Kain, Raziel, raccontava proprio di questo ex umano tramutato in vampiro, che dopo aver subito per primo un cambiamento fisico che lo aveva portato ad avere un enorme paio di ali, veniva dallo stesso Re dei non morti punito con la violenta esportazione di queste ultime e con l'esilio nell'abisso. Per Kain era stato un oltraggio: dal suo punto di vista doveva essere lui il designato per provare per primo ogni tipo di evoluzione della sua razza. Sfigurato e mezzo consumato da secoli di prigionia nel Lago dei Morti, Raziel veniva quindi risvegliato da un'antica entità, un potente Dio che gli donava la libertà.
Come accennato all'inizio dell'articolo, il gameplay di Soul Reaver era quello tipico dei giochi d'avventura tridimensionali con elementi platform e picchiaduro, ma offriva una struttura particolare durante la fase esplorativa incentrata sul passaggio tra due piani di esistenza: quello del Regno materiale e quello del Regno spettrale. Raziel era ormai una sorta di spettro vampiro, e come tale doveva sottostare a certe regole, per cui quando entrava nel mondo dei vivi utilizzando degli speciali Portali dislocati in tutta Nosgoth dal Dio Antico, doveva innanzitutto trovarsi al massimo delle forze nel Regno spettrale, e poi agire con attenzione, visto che perdeva continuamente vita. Girovagando nel frattempo alla ricerca di indizi utili alla sua storia, magari saltando, aggrappandosi alle sporgenze o planando con l'aiuto di ciò che rimaneva delle sue ali per raggiungere luoghi altrimenti difficili da visitare, e combattendo con vari tipi di nemici, suddivisi in umani, creature spettrali e vampiri. I primi due gruppi citati potevano essere uccisi colpendoli con delle armi o con gli artigli, mentre i non morti dovevano essere distrutti impalandoli, spingendoli contro fonti di luce o bruciandoli col fuoco, ma solo dopo averli preventivamente storditi. Succhiando le anime rilasciate dai nemici sconfitti Raziel poteva recuperare salute. Quest'ultima, tra l'altro, una volta ottenuta l'arma chiamata Mietitrice di Anime non calava più a meno di non subire danni fisici, cosa che portava alla sua perdita. Nel secondo mondo, invece, l'interazione con l'ambiente era più limitata, ma era importante accedervi per venire a capo di certi enigmi o semplicemente per sbloccare l'accesso all'area successiva a quella dove ci si trovava in quel momento. Il passaggio al piano di esistenza spettrale, difatti, era spesso essenziale non solo per ritrovare le forze perdute in battaglia, ma pure per proseguire nell'avventura, visto che solo in tale dimensione si potevano sfruttare tutta una serie di cambiamenti fisici che si verificavano sull'ambiente circostante e che diventavano utili poi per superare determinati ostacoli.
Legacy of Kain: Soul Reaver 2
Dopo l'ottimo riscontro di pubblico, nel 2001 arrivava l'inevitabile seguito dell'avventura di Raziel, stavolta su PlayStation 2 e PC. Il secondo capitolo di Soul Reaver mostrava un gameplay fedele al suo predecessore, ma rifinito e migliorato in diversi punti. Esso introduceva infatti una serie di novità interessanti che ne miglioravano ogni singolo aspetto e ne rendevano più varia e divertente l'esperienza. A cominciare dall'uso della Mietitrice, questa volta utilizzabile senza problemi nel Regno materiale e senza il rischio di vederla sparire quando si subivano dei danni, e nel fatto che essa consumava le anime delle vittime di Raziel al posto dello stesso personaggio, che di conseguenza non recuperava in questa maniera energia vitale.
Anche le azioni eseguibili da Raziel erano più numerose e condite da nuove abilità, e il loro apprendimento era graduale nonché assolutamente divertente visto che ogni volta che c'era qualcosa di nuovo da fare apparivano sullo schermo il tasto o la sequenza di pulsanti da premere, senza mai o quasi frustrare il giocatore con complicate sessioni di test o cervellotici tentativi continuati. Inoltre il modo stesso di recepirle non era mai fuori contesto e anzi venivano introdotte al momento opportuno, in modo che tutte le abilità tornassero utili per venire a capo dei vari enigmi proposti nel corso dell'avventura, che per la cronaca erano stati rielaborati dagli sviluppatori per renderli più vari rispetto al passato, e per i combattimenti successivi. Per questi ultimi si segnalavano dei nemici finalmente più svegli e in numero maggiore rispetto al primo episodio, contro i quali ci si poteva sbizzarrire in una serie di scontri all'ultimo sangue sfruttando alla bisogna anche un arsenale abbastanza notevole, con decine di armi recuperabili dai corpi degli stessi avversari sconfitti o in alcune locazioni, ognuna delle quali caratterizzate da specifiche capacità. Ciascuna di esse permetteva perfino di chiudere un combattimento con una sorta di fatality alla Mortal Kombat, impalando, decapitando o strappando il cuore del malcapitato di turno. A completare l'opera fin qui descritta c'erano infine una grafica molto curata per l'epoca, con scenari carichi d'atmosfera, e un ottimo sonoro che poteva contare su musiche dal tono epico di un pregevole parlato in italiano. Per quanto concerne la trama, infine, il titolo iniziava esattamente da dove era terminato il primo episodio, con Raziel sempre alla ricerca della sua vendetta contro il perfido Kain, e alle prese con l'inseguimento dello stesso malvagio vampiro attraverso il portale del Chronoplast, che lo portava a giungere in un epoca passata in cui il regno di Nosgoth era ancora prosperoso.
Legacy of Kain: Blood Omen 2
Quasi in contemporanea col secondo Soul Reaver, a distanza di meno di un anno, uscì anche Blood Omen 2, rilasciato su PC, GameCube, PlayStation 2 e Xbox nel 2002. Il titolo riprendeva le vicende di Kain ma purtroppo non poteva vantare la stessa qualità del fratello minore sia dal punto di vista tecnico che da quello puramente ludico.
Il plot narrativo alla base del prodotto era piuttosto semplice, almeno inizialmente: le armate dell'Ordine dei Sarafan, un'antica casta di sacerdoti guerrieri il cui scopo era liberare Nosgoth dai vampiri, e di cui Raziel quando era stato umano aveva fatto parte, sconfiggevano Kain che perdeva pure la Mietitrice d'Anime, e la sua specie, che di conseguenza veniva in buona parte sterminata. Secoli dopo il canuto vampiro, che era stato ferito a morte nella battaglia finale, si risvegliava e giurava vendetta. Ma per farlo doveva prima recuperare i poteri perduti.
La giocabilità, invece, questa volta era fortemente ispirata a quella di Soul Reaver, anche se rispetto a quest'ultimo appariva più lineare, con un'impostazione tipicamente da gioco avventuroso in tre dimensioni. Kain poteva dunque correre, saltare, aggrapparsi alle sporgenze, azionare macchinari e combattere contro orde di nemici, uccidendo i quali poteva poi succhiarne il sangue ripristinando la propria salute. La stessa cosa poteva fare con delle vittime innocenti, esseri umani incrociati sul suo cammino. In tutti i casi, dopo aver assorbito una certa quantità di sangue, il livello massimo della salute di Kain aumentava, permettendogli così di utilizzare dei poteri speciali chiamati Doni Oscuri, molti dei quali sottraibili a dei boss da sconfiggere, attraverso i quali trasformarsi in nebbia o scatenare una serie di colpi a velocità disumana.
Legacy of Kain: Defiance
Arriviamo così all'ultimo capitolo della saga, che a oggi è Legacy of Kain: Defiance, rilasciato su Playstation 2, Xbox e PC nel 2003. In questo gioco era possibile per la prima volta impersonare alternativamente sia Raziel che Kain attraverso una quindicina di capitoli in cui si dipanava una storia che rispondeva a buona parte degli interrogativi sollevati nei precedenti episodi, fino a giungere all'inevitabile incontro-scontro fra i due.
L'utilizzo dell'uno e dell'altro personaggio comportava chiaramente una serie di varianti al modo stesso di affrontare i vari livelli del gioco. Anche se di base il gameplay rimaneva invariato e dunque vedeva sempre un'alternanza di fasi esplorative ad altre di combattimento, le missioni che vedevano come protagonista Kain erano improntate maggiormente sull'azione nuda e cruda, e sugli scontri, con la parte perlustrativa limitata al ritrovamento di alcune chiavi o di alcuni tomi utili per potenziare la sua spada, mentre quelle in cui il giocatore controllava Raziel davano maggior risalto alla componente avventurosa, intesa come esplorazione, scoperta, risoluzione di puzzle, etc. In generale, comunque, grazie al rinnovato sistema di combattimento, entrambi potevano apprendere nuove mosse e combo durante l'avventura, con Kain che poteva contare pure sui poteri derivanti dalla telecinesi, che gli permettevano di scaraventare nemici dalla distanza oppure attivare particolari ingranaggi, e Raziel che poteva affidarsi all'uso della solita Mietitrice d'Anime, come da consuetudine indispensabile per la risoluzione di alcuni puzzle, e sulla possibilità di passare in maniera (quasi) indolore tra il mondo reale e quello spettrale per superare ostacoli apparentemente insormontabili. Il prodotto peccava però di una certa linearità di fondo, di una telecamera non precisissima e di un livello di sfida non troppo elevato, difetti ben visibili che venivano per fortuna in parte mitigati (anche se non completamente) dalla trama e dal sistema di gioco. Probabilmente anche per questo motivo, a detta di molti è questo il capitolo meno riuscito dei tre di Soul Reaver.
La nostra carrellata su Legacy of Kain si ferma comunque qui, come detto in apertura di articolo in speranzosa attesa di qualche notizia su un eventuale nuovo episodio della serie. Non ci resta come sempre in questi casi che incrociare le dita.