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Sangue e arena

Un'espansione gratuita aggiunge il multiplayer competitivo all'offerta di E.Y.E: Divine Cybermancy

SPECIALE di Tommaso Pugliese   —   13/05/2013

Non è stato semplice confrontarsi con un prodotto come E.Y.E: Divine Cybermancy. A quasi due anni di distanza dall'uscita del gioco su Steam, ci siamo ritrovati a fare nuovamente un giro con l'originale FPS / RPG sviluppato da Streum On Studio, analizzandone a mente fredda i punti di forza e i limiti in occasione dell'uscita di Blood Games, l'espansione gratuita che aggiunge alla campagna single player e alla co-op due ulteriori modalità multiplayer, stavolta competitive: "Battle Royal" e "Team Artifact".

Sangue e arena

Facciamo dunque un passo indietro prima di entrare nello specifico dell'update. Il gioco ci mette nei panni di un agente E.Y.E al soldo della Secreta Secretorum, un'organizzazione che agisce nell'ombra (ma neanche poi tanto) per contrapporsi al regime totalitario della Federazione, nel quadro di una società futuristica molto diversa da quella che conosciamo. All'inizio della vicenda ci risvegliamo da soli, in una grotta, senza ricordare cosa sia successo. Tornati alla base dell'organizzazione, scopriamo non solo che tutti i compagni con cui eravamo in missione sono stati uccisi, ma anche di aver registrato un misterioso promemoria prima che la situazione precipitasse. Cos'è successo davvero? In che modo sono coinvolte le due fazioni contrapposte all'interno della Secreta? Che ruolo ha avuto la Federazione?

Sangue e arena

Sono domande a cui E.Y.E: Divine Cybermancy cerca di rispondere nell'ambito di una campagna in single player spesso e volentieri foriera di ulteriori interrogativi piuttosto che di risposte chiare, e che nella sua ambiguità narrativa riflette anche quelle che sono le peculiarità del gioco, capace di dividere la critica fra nette bocciature e opinioni entusiastiche, senza vie di mezzo o quasi. La nostra sensazione, nel luglio del 2011, era che gli sviluppatori avessero immaginato sulla carta un progetto che poi non sono stati capaci di concretizzare al meglio, a causa degli ovvi limiti di quella che rimane una produzione indipendente. Va letta in questa chiave l'implementazione di un'interfaccia onestamente pessima, di un'intelligenza artificiale basica per quanto concerne il comportamento dei nemici e di un comparto tecnico già allora al di sotto degli standard. Difetti che costituivano e costituiscono tuttora un argine rispetto a qualsiasi tentativo di approfondimento, e che dunque impediscono di godere dello spessore, delle sfaccettature contenutistiche e, in generale, dei pregi di questo titolo.

Quanto spazio intorno a me

Uno dei problemi della campagna in single player di E.Y.E: Divine Cybermancy era certamente rappresentato dal level design, in particolare dalla presenza di scenari inutilmente ampi e pieni di vicoli ciechi che rendevano la fase esplorativa piuttosto deludente. Persino il quartier generale della Secreta è talmente enorme da costringerci a impiegare interi minuti per raggiungere l'armeria oppure per interagire con personaggi che si trovano all'interno delle varie zone.

Sangue e arena

Correndo. Ebbene, l'introduzione delle modalità multiplayer competitiva non ha posto un argine in tal senso e le sei nuove mappe (sette, se consideriamo anche la versione "estesa" di una di esse) vantano dunque un'estensione molto generosa, che ben si sposa con la possibilità di organizzare partite per un massimo di trentadue giocatori ma che, di contro, risulta controproducente laddove non si riesca a trovare una quantità sufficiente di utenti online. Indovinate? È appunto quello che è capitato durante i nostri test, e la presenza di poche stanze "chiuse" non ha fatto che confermare la natura "underground" del gioco, che ora costa la metà rispetto al lancio (9,99 euro contro i 19,99 originali) ma evidentemente stenta a costruirsi un pubblico numeroso per via dei fattori a cui abbiamo fatto cenno in apertura. Ci sono comunque delle buone notizie, questo è innegabile, e riguardano la qualità del design dei nuovi stage, dall'aspetto decisamente più pulito rispetto a quelli dello story mode e con qualche soluzione di buon impatto visivo. Stiamo pur sempre parlando del Source e di un titolo indipendente del 2011, ma le differenze si vedono e fanno ben sperare per un eventuale sequel, con la speranza che gli sviluppatori decidano di concentrarsi su di un minor numero di elementi e, soprattutto, di ridisegnare da zero l'interfaccia.

Siamo libri di sangue

Le regole che caratterizzano le due nuove modalità sono piuttosto semplici. "Battle Royal" si presenta infatti come una variante del più classico dei deathmatch, un "tutti contro tutti" organizzato per round in cui ogni giocatore parte con un equipaggiamento random e ha l'obiettivo di eliminare chiunque gli capiti a tiro, cercando di totalizzare il maggior numero possibile di punti al termine della sessione. Alcune abilità PSI sono disattivate, in questo caso, per evitare problemi di bilanciamento. La nostra esperienza, pur limitata per via dello scarso numero di utenti online, si è rivelata positiva: con abbastanza persone sulla mappa ci si diverte, l'azione è frenetica e la conformazione degli scenari consente di fare un po' quel che si vuole, ritirandosi ed eventualmente sbucando dal lato opposto dopo aver percorso qualche tunnel.

Sangue e arena

La modalità "Team Artifact" si rifà invece al classico "cattura la bandiera" ed è una competizione per due squadre, nella fattispecie le fazioni contrapposte della Secreta, Jian e Culter. Ogni team ha il compito di recuperare gli artefatti e portarli nella base avversaria per "segnare", operazione che pone fine al round. Si può tuttavia vincere anche eliminando i nemici e portando a zero il numero di risurrezioni a loro disposizione. Nel caso della modalità "Team Artifact", la partita si apre con la selezione di una classe fra otto possibili varianti: Defensive End, molto resistente e specializzato dunque nel fare da argine alle sortite del team avversario; Linebacker, più agile e dunque adatto a fornire supporto in fase difensiva; Safety, una configurazione in stile ninja terribilmente rapida e letale; Offensive Guard, una classe resistente e dotata di attacchi melee dirompenti; Artifact Receiver, l'ideale per raccogliere gli artefatti e portarli dove desideriamo; Running Machine, una classe d'attacco piuttosto versatile; Cyber Controller, imbattibile quando si tratta di effettuare hack di vari dispositivi, alcuni dei quali possono decretare la vittoria della partita; Suppressor, infine, una classe pensata per l'attacco, discretamente veloce e resistente.

Concludendo...

Lo scarso numero di giocatori online, nonostante il rilascio dell'aggiornamento gratuito, è un macigno sulle potenzialità di Blood Games, un'espansione che arriva probabilmente in ritardo rispetto a quelle che potevano essere le tempistiche ideali ma che ha il merito di offrire ai possessori di E.Y.E: Divine Cybermancy una divertente variazione sul tema, con due modalità competitive non rivoluzionarie nelle loro meccaniche ma ben implementate, veloci, frenetiche e divertenti quando si trova un gruppo discretamente bilanciato e numeroso.

Sangue e arena

Come già detto, gli sviluppatori hanno fatto un buon lavoro per quanto concerne il design delle sei nuove mappe, che alternano corridoi metallici ("Arcturus"), ampi spazi all'aperto ("Mars Arena"), paesaggi suggestivi ("Rising Sun"), affascinanti strutture simmetriche su vari livelli ("Sepulchre"), soluzioni visivamente di grande impatto ("Sewer") e un doveroso richiamo agli spaccati urbani della campagna single player ("Street"). Se si tratta di un assaggio di quello che verrà con l'eventuale E.Y.E 2 non possiamo che esserne felici, ma è importante che l'impegno dei ragazzi di Streum On Studio si focalizzi sulla realizzazione di un'esperienza più asciutta e accessibile, ispirandosi magari a produzioni commerciali pur lasciando il giusto spazio all'originalità e alle innovazioni che questo titolo ha senz'altro messo sul tavolo.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore Intel Core i5 480M
  • 8 GB di RAM
  • Scheda video ATI Mobility Radeon HD 5650
  • Sistema operativo Windows 8

Requisiti minimi

  • Processore Pentium IV da 3 GHz, Athlon 64 3000+
  • 1 GB di RAM (Window XP), 2 GB di RAM (Windows Vista)
  • Scheda video ATI Radeon X800, NVIDIA GeForce 6600
  • 6 GB di spazio libero su hard disk
  • Sistema operativo Windows XP, Windows Vista, Windows 7
  • Connessione a internet a banda larga per il multiplayer

Requisiti consigliati

  • Processore Intel Core 2 Duo da 2,4 GHz, AMD Athlon 64 X2 4600+
  • 1 GB di RAM (Window XP), 2 GB di RAM (Windows Vista)
  • Scheda video ATI Radeon X1600, NVIDIA GeForce 7600
  • 6 GB di spazio libero su hard disk
  • Sistema operativo Windows XP, Windows Vista, Windows 7
  • Connessione a internet a banda larga per il multiplayer