Dopo una lunghissima gestazione - in Giappone è uscito più di un anno fa - Bravely Default si prepara finalmente a raggiungere anche i nostri scaffali.
La localizzazione del nuovo jRPG prodotto da Square Enix e sviluppato da Silicon Studio è rimasta in dubbio per moltissimo tempo, e il fatto che non se ne fosse parlato più per molti mesi neppure nei Nintendo Direct lasciava presagire che forse in Occidente non sarebbe mai arrivato. Poi, tra capo e collo, è arrivata una data: 6 dicembre 2013. Curiosamente, il giorno prima verrà pubblicato in Giappone un nuovo Bravely Default, sottotitolato For the Sequel, e che sostanzialmente è lo stesso gioco riveduto e corretto, arricchito da nuove sequenze narrative, bilanciamenti alle meccaniche, contenuti extra e quant'altro: tutte cose che troveremo nella nostra edizione europea, sottotitolata però Where the Fairy Flies, altro piccolo cambiamento rispetto alla release originale che si chiamava invece Flying Fairy. Confusi? Normale. Ma dato che in Europa si è deciso di fare le cose in grande, proponendo anche un'interessante edizione da collezione, ci è sembrato giusto tornare a parlare di quello che è stato definito "più Final Fantasy degli ultimi Final Fantasy".
Cristalli, fate e guerrieri della luce
Se qualche anno fa avete letto la nostra recensione di Final Fantasy: The 4 Heroes of Light, ricorderete che ci era piaciuto ma con parecchie riserve. Bravely Default doveva essere un seguito spirituale di quel jRPG dal sapore particolarmente vintage, ma poi qualcosa è cambiato e il nuovo titolo dei ragazzi di Silicon Studio (i creatori di 3D Dot Game Heroes) ha assunto un'identità propria, perdendo nel processo pure il riferimento al brand più importante di Square Enix.
Ironicamente, Bravely Default con Final Fantasy ha ancora talmente tanti punti in comune che quasi stupisce che non sia stato usato di nuovo come titolo. Tanto per cominciare, il producer è lo stesso Tomoya Asano che non si è occupato soltanto di The 4 Heroes of Light ma anche dei remake per Nintendo DS di Final Fantasy III e Final Fantasy IV, nonché del porting per PlayStation Portable di Final Fantasy Tactics. L'art director di Bravely Default, poi, è il mitico Akihiko Yoshida, che su Final Fantasy e spin-off ha lavorato più e più volte (oltre al summenzionato Final Fantasy Tactics, ad esempio, si è occupato del character design del recente reboot di Final Fantasy XIV). Alla sceneggiatura troviamo invece una new entry, e cioè Naotaka Ayashi, autore della storia di Steins;Gate, visual novel di successo dalla quale sono stati tratti fumetti, serie animate e tonnellate di merchandising. Il quadro artistico si completa con le musiche di Revo, leader della band nipponica Sound Horizon, e appare chiaro a questo punto che Bravely Default non è esattamente un jRPG di poche pretese. La storia, poi, lo conferma, perché parte dagli storici cliché del franchise Square Enix per prendere poi una piega tutta sua che sfocia nella meta-narrazione.
La protagonista si chiama Agnes Oblige ed è una sacerdotessa del cristallo del vento, incaricata di scoprire cosa stia sconvolgendo il mondo di Luxendarc. Tra una catastrofe e l'altra, Agnes scopre che un intero villaggio è stato inghiottito da una voragine, e si reca sul posto per scoprire come sia potuto succedere: lì incontrerà Tiz, unico superstite della tragedia, e una fatina di nome Airy. In men che non si dica si formerà un gruppo intenzionato a risolvere la crisi, al quale si uniranno ben presto anche altri due personaggi: lo smemorato Ringabel e la tenace Edea. Insomma, i canonici "guerrieri della luce" che dovranno ripristinare i cristalli degli elementi e salvare il mondo dall'altrettanto canonica forza sovrannaturale che vuole distruggere tutto. Una trama necessariamente scontata, quindi? Non proprio, perché a detta dei giocatori giapponesi che hanno portato a termine l'avventura Bravely Default riserva parecchie sorprese, sia in termini di caratterizzazione dei personaggi sia per quanto riguarda lo sviluppo della trama, ricca di colpi di scena e di momenti drammatici in netto contrasto con l'aspetto fiabesco del suo mondo e dei suoi eroi.
Il nuovo jRPG di Square Enix e Silicon Studio ha più in comune con Final Fantasy di quanto non sembri
Coraggioso per definizione
Si è ridacchiato sul titolo Bravely Default, accomunabile ai nomi strambi che Square Enix ultimamente usa spesso per i suoi giochi, ma in realtà il significato non è propriamente quello che ci si aspetterebbe. Quel Default, infatti, non va inteso col significato comune di "predefinito": in questo caso esprime infatti il concetto di "mancanza d'azione" e si riferisce proprio a una delle meccaniche principali del sistema di combattimento del gioco. Certo, titolo e sottotitolo restano quantomeno bizzarri comunque, ma vale la pena chiarire la questione. Il sistema di combattimento presenta un'impostazione molto classica, con il gruppo degli eroi schierato da una parte e i nemici schierati dall'altra. L'ordine di attacco fa riferimento alla velocità dei singoli personaggi, e il giocatore seleziona da un classicissimo menu l'attacco o la magia che si desidera effettuare. C'è però anche un'opzione particolare, ed è quella a cui fa riferimento il titolo: si può infatti non agire e mettere da parte quel turno fino a un massimo di tre volte, per poi scaricare tutti i turni "risparmiati" in un colpo solo, attaccando per esempio fino a tre volte nello stesso momento. Come se non bastasse, è possibile sfruttare lo stesso bonus immediatamente, senza aver prima atteso i turni necessari, ma di contro il personaggio in questione sarà costretto a restare indifeso e più vulnerabile del solito per i tre turni successivi. Anche i nemici possono sfruttare questa meccanica, di conseguenza i combattimenti assumono un aspetto molto più strategico di quanto non appaia inizialmente, con il giocatore che deve attentamente scegliere come agire e se sfruttare o risparmiare i turni extra.
Bravely Default, inoltre, fa leva su un sistema di vulnerabilità e resistenze simile a quello visto in The 4 Heroes of Light, quindi è probabile che gli scontri saranno piuttosto ostici fin dai primissimi momenti di gioco. Ed è proprio in questo campo che troviamo un altro punto di contatto tra i due giochi e la serie Final Fantasy, e cioè il "job system" che in The 4 Heroes of Light si basava sui copricapi e in Bravely Default su dei particolari manufatti chiamati Asterisk. Concettualmente, funziona più o meno come Final Fantasy V, con i personaggi che possono cambiare a piacimento classe (o job, appunto) e aumentarla di livello singolarmente, apprendendo via via nuovi incantesimi e incrementando le statistiche relative. Tuttavia, è possibile selezionare anche un job secondario che non guadagnerà esperienza ma che permetterà comunque al personaggio di utilizzarne le abilità e le magie già apprese: un Black Mage, per esempio, potrebbe utilizzare come secondo job quello del White Mage, e accedere in combattimento sia ad incantesimi offensivi sia ad incantesimi curativi. La maggior parte dei job, però, si dovrà sbloccare completando svariate missioni facoltative e sconfiggendo boss opzionali: è possibile completare il gioco soltanto con i job offerti dalla storia principale, ma in quel caso si perderebbe gran parte del divertimento e della profondità strategica da un sistema che, dopo tanti anni, continua ad avere qualcosa da dire. Grazie a questi presupposti e a un comparto tecnico apparentemente incantevole, Bravely Default: Where the Fairy Flies si preannuncia come uno dei titoli più interessanti dell'imminente periodo natalizio, e del quale non mancheremo di proporvi la recensione il prima possibile.
CERTEZZE
- Staff creativo di tutto rispetto
- Il job system è sempre una garanzia
DUBBI
- Sarà davvero all'altezza dei migliori Final Fantasy?
- Speriamo non sia troppo "retrò" come The 4 Heroes of Light