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Un ring per JoJo

Abbiamo provato il picchiaduro ispirato all'omonimo manga di Hiroiko Araki: ecco le nostre impressioni

PROVATO di Simone Marcocchi   —   31/03/2014
Un ring per JoJo

Si torna negli studi Bandai Namco di Milano per provare la versione, ormai definitiva, del folle titolo che vede come protagonisti la famiglia Joestar e i bizzarri personaggi che ruotano intorno ad essa. Giusto perché lo sappiate, nella sola Italia il fumetto, le cui origini risalgono al lontano 1987, conta su un numero di adepti che si aggira sui seimila lettori. Che siate o meno fan della saga de Le bizzarre avventure di JoJo, con questo titolo, in esclusiva per PlayStation 3, ci sarà parecchio pane per i denti degli irriducibili del genere picchiaduro, tenendo conto che, in un primo rapido giro che ci è stato possibile fare, è parso come la qualità generale del lavoro svolto sia davvero di prim'ordine. Qualora non ne foste a conoscenza, è importante sottolineare che la penisola nostrana - tra Venezia, Napoli, Roma e Firenze - è teatro di molte di queste avventure durante la quinta serie e proprio per questo avremo un'immagine speciale sulla confezione che ritrae sullo sfondo il Colosseo. Verranno anche distribuite poche ma costosissime versioni Super Limited Edition (con statuette formate da 6000 Swarovski e dal valore stimato intorno ai duemila euro) il cui ricavato andrà tutto in beneficenza alla onlus Make a Wish: l'unica che verrà venduta in Italia l'abbiamo potuta vedere dal vivo e fa sicuramente la sua figura.

Arriva su PlayStation 3 la famiglia tirapugni-Joestar: non fateli arrabbiare!

JoJo chi?

Prima di esprimere le nostre impressioni, cercheremo di riassumere brevemente quali sono le caratteristiche peculiari che andremo sviscerare nella futura recensione. Oltre al fatto, come abbiamo accennato, che sia un picchiaduro, è importante sottolineare che la storia attraversa l'arco narrativo del manga tra il primo e l'ottavo capitolo della serie. Il ventaglio di personaggi con i quali cimentarsi nelle arene messe a disposizione vanterà un numero complessivo di quarantuno soggetti, nove dei quali distribuiti attraverso DLC dedicati.

Un ring per JoJo

Non ci si potrà sicuramente annoiare nemmeno con i differenti stili di combattimento: Stand, Ripple, Vampire, Mode e Riding andranno a determinare la vasta quantità di attacchi dei vostri avatar. Le arene, veri e propri teatri in cui darsi battaglia, per quanto le prime che abbiamo visitato siano piuttosto aperte e prive di fronzoli, giocano anche sulle divertenti Stage Gimmick, ovvero la possibilità di sfruttare degli oggetti lasciati a terra o facenti parte degli scenari per colpire gli avversari. I Movimenti Stilosi dei combattenti non sono solo una voce scelta dal marketing, ma una vera e propria delizia: parate nel tempo corretto, ad esempio, e potrete schivare con le mosse assurde e sopra le righe che già conoscete dal manga. Che li vogliate chiamare Heart Heat Attack e Great Heat Attack ha poca importanza, è l'effetto finale quello che conta. Eseguire o subire attacchi vi permetterà di raccogliere sufficiente "energia" da scatenare un poderoso mega attacco, nel quale concatenare altre combo (nel nostro caso siamo riusciti a infliggere 75 colpi di seguito ma non è difficile arrivare oltre i 90). Se per caso poi non ne aveste abbastanza del single player e delle sfide in locale, sarà comunque presente una campagna online (della quale non si sa ancora nulla) che se dovesse essere ben costruita e supportata dai server potrebbe davvero regalare moltissime ore a tutti quelli che vogliono sfidare online i propri amici.

Questione di stile

Non sappiamo quanti di voi siano attenti alla moda, ma è certo lo stile unico di questo manga (oltre alla sua vastissima distribuzione nel mondo) ha interessato in modo particolare Gucci, che ha deciso di mostrare nelle boutique di New York della propria firma tavole e abiti ispirati all'opera di Araki. Perfino Converse non si è lasciata sfuggire l'occasione di realizzare una versione ad hoc delle calzature con gli elementi tipici della serie.

Un ring per JoJo

Facciamoci male

Dopo aver agguantato saldamente il pad e averle prese praticamente da chiunque si trovasse nella sala, possiamo dire senza ombra di dubbio che, per quanto abbiamo visto, il titolo appare davvero molto solido, dimostrando di avere moltissime frecce al proprio arco. La tecnica in cel shading (simile a quella di Street Fighter 4 con il filtro a "inchiostro") con la quale sono stati trasposti in pixel i personaggi, risulta fin da subito molto vicina alle tavole di Hirohiko Araki, senza contare che le animazioni degli stessi, comprese le folli movenze di alcuni, vi strapperanno più di un sorriso. Nonostante il team che ha portato alla luce questo gioco, leggasi CyberConnect2, porti la firma del grande Hiroshi Matsuyama, colui che avete conosciuto per il bellissimo Naruto: Ultimate Ninja Storm, questo lavoro è riuscito a distaccarsi dalla sua ultima creatura, sia per lo stile sia per la tecnica di combattimento. Se infatti in Naruto bastava spesso una pressione selvaggia e casuale sul controller per portare a casa una vittoria, in questo caso l'operazione sarà decisamente più ostica. La direzione presa dagli sviluppatori è infatti ricaduta verso un bilanciamento tra la profondità di un titolo più tecnico, soprattutto nella precisione e nelle tempistiche con le quali eseguire l'azione, e la quantità di mosse disponibili. Una nota, circolante nella sala, vuole inoltre che la versione che arriverà sul nostro mercato sia già ottimizzata e bilanciata rispetto a quella giapponese presente sul suolo nipponico da tempo. Se l'esperienza online, per la quale non ci è stato possibile fare alcun test, verrà garantita da server adeguati ad avere una solida componente multiplayer, avrete la ciliegina sulla torta di un ottimo picchiaduro.

CERTEZZE

  • Perfetta trasposizione dei personaggi dal fumetto al gioco
  • Ottime animazioni e fluidità dei combattimenti
  • Via di mezzo tra casual e tecnico
  • Roster corposo

DUBBI

  • Alcune combo potrebbero essere davvero troppo letali rispetto ad altre
  • L'online è ancora un bel punto interrogativo