Jim Ryan ha parlato di innovazione e di nuovi modi per valorizzare l'offerta ludica di PlayStation 4 durante la conferenza Sony della GamesCom 2014. Nel presentare l'update 2.0 per la console, in arrivo questo autunno, il presidente e CEO di SCEE ha citato le nuove caratteristiche social e la possibilità di condividere i propri video di gameplay su YouTube, ma soprattutto ha annunciato quella che l'azienda nipponica ritiene in assoluto la feature più interessante inclusa nell'aggiornamento di sistema: Share Play.
Di che si tratta? Fondamentalmente è un servizio di condivisione per i giochi, che consentirà a qualsiasi possessore di PlayStation 4 abbonato a PlayStation Plus di invitare un amico (a sua volta utente Plus) per consentirgli di utilizzare la sua console e la relativa libreria di giochi in streaming, senza dover effettuare alcun download, con la sola esclusione delle applicazioni che sfruttano periferiche extra rispetto al DualShock 4. Ryan ha proposto l'immagine di un passaggio di controller da una persona all'altra, che però in questo caso avverrà in modo del tutto virtuale, e dichiarato che tale feature consentirà di cimentarsi con partite in modalità multiplayer cooperative o competitive, ma con l'indubbio vantaggio di poter condividere un contenuto che normalmente dovrebbe essere posseduto da entrambe le persone. A una settimana di distanza sono spuntati nuovi dettagli su Share Play a disegnare il quadro di un progetto ancora non perfettamente chiaro nelle sue funzionalità. Vediamo dunque di fare il punto della situazione in base a ciò che sappiamo.
Cerchiamo di capire se questo Share Play è veramente la feature definitiva per PlayStation 4
Tiè, gioca
Il famoso video in cui Shuhei Yoshida e Adam Boyes illustravano la complessa procedura per prestare ad un amico un gioco per PlayStation 4 ancora ce lo ricordiamo bene, visto che fu solo uno dei tanto sfottò nei confronti di una Microsoft che sembrava inanellare decisioni sbagliate prima del lancio di Xbox One e che ha poi effettuato altrettante inversioni a "U" per cercare di porvi rimedio. [img id=423325 pos=d size=i+nline text=]Ebbene, il concetto alla base di Share Play è fondamentalmente lo stesso, seppure a distanza e in streaming: come un piccolo PlayStation Now che viene trasmesso dalla nostra console a quella di un altro utente anziché da uno dei server Sony. Durante la conferenza della GamesCom 2014, Jim Ryan ha effettuato una presentazione di massima, senza entrare nei dettagli di come questo meccanismo effettivamente funzionerà, e ancora oggi attorno ad esso ci sono delle incertezze e dei punti non chiari. Tuttavia il già citato Shuhei Yoshida ha fornito ulteriori informazioni nel corso di un'intervista rilasciata a Famitsu: "Mettiamo ad esempio che un mio amico possieda un gioco e io no. Gli chiedo di farmelo provare, e se lui mi manda un invito potrò accedere alla sua PlayStation 4 e giocare mentre i contenuti video vengono trasmessi da una console all'altra", ha detto il boss di Sony Worldwide Studios. "Potete considerarlo un PlayStation Now in miniatura", ha aggiunto, specificando inoltre un elemento molto importante: "Non c'è alcun bisogno che gli sviluppatori modifichino i propri giochi per renderli compatibili con Share Play." Ciò significa che l'intera ludoteca di PlayStation 4, come detto al netto delle applicazioni che usano periferiche aggiuntive come microfono e videocamera, è già pronta per lo streaming, che verrà evidentemente gestito dal software di sistema.
I possibili limiti
Share Play si pone come una feature indubbiamente interessante, su questo non c'è nulla da discutere. Tuttavia è chiaro che anch'essa dovrà sottostare a delle limitazioni, e nel caso specifico dell'Italia viene subito in mente la qualità media delle nostre connessioni: lo streaming di contenuti ad alta definizione potrebbe non essere agevole se si dispone di scarsa banda in upload, e allo stesso modo un tempo di latenza eccessivo potrebbe pregiudicare la godibilità dell'esperienza.
Ryan e Yoshida non hanno ovviamente considerato questo fattore, ma a quanto pare il servizio implica ulteriori problematiche di natura pratica, che nello specifico smentirebbero il concetto di "giochiamo insieme sulla mia PlayStation 4" espresso durante la GamesCom. Un rappresentante di Sony ha infatti spiegato a Kotaku che durante lo streaming la console verrà effettivamente utilizzata dall'utente che abbiamo invitato e sarà per noi impossibile usarla a nostra volta, anche se ciò stride con quanto illustrato da Jim Ryan in termini di multiplayer cooperativo o competitivo alla GamesCom. Al di là di questo aspetto controverso, che certamente verrà chiarito nelle prossime settimane, spiccano però alcune limitazioni: "In Share Play l'ospite (ovvero la persona che non possiede il gioco) prende possesso dell'account dell'ospitante (la persona che possiede il gioco) e quindi non può salvare alcun dato sulla propria console", ha dichiarato il rappresentante della casa nipponica. Il che fa assumere al servizio i contorni di una demo, interpretazione avvalorata anche da un limite d'uso temporale di sessanta minuti. Ora, se anche i sessanta minuti in questione non costituissero un vincolo giornaliero, che senso avrebbe giocare altri sessanta minuti se nel frattempo non ci è stato possibile salvare la posizione? Un altro dettaglio da chiarire, insomma, per una feature che in ogni caso nasconde un enorme potenziale e che potrebbe contribuire ulteriormente ad aumentare la base installata di PlayStation 4 nonché gli abbonamenti a PlayStation Plus.