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Steam, impara da GOG!

Cosa il negozio di CD Projekt fa meglio di quello di Valve

SPECIALE di Simone Tagliaferri   —   13/03/2016

Steam è una realtà consolidata e positiva del mercato PC. Anzi, diciamo meglio: Steam è la quasi totalità del mercato PC, al punto che molte grandi realtà pubblicano solo lì i loro titoli. Dopo un avvio lento, il negozio di Valve ha preso sempre più piede diventando il punto di riferimento per tutti. Le sue qualità sono evidenti e con gli anni la piattaforma si è arricchita di tali e tante opzioni da essere diventata irraggiungibile. Per molti giocatori PC Steam è diventato un requisito essenziale per un videogioco. Molti non acquistano finché ciò che vogliono non è arrivato sulla piattaforma di Valve. Ci troviamo a osservare un monopolio di fatto, di fronte al quale i concorrenti arrancano. Addirittura ad alcuni si imputa la colpa di voler far da soli (vedere Electronic Arts con Origin e adesso Microsoft con il suo Store). Eppure ci sono delle realtà alternative che si stanno ritagliando la loro fetta di mercato, andando a migliorare proprio alcuni degli aspetti più controversi delle politiche di Valve. Ad esempio i responsabili di GOG devono aver esaminato con grande attenzione quali sono i punti deboli di Steam, offrendo di volta in volta novità pensate per convincere gli insoddisfatti a fare il salto della barricata (o quantomeno a considerare che si può giocare anche oltre il client di Valve). In questo speciale vogliamo indicare alcune delle caratteristiche che il colosso Steam dovrebbe copiare dal più minuto ma agguerrito GOG.

Scoprite in questo speciale cosa Steam dovrebbe copiare da GOG per funzionare meglio

Filtro d’ingresso al negozio

Una delle caratteristiche più discusse di Steam è l'attuale mancanza di filtri all'ingresso per i videogiochi che finiscono in vendita. In realtà uno ce n'è, Greenlight, ma tra compravendita di voti e poca serietà di sviluppatori e utenti, si è spesso assistito a situazioni paradossali in cui dei titoli apparentemente validi sono rimasti al palo, mentre altri assolutamente impresentabili hanno finito per ottenere la luce verde.

Niente filtri d'ingresso e questo finisce in vendita
Niente filtri d'ingresso e questo finisce in vendita

Il tutto si è tradotto in un afflusso costante di spazzatura nel negozio, con relativo caos per gli utenti normali e per chi vorrebbe lanciare il suo gioco ben rifinito senza essere sommerso da quelli che spesso sono meri esperimenti di programmazione andati male, come Bubonic: Outbreak o Jumpix Jump, tanto per fare due esempi recenti. Ovviamente non è un problema insormontabile e non vogliamo farla più tragica di ciò che è, visto che basta ignorarli e si riesce a vivere benissimo, ma a volte viene da chiedersi se non sarebbe il caso che Valve ponga delle barriere d'ingresso un po' più spesse e resistenti, che vadano oltre le linee guida usate finora. Di fatto l'unico criterio che rende certa l'esclusione dal negozio di Gabe e soci è la rappresentazione esplicita del sesso, visto che anche delle prese in giro come Rock Simulator hanno trovato la strada della vendita. GOG da questo punto di vista si mantiene più puro, facendo un grosso lavoro di scrematura all'ingresso molto apprezzato da alcuni utenti. Certo, la scelta di titoli è minore rispetto a Steam, ma il catalogo ne risulta valorizzato e, soprattutto, si è certi che acquistando qualcosa sia quantomeno giocabile. Insomma, c'è quel famoso controllo qualità che molti store online si sognano di fare, preferendo favorire la lievitazione della quantità delle transazioni con un afflusso costante di titoli, anche mal funzionanti.

Gestione dei giochi ancora in sviluppo

Uno degli aspetti più deboli di Steam, dovuto anche alla mancanza di filtri d'accesso alla vendita dei prodotti, che non sia l'inutile Greenlight, è la gestione dei giochi ancora in sviluppo, quelli cioè che finiscono nella sezione 'Accesso Anticipato'.

Montas: qualcuno dovrebbe davvero controllare i giochi che finiscono nell'Accesso Anticipato
Montas: qualcuno dovrebbe davvero controllare i giochi che finiscono nell'Accesso Anticipato
La politica dei rimborsi di GOG per i titoli in sviluppo è rigorosissima e tutela gli utenti
La politica dei rimborsi di GOG per i titoli in sviluppo è rigorosissima e tutela gli utenti

Teoricamente si tratta di un'ottima possibilità per gli sviluppatori e per gli utenti, che consente ai primi di lanciare le loro opere prima di concluderle, così da iniziare a vedere soldi e feedback in anticipo, e ai secondi di acquistare videogiochi che li attirano particolarmente, finanziando i team che li realizzano e seguendone più da vicino l'evoluzione. In moltissimi casi il sistema ha funzionato e funziona, ma a volte la mancanza di un filtro ha fatto arrivare su Steam titoli che non avevano alcuna possibilità di essere conclusi, o altri in uno stato definibile come embrionale (ad esempio questo Perraw - FPS the Clone War Alpha, o Montas, fermo ormai da due anni). Ci sono stati addirittura dei tentativi di truffa, come alcuni giochi realizzati con le risorse standard di Unity spacciati come Alpha. Sono rischi calcolati, si dirà. Certo, ma è innegabile che porre delle barriere d'ingresso li ridurrebbe. Ad esempio basterebbe imporre che i giochi in Accesso Anticipato siano almeno in fase Alpha (quella vera, non quella che viene apposta per marketing davanti a qualsiasi build funzionante), ossia che siano giocabili dall'inizio alla fine, pur non avendo tutte le risorse definitive (grafiche e sonore), e si eviterebbero lanci balbettanti. Oppure si potrebbe rendere la rimborsabilità di acquisti del genere diversa e più agile rispetto a quella dei giochi completi. Anche qui GOG si comporta molto meglio di Steam, almeno dal punto di vista del rispetto del suo ruolo e di quello del cliente. Intanto non accetta tutti i giochi, ma valuta internamente quelli da inserire nel suo catalogo. Certo, questo limita un po' la scelta, ma dà anche una certa sicurezza: acquistando un gioco in sviluppo su GOG, si è certi che qualcuno lo abbia già provato e valutato, prima di dargli l'accesso al negozio. Altro punto importante è la politica dei rimborsi. Trattandosi di titoli non finiti, GOG offre ben quattordici giorni per valutarli, prima di chiedere eventualmente il rimborso dei soldi spesi, senza che vengano poste domande e senza che si abbiano limiti sul giocato. Si tratta di un fattore importante perché dà una grossa sicurezza all'acquirente e spinge gli sviluppatori ad aggiornare spesso i loro titoli, in modo da far capire che non li hanno abbandonati. Insomma, in questo modo si sviluppa una fiducia reciproca, con l'acquirente che non finisce per temere di aver buttato i suoi soldi.

Politica dei rimborsi dei titoli completi

Come abbiamo visto GOG gestisce meglio di Steam i rimborsi dei titoli ancora in sviluppo. Allo stesso tempo è più attenta nel tutelare i prodotti finiti, dietro cui ci sono aziende e vite di persone.

È giusto poter chiedere un rimborso se si è finito un gioco?
È giusto poter chiedere un rimborso se si è finito un gioco?

In verità fu GOG, insieme a Origin, a introdurre la formula soddisfatti o rimborsati nel mondo del commercio digitale di videogiochi, ma a precise condizioni: il gioco non deve funzionare o non lo si è ancora scaricato. Steam di suo ha stabilito la ridicola regola delle due ore (i rimborsi sono richiedibili se si è sotto le due ore di gioco), che ha creato una serie di storture cui ancora non ha dato una risposta. Se è giusto garantire la possibilità per gli utenti di chiedere i loro soldi indietro di fronte a titoli non finiti o non funzionanti (ma qui si torna allo scarso controllo qualità operato da Valve), sarebbe altrettanto giusto che il prodotto fosse tutelato, altrimenti si favoriscono situazioni paradossali come quella dell'adventure Firewatch, in cui un utente che aveva finito e apprezzato il gioco si chiedeva se non fosse il caso di chiedere comunque il rimborso, perché tanto stava sotto le due ore. La richiesta non è tanto di non dare rimborsi, che in molti casi sono sacrosanti, quanto di introdurre dei criteri più razionali. Ad esempio un gioco di cui è presente una demo non dovrebbe essere rimborsabile, se non per motivi tecnici, così come uno che si è finito. Ma questi sono soltanto due esempi tra i molti fattibili per mettere qualche toppa a un sistema che fa acqua da tutte le parti.