Ormai PlayStation 4 Pro è in commercio da diversi mesi e Xbox One X è stata ufficialmente presentata. La prima ha fatto registrare vendite buone, ma non eccezionali, senza incidere più di tanto sull'andamento della generazione. Stando a Sony per ogni cinque PlayStation 4 vendute, una è una PlayStation 4 Pro. Xbox One X ha invece goduto di un'accoglienza decisamente turbolenta, nonostante l'eccitazione dei mesi precedenti. Insomma, le console di metà generazione si sono ormai palesate, ma un dubbio sta attanagliando un po' tutti, anche quelli che le avevano accolte con grande ardore: servono a qualcosa? Si tratta di una domanda dalla risposta meno scontata di quel che si creda, nonostante si stia parlando della prossima generazione di macchine da gioco, con PlayStation 5 che si fa sempre più concreta. Il rischio, nemmeno troppo velato, è che PlayStation 4 Pro e Xbox One X passino senza lasciare alcun segno, ossia che le loro potenzialità rimangano completamente inespresse, castrate dal non avere titoli dedicati.
In effetti dopo mesi di PlayStation 4 Pro, se qualcuno si chiedesse quali giochi ne sfruttino le caratteristiche tecniche, gli sarebbe risposto che solo Horizon Zero Dawn ha fatto vedere qualcosa. Tutti gli altri, a partire dai tripla A, hanno praticamente ignorato Pro, limitandosi a realizzare delle patch correttive che aumentano la risoluzione e aggiungono qualche effetto. Paradossalmente l'unico titolo recente che tenta di sfruttarla con criterio è il souls-like The Surge, non certo un prodotto di primo piano. Insomma, sembra che le parole di Jim Ryan, il presidente di SCEE, secondo cui gli sviluppatori devono comunque puntare al minimo comune denominatore quando pianificano il loro lavoro, siano quantomai realistiche. Peccato che riguardino anche la sua console del cui primato tecnologico Sony si è vantata fino alla presentazione di Xbox One X: "Se sei un grande publisher, è un approccio perfettamente razionale, perché ti ritrovi a dover sviluppare il software in una versione unica. Non si sviluppa un prodotto a un certo livello e poi vi si aggiunge altro lavoro per poterlo portare ad un livello più evoluto". Difficile dire se con Xbox One X cambierà qualcosa.
E se non ci avessimo capito nulla?
E se tutto quanto espresso sopra fosse un semplice abbaglio? Se in realtà tutti i ragionamenti fatti sulla generazione di mezzo fossero frutto di un grosso fraintendimento? Noi videogiocatori abbiamo la brutta abitudine di affidarci a degli schemi molto limitati quando ragioniamo sulla nostra industria. L'equazione che fanno molti è semplice: se le nuove console hanno pochi giochi che le sfruttano sono sostanzialmente inutili. Ma proviamo ad aggirare l'ostacolo e cambiamo completamente punto di vista. In primo luogo ricordiamo che sia Sony, sia Microsoft non hanno mai accennato a titoli esclusivi per le console di mezza generazione e tanto meno di rivoluzioni. Hanno solo parlato di un miglioramento tecnologico, con Sony che ha sempre tenuto a ribadire che tutti i giochi per Pro avrebbero girato anche su PlayStation 4 normali e Microsoft che ha precisato in più occasioni come gli sviluppatori non avrebbero dovuto fare alcun lavoro supplementare per realizzare le versioni Xbox One X dei loro giochi, potendo sfruttare le risorse già create per PC.
Insomma, anche solo tenendo in considerazione questi elementi di analisi appare chiaro come l'obiettivo di entrambi i produttori non sia in realtà mai stato quello di soppiantare, ma di affiancare: sia Sony che Microsoft sapevano e sanno che i modelli avanzati venderanno complessivamente meno di quelli standard e che nessuno sviluppatore ci produrrà mai delle esclusive o dedicherà sforzi particolari per realizzare contenuti supplementari che sarebbero ad appannaggio di una minoranza. Sarebbe una follia rinunciare alla base utenti totale di ogni ecosistema, mirando soltanto a soddisfarne una frazione. L'inganno nasce da qui: il mercato ha delle regole e si muove chiaramente in una certa direzione, chiaramente espressa, ma poi le console devono essere vendute e per farlo sono state presentate anche per quello che non sono e che non saranno mai. Così quelle che sono soltanto delle macchine di rinfresco della generazione attuale hanno finito per essere comunicate in pompa magna come delle nuove console, quando concettualmente non lo sono mai state. Il difetto principale è ragionare sempre delle illusioni e mai della realtà.
L’utilità della mezza generazione
Eppure l'esperienza avrebbe dovuto suggerirci che era fuori luogo avere delle aspettative eccessivamente elevate. Quale esperienza? Be', quella di Nintendo con la console di metà generazione New Nintendo 3DS, ad esempio, le cui caratteristiche avanzate rispetto ai modelli normali non sono mai state completamente sfruttate dagli sviluppatori. Nintendo stessa, dopo un blando supporto, ha rinunciato a produrre contenuti esclusivi per essa. Eppure il New Nintendo 3DS a qualcosa è servito: ha creato una gerarchia più marcata tra le offerte, permettendo a Nintendo di soddisfare acquirenti di ogni tipo con fasce di prezzo che partono da un prodotto base di circa cento euro a uno premium che ne costa duecento e più. In questo modo non ha svalutato completamente il Nintendo 3DS, allungandone di fatto la vita commerciale e rendendo più sfumato il passaggio alla generazione successiva. Se rapportiamo questa esperienza a PlayStation 4 Pro e Xbox One X cosa otteniamo? Qualcosa di simile: abbiamo due console più potenti che non saranno mai davvero sfruttate, ma che al contempo consentono a Sony e Microsoft di interessare chi può permettersi dei prodotti di prezzo elevato, clienti fermi dal lancio dei primi modelli, e contemporaneamente di gestire con più aggressività i prezzi dei prodotti d'ingresso.
Vuoi il meglio? Spendi quattrocento o cinquecento euro. Ti accontenti? Spendine duecentocinquanta o addirittura duecento, in caso di sconti eccezionali. È un po' quello che succede da sempre in molti altri mercati tecnologici, dove sono presenti contemporaneamente prodotti dalle fasce di prezzo più disparate (vedere telefonia, o anche televisori). Le due console hanno avuto anche un altro effetto, da non sottovalutare: hanno rinfrescato l'interesse verso l'intera generazione, nel momento in cui ne sta iniziando l'inevitabile fase calante, ossia ora che sta subentrando la stanchezza degli acquirenti della prima ora, con quelli della seconda fisiologicamente propensi a spendere meno. Così invece, chi può o semplicemente vuole spendere di più, comprerà i nuovi modelli e cercherà sicuramente dei prodotti con cui sfruttarli, rivitalizzandosi (e rivitalizzando la sua carta di credito). È come se fosse la riattivazione dell'intero ciclo, seppur con una magnitudo inferiore rispetto all'inizio della generazione. Questi clienti sono anche quelli che non si faranno problemi ad acquistare la console di nuova generazione quando sarà lanciata. Insomma, sono quelli che si possono spremere di più, garantendo un passaggio generazionale più sfumato, finanziariamente parlando. In conclusione, è probabile che dal punto di vista della maggior parte dei videogiocatori la mezza generazione sia superflua e quasi dannosa, ma la realtà è che probabilmente si pone obiettivi molto diversi da quelli che si crede si dovrebbe porre, senza contare gli obiettivi specifici di ogni produttore. Ad esempio Sony vuole dare agli acquirenti dei suoi televisori 4K qualcosa con cui sfruttarli, mentre Microsoft mira ad avere quel primato tecnologico che ha segnato gran parte del successo di PlayStation 4 su Xbox One negli anni passati. Quindi è probabile che l'intera operazione stia ottenendo dei risultati anche se noi non riusciamo a vederli.