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La recensione di Jessica Jones, stagione due

La super investigatrice della Marvel torna su Netflix per indagare sul suo passato

SPECIALE di Christian Colli   —   11/03/2018

Beve come una spugna, tratta tutti come zerbini, non le interessano le relazioni sentimentali stabili e accetta solo i casi che le piacciono, cioè quelli con cui può guadagnare di più: sono passati due anni da quando Netflix ha pubblicato la prima stagione della serie, ma Jessica Jones non è cambiata di una virgola. Il mondo intorno a lei sì, però. A parte il fatto che qualche mese fa ha lottato coi Defenders nell'omonima serie, adesso tutti sanno che la detective privata della Alias Investigazioni ha i super poteri e questa, per una come Jessica, è soltanto un'altra rogna. Con questi presupposti, non dovrebbe stupire nessuno se la seconda stagione di Jessica Jones ha esordito sulla popolare piattaforma digitale nel giorno in cui si festeggiano le donne: il personaggio creato da Brian Michael Bendis nel 2001 rovescia totalmente il luogo comune del sesso debole, ma è anche l'unica eroina Marvel ad avere un ruolo da protagonista in una serie tutta sua. A dirigere queste nuove tredici puntate, inoltre, sono state tredici registe diverse, ma sempre sotto l'attenta supervisione della showrunner Melissa Rosenberg, la quale è riuscita nella difficile impresa di portare in TV una storia complicata come quella di Jessica Jones, adattandola alle atmosfere "realistiche" delle serie Marvel prodotte da Netflix con un'originale impronta neo-noir. Avrà fatto centro anche con questa seconda stagione?

La trama, in pillole e senza anticipazioni

Lo scontro tra Jessica (Krysten Ritter) e Kilgrave (David Tennant), nel finale della prima stagione, ha avuto ripercussioni importanti sulla vita della ragazza: sono in molti a chiederle aiuto, ora che sanno che è una "potenziata". Anche se non lo vuole ammettere, fa comodo avere un assistente come il suo vicino di casa Malcolm (Eka Darville) ma c'è anche qualcuno che vuole farle chiudere bottega e qualcun altro che vuole semplicemente sfrattarla. E siccome di problemi non ce n'è mai abbastanza, ci si mette pure la sua migliore amica Trish (Rachael Taylor), che intende scoprire a tutti i costi in che modo Jessica ha acquisito i suoi poteri quando è stata salvata dall'incidente che ha sterminato la sua famiglia. Sarà proprio questa indagine a sollevare un vespaio, perché la società che ha fatto esperimenti su Jessica - e su chissà quanti altri pazienti ignari - sembrerebbe intenzionata a coprire le proprie tracce in ogni modo, anche disseminando cadaveri per tutta la città. Jessica dovrà dunque scavare nel suo passato, ma questa volta la sua testardaggine potrebbe mettere in pericolo le poche persone a cui tiene davvero.

La recensione di Jessica Jones, stagione due

Una stagione tra alti e bassi

Jessica Jones è una serie Marvel molto diversa dalle altre: nonostante non manchino le scene movimentate, le puntate sono avare di scazzottate o combattimenti, non ci sono arti marziali come in Daredevil o minacce su scala mondiale come quelle affrontate da Coulson e i suoi Agents of S.H.I.E.L.D. Stiamo parlando di una serie investigativa, quasi un "crime drama" in cui si dà un risalto decisamente maggiore ai dialoghi, alle relazioni tra i personaggi e al loro approfondimento psicologico. Questo significa che il ritmo è molto più rilassato, la regia più pacata e moderata. È un tratto distintivo di Jessica Jones che può piacere oppure no, a seconda della sensibilità personale, ma bisogna ammettere che in questa seconda stagione si rasenta spesso la narcolessia. La nuova serie conferma quello che sospettavamo da... be', da quando sono cominciate le serie Marvel targate Netflix: tredici puntate sono troppe e le stesse storie si potrebbero raccontare con almeno tre o quattro puntate di meno.

La recensione di Jessica Jones, stagione due

Anche nella prima stagione di Jessica Jones abbiamo avuto la sensazione che, a un certo punto, la trama girasse in cerchio per almeno un paio di puntate centrali, ma in quella serie c'era un villain d'eccezione come il Kilgrave del bravissimo David Tennant che reggeva la sceneggiatura praticamente da solo. In questa seconda stagione, invece, abbiamo sentito la mancanza di una nemesi altrettanto forte sin da subito e, quando si è palesata, spalancando le porte a una miriade di contrasti e ribaltamenti delle prospettive, era ormai troppo tardi. Le ultime puntate di questa stagione sono indubbiamente le migliori del pacchetto, ma si raggiungono passando per una trafila di episodi che sembrano durare in eterno e che faticano a trattenere l'interesse dello spettatore. La colpa è anche delle numerose sottotrame imbastite dagli scrittori e sparpagliate in ordine apparentemente casuale: solo alcune tendono a influenzare la narrativa principale, mentre altre si dilungano inutilmente, spegnendosi in modo insoddisfacente. L'esempio più lampante è rappresentato certamente dalla sottotrama dell'avvocato Jeri Hogarth, interpretato da Carrie-Ann Moss, ma anche quella di Trish non scherza, col suo fidanzato inutile e l'estenuante ricerca di un modo per sentirsi all'altezza di Jessica e dei suoi poteri.

La recensione di Jessica Jones, stagione due

Il problema è che queste sottotrame, benché servano principalmente a smontare - anzi, fare a pezzi - i comprimari di Jessica in quello che potremmo definire un vero e proprio "character study", finiscono col metterli anche in cattiva luce, scavando nei loro punti deboli fino a renderli grotteschi. Spesso proiettiamo le nostre insicurezze su chi ci è più caro, creiamo delle aspettative e ce la prendiamo con il prossimo se esse non vengono soddisfatte. In questa seconda stagione, Jessica combatte costantemente contro le aspettative e le percezioni, e il suo peggior nemico è il personaggio in cui si è calata per anni, una misantropa semi alcolizzata di cui nessuno riesce a fidarsi fino in fondo. Essere un'eroina, in quest'ottica, è tutt'altro che facile. Jessica Jones, spogliandosi dei soliti stereotipi, indaga sul significato di valori come l'amicizia e la famiglia in un modo completamente diverso da qualunque altra serie "supereroistica" in TV, e lo fa con una storia inedita che non si appoggia a nessun ciclo a fumetti esistente, ispirandosi solo vagamente ad alcuni personaggi Marvel (come Whizzer e il dottor Karl) che tra l'altro non hanno mai avuto a che fare con la Jessica Jones cartacea, la quale è oltretutto molto, ma molto diversa da quella televisiva.

La recensione di Jessica Jones, stagione due

In questo senso, la seconda stagione di Jessica Jones riesce a rovesciare altre aspettative, e cioè quelle degli spettatori, offrendo nella seconda metà - sicuramente la migliore - una prospettiva totalmente nuova su temi in realtà piuttosto classici come l'importanza dei legami che vanno al di là del sangue. Contemporaneamente, Jessica Jones affronta anche altre tematiche scottanti e quotidiane, senza farlo unicamente al femminile: se nella prima stagione si toccavano, in modo abbastanza esplicito, i tasti delicati dell'abuso e della violenza sessuale, questa volta si passa dalla corruzione dello star system alla tossicodipendenza, dalla discriminazione sessuale a quella razziale e così via, senza fare distinzioni o moralismi spiccioli. Come dicevamo, l'universo di Jessica Jones esiste in un format televisivo che è quasi una dimensione tutta sua, ma se riusciamo a sopportare il caratteraccio della protagonista il merito va anche e soprattutto all'eccezionale interpretazione di Krysten Ritter. Il resto del cast è all'altezza, ma è Ritter a spiccare davvero, soprattutto nelle scene più drammatiche e in un finale intenso che, in qualche modo, fa perdonare i punti deboli delle puntate precedenti.

La recensione di Jessica Jones, stagione due

Conclusioni

La seconda stagione di Jessica Jones è un viaggio lungo - forse troppo - e tortuoso nella mente e nella vita di una eroina poco super e molto umana. È una storia che non esisterebbe senza i suoi comprimari e un intreccio complesso di sottotrame: purtroppo non tutte centrano il bersaglio e la prima metà della stagione soffre l'assenza di un vero antagonista, nonché un'estenuante lentezza nella narrazione che riesce a essere semplicemente frustrante. La seconda metà si risolleva e, tra alti e bassi, arriva al traguardo con una sorprendente conclusione e alcuni tra i migliori episodi prodotti da Netflix per la sua linea Marvel. Se cercate qualcosa di movimentato e supereroistico, però, ricordatevi che Jessica Jones è tutta un'altra cosa.

PRO

  • Krysten Ritter è sempre eccellente nei panni di Jessica
  • Gioca in modo intelligente con le aspettative
  • Le ultime puntate sono molto coinvolgenti

CONTRO

  • Il ritmo è lento e incostante
  • Manca un rivale dello spessore di Kilgrave
  • Alcune sottotrame si rivelano insipide e noiose