Marvel ci ha preso gusto coi team-up. A ben pensarci, viviamo davvero in un'epoca magica: fino a dieci anni fa, vedere certi supereroi al cinema o in televisione era un sogno sfrenato, ma oggi, grazie alla tecnologia, è assolutamente normale. Anzi, qualcuno potrebbe affermare - e non avrebbe tutti i torti! - che i supereroi stiano addirittura saturando il mercato. È un po' più raro vederli interagire tra loro, ma anche in quel caso si stanno facendo grandi passi avanti: sui crossover Marvel e Disney stanno basando un intero Cinematic Universe multimiliardario e ormai alcuni personaggi appaiono anche in film dedicati a un eroe completamente diverso. È un universo che è lentamente confluito in televisione, prima timidamente con Agents of S.H.I.E.L.D. e Agent Carter, poi più sfacciatamente su Netflix con le miniserie dedicate agli eroi "street level": Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage e, infine, Iron Fist. A un certo punto, Marvel ha deciso di riunire questi eroi tormentati in un'unica miniserie intitolata The Defenders: otto puntate che hanno esordito sull'ormai famosissima piattaforma digitale e che gettano le basi per le loro avventure future. Noi abbiamo abbiamo guardato la serie dall'inizio alla fine e, sulle note dello speciale che abbiamo dedicato a Stranger Things alcune settimane fa, abbiamo deciso di offrirvi la nostra opinione e abbiamo immaginato quello che potrebbe essere un potenziale videogioco su The Defenders.
Chi sono i Defenders?
La miniserie televisiva che troverete su Netflix riunisce per la prima volta i supereroi "per caso" che vivono a New York e operano specialmente nei quartieri di Harlem e Hell's Kitchen, ma nei fumetti Marvel la squadra dei Defenders ha origini e membri molto diversi. È infatti il Dottor Strange a convocare l'incredibile Hulk e Namor il Sub-Mariner per combattere il tecnomante interdimensionale Yandroth nel primo numero di Marvel Feature del dicembre 1971: in quell'avventura i tre fondano i Defenders e da quel momento in poi si riuniscono occasionalmente per affrontare soprattutto delle minacce sovrannaturali insieme a vari alleati come Valkyria e Silver Surfer. Il team cambia formazione spesso nel corso degli anni, includendo numerosi eroi e antieroi, compresi Daredevil, Luke Cage e Iron Fist, anche se in momenti diversi e parecchio tempo dopo la fondazione. Marvel ha recentemente lanciato una nuova testata, intitolata appunto The Defenders, per cavalcare l'onda della serie TV e infatti la formazione prevede anche Jessica Jones che nei fumetti, per chi non lo sapesse, ha messo su famiglia con Luke Cage. Le versioni cartacee di questi personaggi sono comunque molto diverse da quelle apparse in TV.
Nella serie Netflix, infatti, è La Mano a costringere i quattro eroi a combattere insieme: questa setta ha dato non poche seccature a Daredevil nelle due stagioni della sua serie ed è diventata una minaccia ancora più concreta nella recente prima stagione di Iron Fist. In The Defenders, La Mano si prepara a un attacco decisivo e i nostri protagonisti, insieme ai loro alleati, dovranno impedire che distrugga New York, ma prima dovranno scoprire i suoi segreti e, soprattutto, appianare le loro divergenze. Chi ha visto le serie antologiche che precedono The Defenders, saprà che questi eroi sono decisamente umani e hanno dei caratterini molto difficili, in particolare la detective Jessica Jones: a differenza dei film cinematografici o delle altre serie televisive targate Marvel, The Defenders - così come le altre serie su Netflix - è parecchio violenta e sopra le righe. E forse è anche per questo che i collegamenti col Marvel Cinematic Universe sono minimi: in The Defenders si parla poco e niente degli Avengers o dello S.H.I.E.L.D., perciò potrete gustarvi la serie senza dover prima guardare ogni film. Se non avete visto almeno la seconda stagione di Daredevil e la prima di Iron Fist, tuttavia, capirete ben poco della storia.
La nostra su The Defenders
Il fatto che a nessuno venga in mente di chiamare gli Avengers, Tony Stark o lo S.H.I.E.L.D. - che a questo punto è stato rinnovato - per sconfiggere una setta di criminali che ha scavato una gigantesca buca sottoterra è forse il problema minore di una miniserie che ci ha divertito ma che poteva dare qualcosa di più. Gli sceneggiatori hanno imparato a dosare meglio le puntate - otto sono l'ideale, tredici erano troppe - ma la regia arriva stanca al traguardo e, dopo il botto della sesta puntata, ne sciorina due finali un po' sottotono. La colpa è sicuramente degli antagonisti, e infatti è con loro che vogliamo cominciare la nostra analisi: La Mano è un nemico che la serie non è riuscito a identificare del tutto, riducendone nettamente il carisma. Sono ninja? Malavitosi? Uomini d'affari? Tutto questo e ancora di più? Sono soprattutto i loro leader, che poi sono anche i veri villain della serie, a non averci convinto. Madame Gao resta forse il più interessante, ma l'alone di mistero che la circonda comincia anche un po' a stancare. Gli altri - Bakuto, Sowande e Murakami - sono solo chiacchiere e distintivi: cospirano, promettono chissà cosa, ma poi lasciano il tempo che trovano. Alexandra, il loro capo non proprio indiscusso, è stata forse la delusione più grande: in questo caso, la mitica Sigourney Weaver (Alien) è stata completamente sprecata nell'interpretazione di una burattinaia a dir poco insipida. Più convincente Elektra, invece, di ritorno dalla seconda stagione di Daredevil insieme a quasi tutti i comprimari degli altri eroi: in The Defenders c'è anche un po' di posto per Foggy, Karen, Patty, Stick, Misty Knight e sopratutto Colleen Wing.
Quest'ultima si potrebbe considerare quasi un membro del team, visto il ruolo decisivo che svolge in tutta la serie, ma del resto Iron Fist è il vero e proprio prequel a The Defenders, come ci ricorda costantemente il petulante Danny Rand. A dirla tutta, nella nuova miniserie Marvel ha aggiustato il tiro sul criticatissimo carattere di Iron Fist e qui l'immortale guerriero di K'un-Lun assume un ruolo da protagonista un po' più maturo, anche se l'attore che lo interpreta - Finn Jones, il Loras Tyrell de Il Trono di Spade - non è proprio azzeccatissimo. Sono comunque le interazioni tra i quattro eroi a rendere The Defenders una miniserie godibilissima e speciale. Gli sceneggiatori hanno sapientemente lavorato sul legame tra Danny e Luke, grandi amici nei fumetti, e giocato con le divergenze caratteriali - e marziali! - di Iron Fist e Daredevil. Sono stati comunque i frizzanti scambi dei tre protagonisti con la sarcastica Jessica Jones (una Krysten Ritter sempre più in forma) ad averci veramente divertito, com'era prevedibile. Bravi anche Charlie Cox - ormai perfettamente a suo agio nella parte dell'avvocato cieco e tormentato con la doppia vita - e Mike Colter, anche se la regia poteva evitare gli stereotipati brani hip-hop ogni volta che entra in scena Luke Cage. Sul fronte dell'azione, invece, ci è mancata un po' la coreografia delle prime due stagioni di Daredevil, ma siamo anni luce avanti rispetto a quella smorta di Iron Fist, serie che possiamo ufficialmente considerare la più debole del mucchio sotto ogni aspetto. Come dicevamo, comunque, la serie perde un po' di colpi nella puntata finale, dove i combattimenti abbondano al posto del buonsenso: superato l'inevitabile scontro finale, The Defenders getta basi interessantissime per le prossime avventure dei nostri eroi, anche se cronologicamente la prossima serie ad affacciarsi su Netflix sarà quella dedicata al controverso Punisher.
E se fosse un videogioco?
Be', se The Defenders fosse un videogioco, non potrebbe essere altro che un picchiaduro a scorrimento. Ci abbiamo pensato e ripensato, ma ci è sembrato il genere più azzeccato a rappresentare videoludicamente le imprese dei quattro antieroi visti su Netflix. Il genere dei picchiaduro a scorrimento purtroppo appartiene al passato e negli ultimi tempi è stato sostanzialmente sostituito da frenetici action game in terza persona: certo, date Daredevil a Iron Fist in mano a Platinum Games e vedete che cosa vi combinano, ma lo stesso non potremmo dirlo per Luke Cage e Jessica Jones, poiché sono molto meno agili. Anche nelle serie televisive, la loro super forza è rappresentata attraverso stili di combattimento lenti e goffi che non si presterebbero affatto a un action game, ma che rientrerebbero perfettamente nelle dinamiche archetipiche dei vecchi picchiaduro a scorrimento bidimensionali in cui i giocatori potevano scegliere tra personaggi meno letali ma molto agili e altri lentissimi ma tremendamente potenti. Certo, un picchiaduro a scorrimento in 2D nel 2017 potrebbe sembrare fuori luogo, così abbiamo pensato a uno degli ultimi videogiochi di genere che abbiamo veramente apprezzato: Gekido. Il gioco, sviluppato dallo studio italiano Naps Team, è uscito nel 2000 per PlayStation e rappresentava ottimamente il genere in un'ambientazione solo parzialmente tridimensionale.
I giocatori potevano combattere concatenando vari tipi di attacchi, raccogliere armi o altri oggetti per colpire i nemici e caricare uno speciale indicatore che consentiva l'utilizzo di una devastante mossa speciale. Migliorando le meccaniche - Gekido aveva i suoi bei difetti, pur essendo molto divertente - e adattando in modo appropriato la struttura e il gameplay, avremmo un'ottima base su cui costruire un videogioco ispirato a The Defenders. La modalità storia potrebbe riprendere gli eventi della serie TV o raccontare una storia completamente nuova, magari cambiando alcuni stage a seconda dell'eroe scelto. In modalità multigiocatore, poi, si potrebbero collegare dinamicamente gli attacchi e, magari, utilizzare alcuni specifici colpi speciali combinati, un po' come succedeva in LEGO Marvel's Avengers o nel recente Mutanti a Manhattan, il titolo firmato Platinum Games dedicato alle Tartarughe Ninja. Non sarebbe male se ogni stage garantisse un minimo di esplorazione alternativa, magari con dei boss segreti da combattere soddisfacendo determinati requisiti; inoltre, come succedeva in Gekido, non dovrebbe mancare una modalità competitiva in cui poter affrontare la CPU o gli amici in una sorta di brawler a incontri. Ovviamente stiamo immaginando un videogioco che forse non vedrà mai la luce, ma sperare non costa niente, e quindi vi chiediamo: quale sarebbe il vostro gioco ideale sui Defenders?