Stranger Things è stata una delle sorprese televisive più belle del 2016. Premiata dal pubblico e dalla critica, la miniserie firmata dai Duffer Brothers ha conquistato Netflix e si appresta a tornare in TV il prossimo ottobre con una seconda stagione, composta da nove episodi. Pescando a piene mani nella cultura pop degli anni '80 e citando a più riprese mostri sacri come Stephen King, Steven Spielberg e John Carpenter, Stranger Things ha potuto contare su un cast convincente, capitanato da un'eccezionale Winona Ryder, e su una sceneggiatura appassionante a cavallo tra il soprannaturale e il thriller. Dato che molti lettori hanno apprezzato il nostro speciale su Il Trono di Spade che abbiamo pubblicato alcuni giorni fa, abbiamo deciso di dedicare uno specialino anche a Stranger Things, dividendolo in due parti. La prima è rivolta a chi Stranger Things non l'ha mai visto: vi spieghiamo che cos'è, di cosa parla e perché vale la pena dedicargli qualche ora. La seconda, invece, è rivolta a chi ha già finito di vedere la prima stagione e non teme le anticipazioni: immagineremo un potenziale videogioco ispirato alla serie e naturalmente vi invitiamo a raccontarci nei commenti se Stranger Things vi è piaciuto e che tipo di tie-in videoludico vorreste giocare.
Che cos'è Stranger Things?
Stranger Things nasce da un'idea che Matt e Ross Duffer, noti anche come i Duffer Brothers, avevano cominciato a maturare durante la produzione del loro primo film, Hidden, intorno al 2014. Avendo collaborato sotto l'ala di M. Night Shyamalan, i due fratelli statunitensi si sentivano pronti a lanciarsi nel mondo delle serie televisive e avevano preparato una sceneggiatura campione, rappresentativa dell'episodio pilota della serie, che però non interessò praticamente a nessuna rete via cavo: il serial sembrava essere troppo incentrato sui bambini protagonisti, perciò fu chiesto ai fratelli Duffer di cambiarne totalmente l'atmosfera, facendolo diventare un prodotto per ragazzini o una serie incentrata sulle indagini paranormali in stile X-Files. Fortunatamente, i Duffer non si diedero per vinti e finirono nel radar di Dan Cohen e Shawn Levy. I due producer intuirono al volo le potenzialità della serie, che all'epoca non aveva ancora nome, e dopo averne comprato i diritti affidarono ai fratelli Duffer il totale controllo del progetto, precettando Netflix - già famoso per la programmazione di titoli come House of Cards e Orange is the New Black - per la distribuzione. Originariamente, la storia si sarebbe dovuta svolgere nelle zone di Montauk e Long Beach, ma alla fine i Duffer preferirono una località più tranquilla e controllabile come il paese di Hawkins, rinunciando a uno dei tanti easter egg nostalgici con cui avrebbero voluto infarcire gli episodi (Spielberg aveva girato Lo Squalo a Montauk, spacciandola poi per Amity Island).
Stranger Things - così intitolata perché, tra le altre cose, ricorda anche il titolo originale del romanzo Cose Preziose di Stephen King, e cioè Needful Things - è in effetti un trionfo di citazioni nostalgiche e i Duffer hanno sviluppato la storia e il cast intorno alle icone della cultura mediatica e popolare degli anni '80. La stessa Winona Ryder, che nella serie TV interpreta Joyce Byers, fu scelta anche e soprattutto per via del successo che aveva riscosso a cavallo tra gli anni '80 e '90 con film come Beetlejuice e Edward Mani di Forbice. Stranger Things è piena zeppa di riferimenti che coglieranno soprattutto i trentenni e i quarantenni, oltre agli spettatori più attenti, e in molti riconosceranno comunque alcune evidenti ispirazioni che, tuttavia, i Duffer sono riusciti a mescolare in modo da non apparire troppo derivativi. I quattro piccoli protagonisti che giocano a Dungeons & Dragons come Elliot e i suoi amici in E.T. sono un esempio lampante, per dire. Ma di che cosa parla Stranger Things? La serie segue le vicissitudini di essenzialmente quattro nuclei di personaggi che ruotano tutti intorno alla sparizione di un bambino, Will Byers. Ci sono i suoi amici Mike, Dustin e Lucas, tanto per cominciare, che decidono di aiutare i "grandi" a cercare Will un po' come fosse un gioco di ruolo, finendo per imbattersi in una misteriosa ragazzina dotata di inquietanti poteri paranormali. Poi c'è Joyce, la madre un po' suonata di Will, che non si dà per vinta a costo di sembrare completamente pazza: le sue indagini si intrecceranno con quelle di Jim Hopper, uno scorbutico sceriffo alcolista che involontariamente comincerà a scavare nei misteri di Hawkins. Infine, ci sono Nancy, la sorella di Mike, e Johnathan, il fratello di Will, che cercheranno di scoprire che cos'è successo al bambino e alla migliore amica di Nancy, scomparsa anch'essa all'improvviso. Stranger Things inizia che sembra una commedia scolastica anni '80, piega poi sul versante drammatico con la sparizione di Will e l'impatto che essa ha sui suoi amici e i suoi famigliari, infine prende una curva thriller a tinte fantascientifiche quando si comincia a parlare di cospirazioni governative e laboratori segreti. Come dicevamo, è una serie avvincente che si presta al famigerato "binge watching", cioè alla visione consecutiva delle otto puntate che la compongono. Nonostante le numerose soluzioni narrative e registiche che ricordano i grandi film e romanzi degli anni '80, Stranger Things riesce comunque a stupire con alcuni colpi di scena inaspettati, spianando il campo a una seconda stagione che i fratelli Duffer avevano diligentemente delineato nel caso in cui la prima avesse avuto successo.
Un videogioco stranissimo?
La genesi di Stranger Things è stata più complicata di quel che sembra. I fratelli Duffer avevano avuto l'idea generale dopo aver visto il film Prisoners di Dennis Villeneuve, pensando che sarebbe stato interessante serializzare gli sforzi di un genitore alla disperata ricerca del figlio scomparso. Una volta integrato anche il punto di vista dei bambini, che avrebbe dovuto garantire una struttura più vivace e complessa, Matt e Ross si inventarono un mostro cannibale per rendere la "missione" degli amici di Will molto più pericolosa e inquietante: alzando la posta in gioco, insomma, la storia diventava molto più avvincente, soprattutto perché i poteri di Undici si sarebbero dovuti spiegare e manifestare nella loro interezza soltanto sul finale, sovvertendo le aspettative degli spettatori che potevano aver fiutato il proverbiale deus ex machina. Intervistati a più riprese, i Duffer Brothers hanno affermato di essersi ispirati, tra gli altri, ai romanzi di Stephen King; alle produzioni firmate da Steven Spielberg, Wes Craven, Robert Zemeckis, George Lucas e John Carpenter; a film come Alien e Stand by Me; a cartoni animati giapponesi come Akira e Elfen Lied ma anche ad alcuni videogiochi, in particolare Silent Hill e The Last of Us. Se avete visto Stranger Things fino alla fine, avrete sicuramente notato le similitudini tra la serie dei Duffer e alcuni survival horror come quelli summenzionati e, a tratti, anche Resident Evil. Sono somiglianze che si esprimono soprattutto nei momenti più tesi, come lo scontro col demogorgone nella casa dei Byers, quando appare chiaro che per tenere testa al mostro del Sottosopra non bastano trappole improvvisate e un po' d'astuzia. Inoltre, le sequenze nel laboratorio segreto di Hawkins e il confronto finale nella scuola dei ragazzi sembrano proprio uscire da un videogioco, con tanto di boss finale che solo un estremo sacrificio può distruggere. Ecco perché, secondo noi, il videogioco ideale su Stranger Things non potrebbe essere altro che un'avventura in terza persona di tipo survival horror.
Escludendo picchiaduro (premete giù, giù/avanti, avanti e pugno forte per sparare un'onda psicocinetica?) e mobile game, sparatutto in prima persona (Lucas con la fionda, anche no) e avventure testuali della Telltale Games, la soluzione più banale ci è sembrata anche quella più azzeccata. Purtroppo non sappiamo ancora che minacce affronteranno i nostri beniamini nella seconda stagione di Stranger Things, ma i Duffer si sono sbilanciati anticipando che tornerà Undici e che i nuovi mostri del Sottosopra saranno ancora più orribili e pericolosi del demogorgone, quindi sappiamo per certo che la dimensione parallela in cui era finito Will nasconde effettivamente altre creature da incubo. Dunque, tralasciando un gioco che ripercorra la prima stagione, un tie-in potrebbe effettivamente raccontare una nuova avventura del cast o una storia completamente slegata. Nel primo caso, ovviamente, sarebbe logico controllare soprattutto lo sceriffo Hopper. Magari il gioco potrebbe essere un'indagine che lo condurrebbe nei laboratori segreti e nel Sottosopra, facendolo interagire con gli altri personaggi e magari mettendoci temporaneamente nei panni di un secondo protagonista col quale dovremmo collaborare per risolvere determinati rompicapi, un po' come succedeva in alcuni Resident Evil o in The Last of Us. Quest'ultimo, nella fattispecie, ci offre l'idea di una Undici che potrebbe seguirci a mo' di Ellie e aiutarci coi suoi poteri offensivi e di localizzazione.
Tuttavia, sarebbe proprio una forzatura e diventerebbe difficile collocare questa storia nella mitologia ufficiale di Stranger Things. L'idea di un'avventura parallela con personaggi completamente inediti è, invece, molto più interessante. Considerando che il Sottosopra è una dimensione alternativa e che, come dice il professor Clarke, potrebbero essercene infinite, il videogioco potrebbe esplorare questo concetto, costringendoci a passare dal mondo reale al Sottosopra o alle altre dimensioni. A dare il la alla storia potrebbe essere un altro rapimento o un altro crimine, ma questa tabula rasa consentirebbe tantissime variazioni sul tema: il protagonista potrebbe essere un poliziotto come Hopper o un genitore come Joyce, in modo che possa affrontare situazioni pericolose da "adulto" e quindi impugnare eventuali armi da fuoco o contundenti per difendersi dai mostri del Sottosopra. In alternativa, le eventuali situazioni di pericolo potrebbero ruotare intorno alla fuga come nei vecchi Resident Evil, quando bisognava soprattutto scappare e aggirare gli zombi, oppure basterebbe ideare dei setting come per esempio un laboratorio sotterraneo inquietante o una zona del Sottosopra in cui un unico mostro ci darebbe del filo da torcere imitando lo xenomorfo di Alien: Isolation. Attingendo a queste idee e meccaniche, un eventuale videogioco di Stranger Things potrebbe riservare più sorprese di quel che si pensi. In fondo non è detto che tutti i tie-in debbano essere per forza pessimi, giusto?