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Un pianeta da conquistare

A X10, nuovo incontro con Lost Planet 2, che per l'occasione sfoggiava i modelli di Marcus Fenix, Dom Santiago e Alber Wesker!

PROVATO di Antonio Jodice   —   17/02/2010

Versione testata: Xbox 360

Lost Planet è stato uno dei giochi protagonisti dei primi mesi di vita di Xbox 360, e poi convertito con qualche problema su PlayStation 3. Uno shooter dinamico, dalla grande ambientazione che però soffriva di un paio di difetti che l'avevano fermato dal portare a casa quanto di buono le premesse lasciavano intendere.

Un pianeta da conquistare

Il difetto più evidente,per i più smaliziati almeno, era dovuto alla struttura del gioco che consentiva al giocatore di superare quasi tutti i livelli senza l'obbligo di esplorare le mappe immense o senza eliminare i boss che le popolavano, essendo solamente necessario raggiungere in tutta fretta il checkpoint rappresentato dalla via d'uscita del livello. Scoperto questo trucchetto, gran parte del fascino si andava perdendo e il livello di sfida e il grado d'avventura potevano calare rapidamente, restando solo lo stupore per una realizzazione tecnica al di sopra della media. Lost Planet 2, in arrivo anche su PC e PlayStation 3, era nuovamente giocabile a San Francisco durante X10, l'evento organizzato da Microsoft, e abbiamo potuto provare un livello in cooperativa tratto dal secondo episodio del gioco, vestendo i panni di uno dei personaggi novità annunciati in occasione dello show organizzato da Microsoft, ovvero quelli di Marcus Fenix e Dominic Santiago dal cast di Gears of War e Alber Wesker da Resident Evil. La cosa positiva è che il team ci ha detto che proprio quel difetto è stato rimosso dal gioco e che ora ogni livello sarà diviso in piccoli sotto obiettivi che sarà necessario realizzare per poter proseguire fino alla fine, e che questa dovrebbe arrivare non prima di 15 ore di gioco, da soli o in compagnia di altri tre amici.

In quattro su E.D.N. III

Le premesse sono note, alla fine del primo Lost Planet, il pianeta E.D.N. III è stato liberato dal ghiaccio perenne che l'avvolgeva e la colonizzazione della superficie per mano degli esseri umani è ripresa senza sosta, così come la lotta alle creature aliene che infestano la lussureggiante giungla che ha preso il posto delle distese di neve protagoniste del precedente episodio. Premesso che i nuovi personaggi non cambiano in altro se non la cosmesi, il gameplay e le meccaniche di gioco sono rimaste sostanzialmente invariate, e sin qui non può che essere una nota positiva, visto che ci si riesce a muovere piuttosto agilmente e a difendersi con disinvoltura in ogni situazione.

Un pianeta da conquistare

Ogni personaggio è dotato di un rampino con cui arrampicarsi e risalire in verticale le strutture presenti nelle mappe, con l'unico appunto che il cursore con cui trovare gli appigli è, nella confusione di certi scontri, di difficile lettura, per non dire che a volte richiede un'eccessiva precisione nel puntamento per poter essere usato senza rallentare troppo l'azione. Detto questo, il motore proprietario svolge un lavoro egregio nel dare vita, senza alcun problema di rallentamenti, le ambientazioni ricche di dettaglio e soprattutto, alcuni tra i mostri più mastodontici mai visti su un monitor. La struttura, anche in co op, resta la stessa con la sola avvertenza che la morte di uno dei giocatori portava, almeno a X10, inevitabilmente a dover ripartire dall'inizio dell'area che si stava affrontando in quel momento. Nel livello che abbiamo affrontato, dopo essere risaliti lungo il corso di un fiume ed aver attivato quattro installazioni, difendendoci dagli Akrid (questo il nome degli abitanti del pianeta), siamo arrivati insieme ai nostri compagni in una distesa più ampia, abitata al centro da un piccolo specchio d'acqua,dal quale è emersa una sorta di mantide religiosa gigante che andava colpita nelle grosse zampe laterali per far sì che fosse costretta a chinarsi. A quel punto stava ai giocatori colpirne la sommità del capo, cercando di coordinarsi in modo da essere subito pronti a coprirsi le spalle e a cercare di colpire un'altra delle zampe che inevitabilmente si rigeneravano ad ogni ciclo d'attacco. Intervallando il tutto con colpi di chele e un getto ghiacciato che riusciva ad immobilizzare i giocatori, costretti poi a ruotare vorticosamente la leva sinistra del pad per riuscire a divincolarsi.

Come detto, il comparto grafico è veramente di primordine, tra effetti particellari, modelli di dimensioni ragguardevoli e molto dettagliati, effetti di luce e texture di ottimo livello. L'azione è sostanzialmente la stessa del precedente episodio, ma questo non può che essere un bene, visto che è un giusto compromesso tra tradizione nipponica e concretezza occidentale, e soprattutto visto che i game designer di Capcom sembrano aver tenuto a mente le critiche mosse in precedenza da più parti. A questo punto non resta che aspettare una prova un po' più sostanziosa, con maggiori dettagli sulla trama, in attesa della recensione del gioco che dovrebbe uscire sugli scaffali a Maggio.

CERTEZZE

  • Tecnologia nipponica al meglio
  • La struttura dei livelli ben ideata
  • Azione senza sosta e impegnativa

DUBBI

  • Fluidità del sistema di controllo