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Un regno da conquistare

Primo incontro con il secondo capitolo dell'interessante action rpg coreano in diretta dal Tokyo Game Show.

ANTEPRIMA di Matteo Santicchia   —   17/09/2010

Dopo il mezzo passo falso di Circle of Doom, troppo lontano dalle meccaniche tipiche della saga, Pahantagram e Blueside hanno cercato con questo secondo episodio di infondere nuova linfa alla serie, rimanendo si attaccati alle meccaniche base, ma aggiungendo una nuova dimensione alle possibilità di gioco.

Un regno da conquistare

Se prima il gioco era estremamente votato alla fruizione singola benchè ammettesse partite competitive online, ora tutto si svolgerà in un'ottica MMO, in cui decine di giocatori possono sfidarsi e tramite la world map, incontrarsi, creare gilde, reclutare mercenari e più in generale fare tutto quel genere di azioni che abbiamo visto fare nei momenti di pausa tra un raid e un'altro in un qualsiasi gioco di ruolo alla World of Warcraft. L'enfasi maggiore è quindi posta tutta sul PvP, tant'evvero che riferendosi alla campagna single player, il producer e director del gioco Sanyoun Lee si è sempre riferito ad esso con il termine PvE, anche se ha ribadito che la storia alla base degli eventi nel continente di Bersia non sarà qualcosa di secondario ma giocherà un ruolo fondamentale nell'economia del gioco.

Dominion

La prima novità è l'inserimento di una terza razza, oltre all'alleanza umana e alla legione nera fanno la loro comparsa gli encablossiani, una strana fazione dalle origini sconosciute, gia vista in Circle of Doom. Le meccaniche di gioco sul campo di battaglia sono essenzialmente le stesse, ma con una scelta di design precisa si è deciso di alleggerire tutta la parte gestionale delle truppe durante gli scontri, per rendere estremamente fruibile le dinamiche di gioco anche agli utenti meno avvezzi ad un certo tipo di giochi. Basta semplicemente utilizzare short cut da tastiera (la versione utilizzata per la dimostrazione era quella PC, piattaforma principale di sviluppo) per far eseguire alle nostre truppe di supporto tutta una serie di attacchi speciali che come abbiamo potuto osservare, oltre ad essere decisamente pirotecnici e belli da vedere possono sparigliare le carte in tavola, rendendo più facile la vita al nostro eroe che si trova sempre al centro della scena, e che viene comandato in prima persona con l'azione che diventa a tutti gli effetti un picchiaduro con molto combo da imparare e diverse armi, armature e oggetti dai poteri particolari che acquiseremo nel gioco con la progressione e che cambiano decisamente l'aspetto e le capacità dell'eroe in battaglia. La customizzazione è di fatto totale, possiamo andare a lavorare su ogni accessorio del nostro eroe, con un'interfaccia del tutto simile a quelle viste in tutti i giochi di ruolo, con gli oggetti da equipaggiare, gettare via e vendere. In quest'ottica le varie abilità non sono legate ad un sistema di esperienza, che invece è afferente solo alle combo, le quali aumentano tanto di numero quanto di efficacia andando avanti nel gioco. Una certa semplificazione delle meccaniche tattiche che potrebbe sembrare una mossa per venire incontro all'utenza console va di pari passo quindi alla svolta pcista che rende il lavoro Phantagram un titolo in cui l'aspetto sociale è predominante.

Kingdom under Fire II è quindi tutto focalizzato sulla condivisione dell'esperienza di gioco, e come scritto precedentemente la world map diventa l'hub centrale nel quale muoversi per tenere rapidamente sott'occhio lo stato del mondo, creare gilde, partecipare alle battaglie campali o d'assedio, fermarsi in particolari zone "libere", ovvero dei villaggi dove comprare e vendere oggetti e reclutare alla bisogna mercenari per rimpolpare le nostre truppe. Sul versante delle modalità di gioco, il titolo non può non abbondare nell'aspetto cooperativo. In ambito PvE un massimo di quattro giocatori possono coordinarsi per arrivare alla vittoria, ovviamente il gioco da il meglio di se quando sono eserciti gestiti da umani a scontrarsi, in questo frangente sono otto i giocatori che possono scendere in campo per reclamare un territorio. Se poi si volesse combattere senza l'assillo della perdita dei propri possedimenti, nelle città sono presenti delle arene in cui fare il classico skirmish. Alla luce di tutto questo diventa palese il sottotitolo che gli sviluppatori avrebbero voluto dare al gioco, Dominion, che renda bene l'idea del quale sia lo scopo ultimo del gioco.

Avanti miei prodi!

Parlando della cosmesi, il gioco aveva stupito ai suoi esordi su Xbox, e continua tutt'ora tanto su PC che su console Microsoft. In ogni suo aspetto grafico il titolo è di grande livello, gli sviluppatori coreani hanno davvero fatto un ottimo lavoro nel mettere in scena scontri su ampia scala con centinaia di unità a schermo. L'impatto ricorda per certi versi quello di Total War, ovviamente innestato su basi fantasy, con orchi, elfi, e strane creature come giganteschi scorpioni come protagonisti. Tanto le animazioni, quanto il livello di dettaglio dei personaggi secondari è decisamente apprezzabile, alla stessa maniera gli effetti speciali e i giochi di luce causati dalle abilità speciali degli eroi colorano la scena in modo credibile e realistico. Un elemento apparentemente di secondo piano, ma che invece fa la sua bella figura sul campo di battaglia è l'erba poligonale, sintomo questo della cura posta da Phantagram nella costruzione degli scenari.

Un regno da conquistare

In chiusura delle domande poste al producer del gioco, è stata sollevata la questione delle differenze tra la versione home computer e quella console. Secondo Sanyoun Lee non ci sono differenze sostanziali a parte quelle ovvie dettate dall'eventuale maggiore risoluzione di un PC high end, a riprova di questo ci è stato mostrato il gioco girare su computer di fascia bassa, dotato di una scheda video Ge Force 8800, che grosso modo rappresenta le capacità di una Xbox 360. Le due versioni sono sembrate pressochè uguali, il forte impatto del grande caos della battaglie è rimasto intatto. Questo primo incontro con Kingdom undr Fire II ci ha particolarmente impressionato, la svolta MMO sembra essere una scelta azzeccata per espandere le meccaniche di gioco, non resta quindi che provare con mano il titolo, magari con una corposa beta per testare tutte le potenzialità sociali del lavoro Phantagram.

CERTEZZE

  • Davvero bello graficamente
  • La svolta MMO sembra poter funzionare

DUBBI

  • Un filo alleggerito tatticamente sul campo di battaglia