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Binario morto

Diamo un primo sguardo al nuovo action game Sega, ambientato in una Tokyo del 2080 annichilita dalla rivolta dei robot

ANTEPRIMA di Fabio Palmisano   —   19/08/2011
Binario morto

Versione testata: Xbox 360

Annunciato piuttosto in sordina qualche settimana fa, Binary Domain è uno shooter in terza persona chiaramente debitore di Gears of War per quanto concerne le meccaniche ludiche di base, realizzato dal creatore di Yakuza, Toshihiro Nagoshi. Il giocatore controlla il capo di una task force internazionale spedita nella Tokyo del 2080 allo scopo di fermare la rivolta degli automi contro la razza umana: insomma, una sorta di Io Robot in salsa action che abbiamo avuto modo di osservare tanto a Los Angeles quanto a Colonia.

La fiducia è tutto

Il nuovo incontro con lo sparatutto in terza persona di Sega ci ha permesso di scoprire come viene gestito l'affiatamento del gruppo di fuoco del protagonista, visto che in battaglia la nostra squadra non combatterà sempre in modo univoco e predeterminato, ma soffrirà o godrà a seconda del grado di fiducia che essa pone in noi, nelle nostre doti di leader. Pessime scelte nei dialoghi e ordini non condivisi porteranno il giocatore a dover mettere in conto una squadra che collabora poco e male durante le sparatorie. Di converso se i nostri uomini porranno una fiducia incondizionata nelle nostre scelte, fidandosi di fatto ciecamente della nostra leadership, agiranno da bravi ed esperti soldati, esaltando la qualità dell'intelligenza artificiale.

Binario morto

Due diversi approcci che variano sensibilmente l'azione a schermo, visto che se il gruppo è dalla nostra parte rispetterà gli ordini, muovendosi in modo ordinato senza generare caos nel campo di battaglia, spostandosi coerentemente di copertura in copertura. Al contrario si può arrivare dalle parti di una vera e propria insubordinazione, con tanto di battute sprezzanti verso il protagonista, comandi che entrano da un orecchio e escono dall'altro, e più in generale rendendo gli scontri maggiormente difficili e ovviamente meno organizzati, mostrando una sorta di "deficienza artificiale" a riprova del basso grado di fiducia riposta nel capo. Molto saggiamente i ragazzi di Sega hanno fatto in modo che le nostre scelte non siano comunque sempre Vangelo se la fiducia è al massimo, e nel caso diano l'impressione alla squadra di essere errate, verranno comunque discusse, scatenando mano a mano la situazione di poca fiducia descritta precedentemente. Tanta azione alla Gears of War, insieme ad una discreta componente tattica, comunque tutta da scoprire pad alla mano, potrebbero essere le carte vincenti di un titolo che pian piano sembra non voler essere solo un normale sparatutto in terza persona made in Japan. Insomma, le prossime uscite ci diranno di più sul titolo, in attesa di una vera e corposa prova sul campo.

E3 2011

Come detto in apertura, Binary Domain è piuttosto convenzionale per quanto concerne il gameplay, tant'è che la mappa dei di controlli è praticamente la stessa di Gears of War e di altre migliaia di titoli analoghi, così come totalmente familiare è anche il cover system che permette di ripararsi dal fuoco nemico. La demo che abbiamo portato a termine ci ha condotto attraverso alcune vie di Tokyo, in mezzo alle quali si poteva notare qualche scorcio conosciuto, un preciso intento del team di sviluppo per rendere il setting futuristico comunque credibile. Qui abbiamo combattuto contro diversi gruppi di robot che somigliavano vagamente ai Terminator, apprezzando il valido sistema di danneggiamento a zone dei nemici: particolarmente azzeccata l'idea per cui, se si stacca la testa di un automa, questo non si disattiva ma continua comunque a muoversi senza meta sparando a casaccio. In questi frangenti, Binary Domain ha continuato a darci l'impressione di un action game competente, ma non esaltante: probabilmente è la mancanza di elementi originali nelle sparatorie a contribuire a questa sensazione, anche se lo scontro con un boss al termine della demo ha risollevato un po' il tutto grazie a qualche bella intuizione. Ci si ritrovava infatti a dover combattere un grosso mech bipede in un angusto quartiere della capitale giapponese, senza apparente possibilità di scalfire la sua armatura: bisognava dunque dapprima sparare ad un cavo elettrico per stordirlo, e poi salire di corsa le scale di un palazzo antistante per saltargli sulla testa e svuotare un caricatore nell'unica zona scoperta, facendo attenzione a mantenere l'equilibrio per non venire disarcionati.

Binario morto

Un picco piacevole sia dal punto di vista ludico sia da quello grafico, complici le generose dimensioni del boss e la sua ottima modellazione: per il resto, anche sotto questo aspetto, Binary Domain continua a rimanere in una condizione priva di eccellenze, presentando una cosmesi priva di grosse sbavature ma al tempo stesso piuttosto deficitaria in termini di stile e personalità. Dove invece il titolo Sega potrebbe avere qualche carta in più da giocare è nelle dinamiche che regolano i propri compagni di squadra. Il protagonista Dan è infatti costantemente affiancato da due altri soldati, che l'utente può scegliere all'inizio della missione in base alle loro capacità ed equipaggiamento (suscettibili ad upgrade vari) ma anche tenendo presente il loro livello di fiducia: in maniera costante nel corso della missione, infatti, ci si trova a dover compiere delle scelte tattiche o a partecipare ad alcuni dialoghi che influiranno sulla considerazione che uno o più membri del team riporranno nei nostri confronti, i quali di conseguenza potrebbero comportarsi diversamente sul campo di battaglia. Un elemento originale che si spera possa contribuire ad incrementare l'appeal di un titolo che al momento sembra piuttosto carente sotto questo profilo, pur non mettendo in mostra assolutamente nulla di oggettivamente negativo.

CERTEZZE

  • Sistema "della fiducia" interessante
  • Gameplay non originale ma solido

DUBBI

  • Tecnicamente senza acuti