Dalle edizioni rimasterizzate dei videogiochi solitamente non ci si aspetta moltissimo. In genale non sono viste di buon occhio, per motivi che non affronteremo in questo articolo, ma sono comunque un'occasione per riscoprire dei titoli del passato in veste aggiornata, il che non è necessariamente un male, visto che si tratta di progetti relativamente economici per un editore che possono avere il doppio vantaggio di essere facilmente profittevoli e un mezzo di preservazione efficace.
Ci sono però degli standard che le software house sono tenute a raggiungere e che vanno oltre il "far girare il gioco vecchio a risoluzione più alta sui computer moderni". Nightdive Studios in questo senso ha molto da insegnare, tra miglioramenti alla qualità della vita dei titoli, revisione dei sistemi di controllo, in alcuni casi l'aggiunta di contenuti extra, con la collaborazione degli autori originali, e quant'altro. Pensate ad esempio alle loro remaster di Quake II, dei DOOM o della serie Turok, per avere qualche esempio virtuoso. Parliamo sempre di operazioni relativamente economiche, ma con quel pizzico di cura in più che non può che far piacere ai vecchi e ai nuovi giocatori.
Forse Blizzard avrebbe dovuto guardare a esempi simili prima di realizzare Warcraft I: Remastered e Warcraft II: Remastered, soprattutto dopo il mezzo disastro fatto al lancio con Warcraft III: Reforged (quest'ultimo fortunatamente recuperato, anche se dopo anni e anni di aggiornamenti). Sembra davvero assurdo vedere maltrattata in questo modo la sua celebre serie di strategici in tempo reale fantasy, cui deve quasi tutta la sua fortuna.
Warcraft I: Remastered
Togliamoci subito il dente: Warcraft I: Remastered è mediocre, a essere gentili. Il gioco di suo era già ampiamente superato quando ancora non aveva spento le due candeline. Paradossalmente uno dei giochi che all'epoca lo fece invecchiare più velocemente fu proprio Warcraft II che, uscito l'anno dopo e guardando all'eccezionale Command & Conquer di Westwood Studios, lo surclassò in ogni possibile direzione. Del resto parliamo di uno dei primi strategici in tempo reale (risale al 1994) post canonizzazione del genere (di suo molto più vecchio e nato in epoca ZX Spectrum), uno di quelli che aveva ancora Dune 2 come modello. Quale occasione migliore di un'edizione rimasterizzata per ritoccarlo anche in alcune meccaniche?
Non chiedevamo niente di stravolgente, sia chiaro, ma si poteva dare una sistemata al sistema di movimento automatico delle unità che, oggi come allora, continuano a incastrarsi in ogni dove. Sicuramente il sistema di controllo è stato migliorato e ora è possibile personalizzarlo in diversi modi, così da renderlo più moderno e addolcire l'effetto di certi inevitabili arcaismi, come l'abuso di scorciatoie da tastiera, ma è davvero il minimo sindacale. Un po' poco per una software house come Blizzard, che ha costruito il suo nome sulla cura dei dettagli e sulla capacità di rifinire le idee degli altri. Brutta anche l'assenza del multiplayer, una delle caratteristiche che più fece spiccare Warcraft: Orcs and Humans sulla concorrenza.
Vero che oggi avrebbe poco senso, considerando l'evoluzione del genere, ma poteva comunque essere lasciato come curiosità o per favorire qualche rievocazione a colpi di LAN. Soprattutto, la sua presenza avrebbe in qualche modo giustificato il fatto di dover sempre essere collegati a Battle.net, il client di Blizzard, per giocare. Ottima invece la rimasterizzazione della colonna sonora, che aiuta moltissimo a far emergere la bellezza di alcuni dei brani originali.
Warcraft II: Remastered
All'epoca dell'uscita (fine 1995) Warcraft II mostrava dei progressi netti rispetto al primo capitolo: il pathfinding delle truppe era migliorato, erano state aggiunte diverse unità reclutabili, era stato rimosso il limite di poter costruire gli edifici soltanto vicino alle strade e le missioni stesse apparivano più varie. Inoltre la nebbia di guerra era meno oppressiva, con le unità che scoprivamo aree più ampie della mappa quando attraversavano zone sconosciute.
C'erano sempre orchi e umani a da guidare in due campagne separate, ma il livello qualitativo era così alto da aver fatto scuola, diventando un punto di riferimento per l'intero genere. L'edizione rimasterizzata fa poco per migliorare la situazione, limitandosi ad aggiungere qualche opzione all'interfaccia e a fondere nel gioco base le campagne dell'espansione Beyond the Dark Portal (comunque sia già presenti anche nell'edizione classica). A differenza del primo Warcraft, qui c'è anche il multiplayer. Inoltre vengono supportate tutte le mappe create dagli utenti, in modo da non deludere la parte più attiva della comunità, che ha seguito l'originale fino a oggi. Per il resto, ci troviamo di fronte a un lavoro ancora più pigro di quello fatto con Warcraft, considerando che è davvero tutto qui.
Il restyling grafico
La parte più dubbia dell'intera operazione, quella che ci ha fatto davvero storcere il naso, è il restyling grafico. Lo sconcerto è iniziato già con il filmato di apertura del primo Warcraft, evidentemente allargato usando l'intelligenza artificiale, ma con dei risultati discutibili. Quindi sullo schermo è comparso il gioco vero e proprio, con la sua nuova veste , che non esitiamo a definire come pigrissima. Il fatto che è stata applicata anche a Warcraft II, uniformando il tutto, ha raddoppiato lo sconcerto.
Il problema non è solo il fatto che vira verso uno stile cartoon più in linea con quello attuale della serie, cercando semplicemente di ricalcare gli sprite originali (intelligenza artificiale anche qui?) ma che è letteralmente un pugno in un occhio. L'aumento di definizione fa sembrare le unità ritagliate sullo sfondo, con cui non riescono proprio ad amalgamarsi, visivamente parlando. Sembra di trovarsi di fronte a un titolo mobile realizzato senza alcun gusto. Sicuramente i margini di manovra erano scarsi, ma possibile che non si potesse fare qualcosa di meglio? Fortunatamente basta premere un tasto per tornare alla grafica originale, che a suo modo è ancora dignitosa. Si finisce obbligatoriamente a giocare in 4:3, ma almeno non si soffre nel vedere la nuova versione. In particolare Warcraft II rende molto meglio con gli sprite vecchi, il che è tutto dire.
Conclusioni
Blizzard non sembra aver imparato molto dagli errori fatti nel 2020 con l'edizione rimasterizzata di Warcraft III e ha lanciato delle versioni rimasterizzate di Warcraft I e II che non riescono a valorizzare in alcun modo i nomi che portano, né dal punto di vista grafico, né da quello delle funzionalità. Considerando che il Battle Chest, che contiene le edizioni rimasterizzate dei tre episodi RTS, costa 39,99 euro, perché, ad esempio, non aggiungere una nuova campagna quantomeno a Warcraft II? A Azeroth di cose ne sono successe molte nel frattempo e i fan avrebbero sicuramente gradito. Sarebbe stato un valore aggiunto non da poco.
Verrebbe quasi da pensare di trovarsi davanti a un progetto nato tanto per fare un po' di cassa con i titoli classici, su cui la compagnia non ha voluto investire molto e che, in virtù dell'abbandono della serie RTS, non significa nemmeno granché per il futuro. Detto questo, è giusto notare che stiamo sempre parlando dei primi due Warcraft. Soprattutto il secondo è ancora oggi giocabile a coinvolgente, a livelli che non ci aspettavamo. Lo è però per via della capacità degli sviluppatori originali, di cui in Blizzard non è rimasto nessuno, non certo per la rimasterizzazione in sé, da cui ci aspettavamo un po' di amore in più.