Le voci di corridoio e i rumor più riservati continuavano a puntare il dito verso una serie di elementi che non potevamo reputare credibili, soprattutto alla luce delle più recenti evoluzioni di un franchise così importante e affermato come quello di Call of Duty. E invece la lunghissima presentazione organizzata dai ragazzi di Sledgehammer Games ha, di fatto, confermato gran parte delle indiscrezioni trapelate in questi mesi accendendo in noi una enorme curiosità sul potenziale del prossimo CoD.
Oggi siamo quindi qui per parlarvi di Call of Duty: Vanguard, il prossimo capitolo principale della più famosa e venduta serie di shooter in prima persona che non solo segna il ritorno all'ambientazione storica del precedente episodio realizzato dal team di sviluppo, la seconda guerra mondiale, ma lo fa senza trascurare in alcun modo la campagna single player che si andrà ad affiancare all'immancabile multiplayer, offrendo evidentemente molta più sostanza di quanto ci saremmo immaginati.
L'uscita è già fissata al 5 novembre in modalità cross-gen su tutte le piattaforme esistenti, PC, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X e S, con l'unica costante eccezione di Nintendo Switch e Google Stadia. Chiaramente ci sarà modo nei prossimi mesi per continuare a parlare del gioco in molteplici occasioni e, probabilmente, anche attraverso una serie di sessioni beta ma, per ora, vi dovete "accontentare" di questo nostro primo, lungo, incontro con il gioco che vi racconteremo nell'anteprima di Call of Duty: Vanguard.
Lo sviluppo del gioco
Call of Duty: Vanguard nasce esattamente 2 anni fa nel pieno di un ripensamento generale di Sledgehammer Games fortemente voluto dalla nuova direzione allo scoccare del decimo anniversario del team. I 2 fondatori, Glen Schofield (che oggi ritroviamo alla guida di The Callisto Protocol) e Michael Condrey (che ha fondato lo scorso anno 31st Union, tra i ranghi di 2K Games), hanno infatti lasciato la loro creatura all'inizio del 2018, a pochi mesi di distanza dall'uscita di CoD: WWII, il precedente Call of Duty con la leadership di sviluppo di Sledgehammer e, inevitabilmente, questo deve aver provocato non poco trambusto negli uffici della software house.
E così mentre una parte del team dava una mano con Modern Warfare e Black Ops - Cold War, con il consueto multi-sviluppo ideato da Activision Blizzard, il resto della squadra progettava il prossimo capitolo della serie ripartendo dalle sue radici e pensando a tempo perso alle future divisioni del team da aprire in giro per il mondo, come Melbourne e Toronto.
Call of Duty: Vanguard nasce quindi nel pieno di questo caos societario, in un momento di fervida creatività e ovviamente con la necessità di puntare sugli elementi più noti, riconoscibili e tipici della software house. E cosa poteva esserci di più caratteristico della Seconda Guerra Mondiale per un team così legato alle tradizioni e alla volontà di piazzare il giocatore il più possibile a terra, nella sporcizia della trincea e nel trambusto dei colpi di cannone sparati ad alzo zero? Tra l'altro, esattamente a 4 anni di distanza dal precedente capitolo ambientato, anche lui, nel più famoso conflitto mondiale? Stiamo chiaramente parlando di Call of Duty: WWII che, sotto molteplici punti di vista, rappresenta proprio il predecessore spirituale di questo nuovo Vanguard.
La storia della campagna single player
Attenzione a pensare o immaginare che la scelta di ambientare Call of Duty: Vanguard nuovamente nella Seconda Guerra Mondiale stia a significare che il giocatore si ritrovi davanti ai soliti triti e ripetuti scenari e scontri già visti decine di volte in altri videogiochi, film e serie all'insegna di un'operazione di riciclo a basso costo. Sledgehammer ha infatti pensato a tutto e il punto di partenza è l'intenzione di proporre una campagna che attraversi l'intero globo terrestre, che evidenzi la natura mondiale del conflitto con molti fronti diversi, spesso ritenuti secondari o comunque meno noti, e affrontati attraverso il punto di vista di più personaggi, 4 per l'esattezza.
Il risultato dovrebbe quindi garantire una discreta varietà nell'esperienza di gioco in linea con il DNA del team: pur dovendo utilizzare il condizionale visto che nulla è certo fino a quando non potremo mettere le mani sul gioco, non fatichiamo a immaginare missioni più intense alternate a scenari in cui sarà la necessità di muoversi nell'ombra a guidare i nostri passi, come abbiamo potuto vedere nell'eccezionale trailer di gameplay mostrato durante la presentazione. Ma non mancheranno, probabilmente, sequenze a bordo di corazzati, aerei e altri mezzi di locomozione, anche questo in perfetto stile Sledgehammer Games.
Un altro elemento che potrebbe rendere Vanguard diverso dal solito è l'intenzione di basare i presupposti narrativi del gioco alla storia reale, ma di non ancorarsi ad essa in modo estremamente fedele. Gli avvenimenti raccontati saranno quindi reali, ma il team ambienterà al loro interno delle vicende inedite, create per l'occasione, e che coinvolgeranno personaggi di fantasia realizzati proprio dal team e ispirati a figure realmente esistite. L'obiettivo è offrire al giocatore qualcosa di nuovo e credibile che risulti perfettamente coerente e ben amalgamato con ciò che è davvero avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale.
E soprattutto che risulti al passo con i tempi visto che la volontà del team di sviluppo è di narrare una storia che sia avvincente e spettacolare per i canoni odierni, come ha raccontato il game director del titolo, Josh Bridge, che utilizzi l'ottica odierna per raccontare il conflitto bellico più noto della storia. Lo snodo principale narrativo riguarderà la creazione delle forze speciali avvenuta proprio durante la Seconda Guerra Mondiale: gruppi di uomini (e donne) di nazionalità diversa che durante il dramma storico si sono fatti notare sul campo di battaglia, hanno guadagnato esperienza e hanno iniziato a essere utilizzati dalle nazioni per affrontare gli scenari più pericolosi e con minori percentuali di vittoria, spesso lanciandosi dietro le linee nemiche per aprire la strada ai battaglioni e reggimenti tradizionali.
Se quindi Call of Duty WWII, il precedente lavoro storico di Sledgehammer, si era limitato a narrarci gli avvenimenti più noti e riconoscibili del Secondo Conflitto Mondiale, dallo sbarco in Normandia alla conseguente campagna americana di liberazione della Francia e di conquista della Germania, in Vanguard gireremo il mondo in lungo e in largo andando ben oltre l'Europa, che pur non mancherà. David Swenson, altra figura chiave del team di sviluppo nel ruolo di Campaign Creative Director, ha infatti citato una battaglia a Stalingrado, nell'Unione Sovietica, alcuni scenari nel Pacifico tra cui le Isole Salomone e un'avvincente sottotrama nel deserto del Nord Africa sulle orme di Erwin Rommel, la volpe del deserto, fino al famoso epilogo della battaglia di Alamein.
I protagonisti della campagna
Questo continuo cambio di fronti sarà giustificato attraverso l'utilizzo di più protagonisti che si alterneranno, a quanto pare, durante la campagna fino a raggiungere il medesimo epilogo: probabilmente uno scontro in Germania risolto proprio grazie all'utilizzo delle neonate forze speciali che avremo contribuito a creare attraverso le nostre azioni di gioco.
Avremo quindi un antagonista di finzione, il direttore della Gestapo Heinrich Freisinger basato su un personaggio reale, Heinrich Muller, e dovremo sgominare un'operazione segreta, anche questa inventata di sana pianta, ma basata sul chiacchiericcio e su una serie di indiscrezioni che i nazisti erano soliti spargere sul finire della Seconda Guerra Mondiale, quando la loro esistenza era ormai agli sgoccioli e l'armata rossa era in procinto di circondare e conquistare Berlino: Project Phoenix, ovvero l'idea assurda di trovare e legittimare un successore di Hitler.
E guideremo 4 differenti personaggi, anche questi basati su controparti reali, molto differenti in termini di nazionalità, ruoli ed estetica in un tentativo, speriamo non maldestro, di offrire quella diversità politically correct che oggi sembra dover essere alla base di qualsiasi prodotto d'intrattenimento.
Il sergente Arthur Kingsley del 9° battaglione paracadutisti inglese è il leader dello squadrone, un soldato di colore coraggioso, leale ed estremamente fedele alla volontà di liberare l'Europa dal giogo nazista. Un leader che diventa tale sul campo di battaglia, dopo essersi paracadutato e aver visto il suo capitano ucciso in battaglia ed essersi messo in marcia per distruggere le batterie di mitragliatrici che avrebbero impedito l'indomani lo sbarco in sicurezza delle forze inglesi sulle spiagge della Normandia.
La tenente Polina Petrova della 138° divisione fanteria russa basata sulla famosa cecchina Lyudmila Pavlichenko, la più "prolifica" della storia con 309 uccisioni confermate durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche la Petrova, come la sua controparte reale, inizierà la sua avventura nel conflitto come infermiera che si ritroverà a dover imbracciare le armi quando la sua città natale, Stalingrado, sarà bombardata e invasa dai tedeschi diventando un faro di salvezza, e anche lei una leader, per la popolazione sopravvissuta.
Il capitano Wade Jackson dello squadrone sei di ricognizione, un pilota americano direttamente ispirato a Vernon Micheel che, decollato dalla portaerei Enterprise nel Pacifico, combatterà per gran parte della battaglia delle Midway infliggendo dei duri colpi alle forze navali e aeree dell'esercito giapponese. Anche Jackson, come Micheel, verrà abbattuto in volo sulle Isole Salomone e dovrà farsi strada a terra in un piccolo atollo diventando parte di un team di fanteria ben noto, il 93° battaglione.
Il secondo tenente Lucas Riggs del 20° battaglione australiano che dovrà combattere in nord Africa ed è direttamente basato su Charles Upham, soldato del commonwealth le cui gesta risuonano forte in battaglia anche a causa della sua audacia che lo portò a correre nel mezzo di uno scontro tra carri armati con in mano soltanto delle semplici granate. Riggs farà parte anche dei Ratti di Tobruk e dovrà chiaramente vedersela con gli Afrikakorps per gran parte della sua campagna.
L'importanza del gunplay nel gameplay
Tutta l'esperienza maturata da Call of Duty in termini di gunplay e quindi di feeling delle armi, dell'esplosione dei colpi e dello stile dei combattimenti sarà chiaramente riversata in Vanguard che non mancherà di metterci del suo nell'unico elemento davvero cruciale di tutti i CoD: come si spara.
E siccome ci troviamo nuovamente nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, in un momento in cui era ancora la forza bruta a contare, la capacità di sparare quanti più colpi possibile in un dato periodo di tempo, di agire con violenza preoccupandosi poco degli effetti collaterali, l'azione delle bocche di fuoco sarà meno chirurgica, meno pulita e precisa rispetto a come ci hanno abituati i più recenti Call of Duty ad ambientazione moderna. Sledgehammer vuole che si percepisca il peso, il rinculo, la consistenza dei fucili e dei mitragliatori, oltre che delle pistole e delle armi pesanti che hanno fatto la storia. Sia sempre ben chiara, pad alla mano, la brutalità dei colpi esplosi.
Anche perché è soltanto verso la fine della Seconda Guerra Mondiale che gli alleati hanno cominciato a riflettere sull'istituzione dei corpi speciali, sulla necessità di selezionare solo i migliori combattenti, per farli agire nell'ombra, spesso dietro le linee nemiche, per compiere azioni chirurgiche e rovesciare rapidamente un fronte di battaglia o decapitare in un attimo i vertici della gerarchia di un esercito. Per gran parte del conflitto mondiale infatti, le battaglie si sono disputate tra armate enormi, con migliaia di soldati e milioni di colpi sparati in una sorta di sovrabbondanza di violenza.
Proprio questo dualismo dovrebbe venire ben rappresentato su schermo durante l'azione di Vanguard permettendo così al giocatore di sperimentare azioni molto più concitate con in braccio armi di cieca distruzione in grado di scaricare decine di proiettili in pochi secondi, alternate a fasi molto più riflessive e studiate, con armi silenziate o fucili in grado di sparare pochi colpi prima di dover essere ricaricati, obbligando quindi il giocatore a tattiche mordi e fuggi e alla gestione adeguata dei ripari e dei nascondigli. Come questo si riverserà sul gunplay di Vanguard per ora possiamo solo immaginarlo, ma la nostra speranza è che Sledgehammer abbia svolto bene il suo compito perché qui si gioca gran parte dell'appeal di un CoD.
Le nostre impressioni
C'è poco da poter criticare o discutere in merito a quel poco che abbiamo potuto vedere del gioco: un immancabile trailer fortemente cinematografico con alcune, molteplici video di approfondimento di elementi chiave dello sviluppo e successivamente una sequenza interamente di gioco di circa 8 minuti e mezzo che, tra l'altro, proprio al trailer in CGI si ricollega.
Partendo dal presupposto che il nostro compito è raccontare fidandoci di quanto ci viene detto dal team di sviluppo, non possiamo nascondere di aver pensato a lungo durante la sequenza, che quanto avveniva davanti ai nostri occhi fosse tutto estremamente coreografato al punto da risultare scriptato, ma evidentemente ci dobbiamo fidare delle parole della software house che più volte ha confermato la natura completamente in game, in presa diretta, del video mostrato, per quanto registrato in un'altra occasione e non giocato quindi davanti ai nostri occhi in tempo reale.
E quello che abbiamo visto è semplicemente incredibile: la sequenza in volo, l'atterraggio maldestro in acqua, i primi passi a terra disarmati e angosciati dalla presenza del nemico in procinto di rastrellare le zone di sbarco, il brutale assalto nei confronti di un nostro commilitone e quindi la nostra violenta vendetta, l'esplorazione dei territori circostanti fino al raggiungimento di un mulino infuocato. Siamo letteralmente rimasti senza parole.
Il dettaglio visivo è incredibile, così come la qualità degli scenari, dei modelli e di tutte le animazioni che avvengono su schermo e pur non potendo riguardare più e più volte il video, ci sono rimasti impressi per bene in testa il grado di immersione e l'incredibile realismo che Sledgehammer è riuscita a portare su schermo.
Si percepisce l'angoscia dell'inferiorità numerica e del pessimo armamentario, la difficoltà di uno scontro impari, la qualità del combattimento e, più in generale, la qualità tecnica raggiunta dall'engine di CoD quando può essere lanciato a briglie sciolte senza curarsi delle prestazioni da dover garantire in multiplayer e quindi di tutte quelle limitazioni essenziali per offrire il gameplay multigiocatore caratteristico della serie.
L'antipasto di single player che abbiamo potuto vedere, non possiamo nasconderlo, ci ha fatto venire fame di tornare a giocare, lo speriamo con tutto il cuore, una campagna che sia avvincente, longeva e ben narrata come non avviene purtroppo da molti anni.
Il team di sviluppo ha come sempre garantito i 60 FPS su ogni piattaforma e in qualsiasi condizione di gioco quindi siamo estremamente curiosi di scoprire quali saranno i compromessi per far girare questo ben di dio su old-gen.
Il multiplayer
Se la campagna single player ha quindi lo scopo di raccontare e far vivere al giocatore la nascita delle forze speciali, il multiplayer si prefigge l'obiettivo di far vestire i panni di queste forze speciali al giocatore: renderlo uno di loro.
Purtroppo, in questa fase del reveal, non possiamo dilungarci molto su quelli che saranno i contenuti della componente multigiocatore di Call of Duty: Vanguard e dovremo limitarci a un più freddo elenco delle caratteristiche ma, come potete facilmente immaginare, ci sarà modo, tempo e spazio per tornare a lungo sulla questione da qui al 5 novembre, data di uscita di questo capitolo.
Sledgehammer vuole tentare di stupire anche su questo fronte e lo farà a partire dalla quantità soverchiante di contenuti: 20 mappe al lancio, 16 delle quali saranno per il core gameplay 6 contro 6 e le restanti 4 per il 2 contro 2. Tutti i fronti visti nella campagna single player saranno qui presenti: fronte occidentale e orientale, Pacifico, Nord Africa, chiaramente con un redesign generale in funzione delle dimensioni, che saranno molto più contenute rispetto ai livelli del singolo giocatore, e del tipo di gameplay che sarà frenetico come da tradizione della serie, ma stavolta con un inedito approccio tattico che chiaramente si andrà ad affiancare al gunplay coerente con le armi e la tipologia di proiettili utilizzati e sparati durante la Seconda Guerra Mondiale.
Tornerà il Gunsmith e ci sarà una nuova balistica personalizzata unita a svariate tipologie di munizioni così da permettere la massima configurabilità in funzione dello stile di gioco di ognuno. Il focus del team di sviluppo va quindi ben oltre il momento della pressione del grilletto e cercherà di andare a toccare ogni singolo elemento attraversato dal proiettile lungo la sua traiettoria: non solo la canna e gli eventuali attachment, ma anche e soprattutto lo scenario che ora mostrerà, almeno da quanto ci ha detto il multiplayer creative director Greg Reisdorf, una reattività e distruttibilità mai sperimentati fino ad ora nella serie. Sembra infatti che sarà possibile aprirsi delle vere e proprie strade nello scenario così da aumentare i punti di scontro e di fiancheggiamento degli avversari, così come sarà possibile agire su coperture, ripari, mobilia, vetri, porte e finestre per rimanere al sicuro o, al contrario, far uscire allo scoperto gli avversari in stile Rainbow Six: Siege. Ma come questo avverrà in concreto è tutto da vedere.
Inoltre il team di sviluppo ha lavorato ulteriormente sulla gestione delle playlist per offrire svariate tipologie di azione attraverso una minuziosa selezione delle mappe, del numero di giocatori e dello stile di combattimento così da permettere al player di selezionare una playlist più tattica o, all'esatto opposto, più action e ritrovarsi in un flusso di gioco in grado di soddisfarlo offrendo un gameplay vario, ma assolutamente coerente con lo stile di gioco selezionato. Una sorta di gestione del ritmo che avviene attraverso la configurazione minuziosa delle playlist stesse.
E ci saranno chiaramente molte modalità note e anche qualche novità, tra cui Champion Hill, una sorta di mix ideale tra Battle Royale e Gunfight con in mezzo una progressione temporanea che potremo portarci dietro tra i round. Come funzionerà in concreto non possiamo ancora dirlo, ma dovrete pazientare per poco e vi garantiamo che ne varrà la pena.
E non è tutto perché Vanguard, grazie al contributo di Treyarch, avrà anche la sua campagna zombie che fungerà da prologo a quanto sperimentato e visto nella serie Black Ops in una sorta di crossover tra brand che garantirà coerenza e continuità all'interno dell'universo di Call of Duty. E anche sul fronte di Warzone ci saranno chiaramente novità e nuovi contenuti tra cui una mappa inedita realizzata dai ragazzi di Raven e coerente con l'ambientazione di Vanguard oltre che con tutto l'universo del battle royale di CoD. A quanto pare ci sarà anche un importante aggiornamento della tecnologia anti-cheat che verrà implementato in occasione dell'uscita di Vanguard.
Davvero un mare di contenuti che potranno e dovranno intrattenere i giocatori per mesi e mesi.
Call of Duty: Vanguard dacché rischiava di essere un CoD poco promettente e non all'altezza delle aspettative, ha saputo invece stupirci con una sua precisa identità e una sorprendente ricchezza di contenuti. Abbiamo intravisto una campagna single player che, nonostante l'ambientazione abusata, sembra avere numerose idee interessanti e soprattutto un comparto tecnico straordinario, mentre il multiplayer, per quanto ancora privo di dettagli precisi, sembra basarsi su una serie di feature in grado di renderlo appetibile per tutti i fan della serie. Ora rimaniamo tutti in attesa di giocare concretamente Vanguard e di capire se davvero tutte queste promesse e caratteristiche funzioneranno nel gioco finale.
CERTEZZE
- Un gunplay ancora più rifinito e brutale
- Tecnicamente straordinario nello spezzone di gameplay visto
- La solita quantità straordinaria di contenuti
DUBBI
- L'ambientazione storica potrebbe non essere quello che i giocatori vogliono oggi
- Tantissimi elementi vanno verificati pad alla mano