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Diario del Capitano

DIARIO di La Redazione   —   08/09/2003

Diario del Capitano

A volte succede che per una serie di circostanze, la nostra attenzione venga calamitata da alcuni aspetti piuttosto che da altri. E in questo periodo la mia è caduta in particolar modo sul tema dei pirati, sicuramente condizionata dalla recente visione de "La maledizione della Prima Luna". Naturalmente ad un film così non può non conseguire una licenza videoludica, abitudine che in ambiente hollywoodiano sta prendendo sempre più piede.
In questo caso dietro alla licenza ci sono una serie di curiosità: Il gioco che funge da licenza al film è Sea Dogs 2, ribattezzato per l'occasione Pirates Of the Caribbean, che con il film ha davvero poco a che vedere, ambientazione a parte, ma questa è un'altra storia. Come del resto è un'altra storia quella relativa ai vari rocamboleschi cambi di nomi che il titolo ha subito. In un modo molto retrò lo si potrebbe definire "La maledizione della Prima Luna, già Pirates of the Caribbean, gia Sea Dogs 2". Ma questi sono risvolti coloriti quasi di ordinaria amministrazione, quando si tratta di videogame e licenze in genere.
Quello su cui volevo riflettere è un altro aspetto della vicenda: forse per un eccesso di attenzione derivante come anticipai in apertura dalla visione del film, forse per un abile orientamento da parte degli altri media, ma ho la netta impressione che intorno al mondo dei pirati si stia risollevando una certa attenzione. Curioso come alcune cose siano cicliche. Curioso anche come, con cadenza quasi periodica, ci vengano riproposte alcune delle icone classiche dell'immaginario collettivo: pirati, cowboy, circo, astronauti, agenti segreti, medioevo; tutte le personificazioni che hanno giocato e giocano almeno una volta praticamente tutti i bambini del mondo occidentale. Esiste una fantasia oltre la fantasia, un serbatoio da cui la creatività preleva e rielabora, e che da origine a una specie di ciclicità dell'immaginario. Ogni tanto si inserisce qualche nuovo filone (ad esempio gli anni Settanta), ma nulla viene sostituito: semplicemente il serbatoio si fa un po' più grande, e va ad allargare il fiume in piena degli stereotipi che molto spesso incontriamo ogni giorno: il bambino sveglio e ribelle, il motociclista tutto tatuaggi e vestiti in pelle, il manager spietato e senza cuore, il bulletto di quartiere, la famigliola col la station wagon e un cane, sono tutte creature provenienti da questo serbatoio. Un tempo racconti e favole riprendevano immagini della tradizione e della mitologia, oggi cinema, videogame e media ci ripropongono in chiavi diverse elementi di storia, di immaginazione e di vita quotidiana. Come a dire che cambiano i mezzi, ma non la sostanza.

Massimiliano Monti, responsabile editoriale area PC.

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