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Diario del capitano

DIARIO di La Redazione   —   13/03/2004

Diario del capitano

Riflettevo in questi giorni in compagnia di un paio di amici-colleghi su un argomento che, nel suo essere trito e ritrito, periodicamente torna alla ribalta specie in occasione del riepilogo settimanale delle notizie che mi vede coinvolto in prima persona durante la preparazione della mailing list nostrana (che naturalmente rimane tutta farina del sacco di Carlo Carta: io mi limito a dare qualche indicazione).
Tutti questi sequel, prequel, espansioni, add-on standalone e chi più ne ha più ne metta continuano ad affollare il mercato in modo sempre crescente, specie se si guarda al futuro, dove l'orizzonte appare letteralmente affollato di miriadi di nuovi capitoli degli stessi videogiochi che in questi ultimi 3, 4, 5 anni hanno avuto la fortuna di vendere sul mercato mondiale una dose massiccia di copie. Tralasciando da parte il paradosso The Sims, con le sue 7 espansioni all'attivo e, manco a dirlo, un sequel in dirittura d'arrivo, non possono sfuggire alla nostra vista i vari e disparati Hitman 3, Driv3r, Pandora Tomorrow (e in termini di rumor Splinter Cell 2), Athena Sword, per rimanere ancorati al breve periodo. Ma sul lungo la situazione è la stessa, se non peggiore: Max Payne 3, un nuovo Carmageddon, Mortal Kombat 6, la miriade di Final Fantasy in progetto, Resident Evil 4, Silent Hill 4, i sequel di Mario e Zelda, giusto per dare un assaggio multipiattaforma (ed ho volutamente tralasciato DooM 3 e Half-Life 2).
Un'analisi della situazione, dal basso delle mie conoscenze, è ovviamente fuori luogo ma una piccola ipotesi è comunque nel mio intimo: che sia sempre più un evidente sintomo della crescita esponenziale degli investimenti necessari per dar vita a un videogioco? Che i tempi di sviluppo si siano dilatati è indubbio ma evidentemente, come è logico che sia, questo ha portato a un enorme aumento dei soldi necessari per completare un progetto di qualsiasi natura videoludica esso sia. E ovviamente un publisher che si trova di fronte a più opzioni non potrà fare a meno di puntare sulla più facile, sicura e redditizia, ovvero su un sequel che può beneficiare di conoscenza nel pubblico e di un core minimo di vendite assicurate (si, in qualche modo sto spezzando una lancia a favore dei publisher).
Credo sia emblematico in questo senso la mossa di Digital Extremes che, per spezzare dalla routine Unrealiana, ha deciso di buttarsi su un progetto totalmente originale (motore e genere permettendo): quel Pariah che Epic e Atari hanno deciso di non appoggiare "costringendo" DE a rivolgersi altrove, ad un publisher indipendente che comunque inizia a fare breccia sul mercato: Groove Games. Una costrizione come l'ho definita io, o una precisa decisione di Digital Extremes? Voi che ne dite?

Pierpaolo Greco, responsabile news e files.

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