Pad alla mano, Getting up ha evidenziato qualità decisamente interessanti, legate soprattutto all’apparente varietà del proprio gameplay. Nel corso del nostro test abbiamo avuto modo di muovere Trane in mezzo ad una strada trafficata, impegnandoci a schivare le auto in corsa, per poi dirigerlo verso la cima di un edificio attraverso una sezione platform del tutto simile a quanto fatto vedere dagli ultimi Prince of Persia. In un secondo momento l’azione si è poi spostata sul già citato treno in corsa, dove era necessario mantenere l’equilibrio e contemporaneamente schivare le luci delle gallerie. Il tutto condito da fasi action di combattimento e dall’immancabile opera di tagging, elementi che paiono costituire i fondamenti della struttura di gioco di Getting up. Trane dovrà infatti vedersela a suon di cazzotti con membri di gang rivali, lavoratori pubblici ed agenti del governo, servendosi di una discreta serie di mosse offensive: oltre a calci, pugni e prese, l’utente ha la possibilità di servirsi di oggetti raccolti da terra (bastoni, pezzi di cemento e perfino batterie d’auto), oltre che di schivare gli attacchi avversari. L’esperienza di The Collective –già autori di Buffy- in questo senso ha certamente aiutato alla creazione di un sistema di combattimento agile e divertente da usare, che ben si presta anche a situazioni di inferiorità numerica. Altro pilastro del gameplay è la riproduzione su varie superfici dei graffiti, che possono essere realizzati secondo diverse misure e la cui creazione si distacca notevolmente da quanto visto nel celebre Jet Set Radio: in Getting Up, infatti, il giocatore usa la propria bomboletta tramite il movimento dello stick analogico, stando ben attento a rispettare i bordi e ad erogare la giusta quantità di vernice, pena la riuscita di un disegno grossolano. Per quanto non eccessivamente lunga, la nostra sessione di gioco col prodotto Atari ne ha dunque evidenziato le ottime potenzialità, riscontrabili in un gameplay vario e realizzato con cura in ogni sua parte nonché in una veste grafica notevole, nella quale spiccano per qualità le animazioni del protagonista. Previsto per un’uscita autunnale, Getting Up: Contents Under Pressure potrebbe rivelarsi un titolo sorprendente, capace di portare nel panorama degli action game una sana ventata d’aria fresca. Per ora, rimane la certezza di poterlo annoverare tra i prodotti più interessanti esposti allo show.
Già annunciato a marzo 2004 e presentato in uno stato piuttosto embrionale all’E3 dello stesso anno, Getting up: Contens Under Pressure si è riproposto in ottima forma allo show appena conclusosi, forte peraltro di un notevole battage pubblicitario ad opera del publisher Atari. Per quanto rimasto finora estraneo a grandi dosi di hype, e nonostante non sia riuscito a catalizzare un’enorme attenzione sullo showfloor, il titolo sviluppato da The Collective sembra meritarsi davvero un occhio di riguardo: non solo perché sancisce l’ingresso nel mondo dei videogames dello stilista Marc Ecko, ma soprattutto perché presenta un gameplay intrigante, incorniciato da una realizzazione grafica di tutto rispetto. Ma andiamo con ordine. Getting up mette l’utente nei panni del giovane Trane, graffiti artist impegnato a “decorare” le pareti della città immaginaria di New Radius. A detta degli sviluppatori, la trama del gioco partirà dai semplici desideri di esprimere la propria forma d’arte del protagonista fino ad assumere toni molto più elevati, che porteranno il nostro eroe a combattere contro le forze repressive che minacciano l’intero agglomerato urbano. Il tutto attraverso la bellezza di 11 diversi capitoli, dei quali la versione dimostrativa da noi provata metteva in luce solo due distinte parti, una ambientata in un sobborgo cittadino e l’altra nientemeno che in cima ad un treno in corsa.