In quasi ogni situazione è possibile seguire un approccio di tipo stealth o il classico “run & gun”: più spesso un mix dei due, in quanto è quasi sempre una buona idea attaccare di nascosto e sfoltire un gruppo di nemici usando armi silenziose (arco e frecce o il fido coltellaccio) per poi eventualmente abbandonarsi a una più rumorosa carneficina da arma da fuoco. Il gioco non prevede una modalità “invisibile” di movimento, ma riconosce automaticamente l’arma impugnata, adeguando la nostra andatura di conseguenza.
Equipaggiando il coltello ci si muoverà di soppiatto ed avendo cura di evitare il campo visivo della vittima di turno (umana o saurina che sia) e sfruttando ombre e vegetazione per nascondersi, sarà possibile attaccare e finirla con un solo colpo, attivando inoltre alcune brevi, cruenti e gustose cinematiche in terza persona, diverse a seconda del nemico e della nostra posizione al momento dell’attacco.
Turok non si risparmia in termini di gore e se le uccisioni di avversari umani sono bene o male nella media, si lancia in veri e propri tripudi di ultraviolenza quando l’obiettivo designato sono i dinosauri, al punto che è possibile farli letteralmente saltare in aria in una nuvola di frammenti (zampe, code, teste) grondanti sangue e dalla fisica attentamente simulata.
Ma le opzioni a disposizione del giocatore non si limitano a scegliere se finire un nemico a coltellate o facendolo esplodere: l’aspetto più significativo del suo gameplay “aperto” deriva dall’impiego di una intelligenza artificiale dinamica per i dinosauri, i quali non sono programmati per attaccare necessariamente il protagonista, ma si limitano a rispondere agli stimoli dell’ambiente.
Nello specifico, per un branco di velociraptor la nostra presenza può essere una motivazione sufficiente per leccarsi i baffi e regalarsi un lauto pasto, ma ci sono anche gigantesti quanto pacifici erbivori, che possono essere facilmente indotti, con qualche pallottola nei posti giusti, a dirigersi a passo di carica verso quell'avamposto nemico giusto al di là della radura.
Nel caso dei sauri più aggressivi è poi possibile distrarli e attirare la loro attenzione verso una specifica area (possibilmente ricca di ignari soldati nemici) semplicemente sparando dei flare luminosi verso la destinazione desiderata.
I dinosauri sono insomma i veri protagonisti di Turok ed a buon diritto sono il frutto esteticamente più appagante del lavoro di Propaganda Games: enormi, ottimamente modellati e superbamente animati, spiccano rispetto ai più anonimi esseri umani e agli scenari, ben fatti, ma tutto sommato abbastanza convenzionali e senza particolare personalità o primizia tecnologica. Non è la jungla di Far Cry insomma, anche se la fredda palette cromatica tendente al verde scuro non può che strizzare volutamente l’occhio al cromatismo inconfondibile del primo Turok per Nintendo 64.
Sicuramente un FPS da aspettare, tanto per Xbox 360, che per PS3: attualmente il titolo è ormai quasi pronto e dopo un ultimo ciclo di ripulita dai bug, rifinitura dei dettagli e bilanciamento del multiplayer (che include il coop per almeno due giocatori su mappe appositamente realizzate), dovrebbe vedere la luce sugli scaffali per i primi giorni di Febbraio.
Con Turok Propaganda Games infonde nuova vita nell’ormai decennale branca videoludica del franchise dell’ammazza-dinosauri, e ripartendo dalle basi – dinosauri e armi – rielabora storia, personaggi, ambientazione e gameplay, ricollocando la saga in un set futuristico, ma verosimile. Niente più dinosauri cibernetici con armi a raggi montate sulla testa insomma.
Joseph Turok è ora niente più che un ex agente dei corpi speciali dal grugno particolarmente roccioso, inviato assieme alla sua squadra d’elite per dare la caccia al suo vecchio mentore, tale Roland Kane, evidentemente rivelatosi criminale vendicativo e senza scrupoli.
Rintracciatolo su uno sperduto pianeta, il buon Turok si ritroverà la nave abbattuta dall’esercito privato del suo arcinemico, il più dei suoi uomini trapassato in primissima battuta e ben poche speranze di lasciare vivo le jungle locali, inopportunamente popolate da affamati carnivori a scaglie.
Sfortunatamente per Kane e per l’autoctona popolazione preistorica, Turok non è carne per lucertole e non solo avrà modo di dedicarsi con entusiasmo al sistematico sterminio dei nemici, ma potrà anche sbizzarrirsi per farlo con creatività.
Il tratto distintivo del gioco è infatti una notevole flessibilità del gameplay, che ci ha ricordato per molti versi Far Cry per l’ampiezza degli spazi di gioco e la libertà lasciata al giocatore nel risolvere i problemi con inventiva.