Si parla tanto di Cloud e Machine Learning, ma questo cosa significa per i nostri amati videogiochi? La prima è una tecnologia di cui si conosce già molto, ma di cui non si sono ancora viste le applicazioni più interessanti. Grazie al Cloud, Crackdown 3 ci ha promesso una fisica fantascientifica, ma era troppo presto e troppo poco. Oggi però le promesse del gioco Microsoft sembrano finalmente a un passo dall'avverarsi, ma il cloud videoludico guarda già avanti e si prepara ad ospitare, oltre dati e mappe, anche le prossime A. Un'intelligenza artificiale "sulla nuvola", in costante contatto con i server su cui è installata, può anche basare le sue risposte sul machine learning, di conseguenza migliorare sia in base a ciò che è in grado di di pescare da sé dalla Rete, sia modulando il suo comportamento e le sue risposte attraverso gli input dei giocatori.
Cosa vuol dire tutto questo? Immaginate di entrare in una taverna di un gioco di ruolo ed essere liberi di parlare con l'oste di qualunque cosa vi venga in mente, per sentirvi poi rispondere in modo del tutto naturale. Con una simile tecnologia, il problema per i videogiochi del futuro non sarà tanto quello di programmare IA all'altezza dei giocatori, ma tentare di ingabbiarle in modo che non fagocitino il divertimento divenendo troppo furbe per il giocatore medio. Volete provare un anticipo di futuro? Cercate sui vostri smartphone AI Dungeon 2 e fatevi un giro: questo gioco, che necessita di un collegamento sempre attivo, usa proprio il machine learning per creare avventure e personaggi sempre nuove, espandendosi ad ogni partita non solo vostra, ma di tutti gli utenti.