0

La fidanzata del videogiocatore

Se vi sentite osservati, studiati e analizzati mentre vi state gustando l'ultimo videogioco acquistato attenti, potrebbe essere la vostra ragazza...

DIARIO di Andrea Palmisano   —   10/07/2005

In redazione Nintendo ho sempre cercato di promuovere il senso propositivo dei ragazzi che collaborano per la realizzazione della nostra sezione. Spesso ricevo in mail idee per recensioni, speciali, anteprime o approfondimenti che poi discutiamo assieme, cerchiamo di sviluppare e poi mettere in pratica nella maniera migliore. Qualche giorno fa, nella casella di posta mi arriva una email di Alessandro Locatelli, intitolata "la fidanzata del videogiocatore". In uno slancio di puro autolesionismo il caro Alessandro, validissimo redattore della sezione Nintendo, aveva infatti deciso di chiedere alla sua dolce metà Sara di mettere nero su bianco cosa significasse dividere la vita con "uno di noi". Due cuori, una capanna e una (almeno) console. Il risultato è un racconto davvero divertente, brillante, e nel quale ogni videogiocatore felicemente accoppiato si potrà molto probabilmente riconoscere. Anche se forse era meglio vivere nella nostra beata ignoranza... Scherzi a parte, spazio a Sara.

Essere fidanzate con un videogiocatore può essere un'esperienza estremamente affascinante o uno sport estremo, a seconda dei punti di vista. Dal mio direi che e' contemporaneamente entrambe le cose. Ci sono vantaggi e svantaggi nelle relazioni con un patito del pad.

Il videogiocatore standard difficilmente avrà il fisico di Brad Pitt in fight club, anche se magari nella modalità arcade dell'omonimo gioco lui -a Brad Pitt- ci ha fatto il culo. Quasi sicuramente non sarà ricco, o almeno non ricco da un punto di vista squisitamente femminile: spendere centinaia di euro in cartucce e consolle portatili, infatti, e' una spesa assimilabile a quelle per la mera sopravvivenza. Portarvi a mangiare in un posto diverso da "Gino lo Zozzone", invece, no. Nel caso di uscita di titoli particolarmente interessanti, inoltre, il videogiocatore standard entra in una dimensione parallela in cui le più elementari regole di igiene sono assolutamente irrilevanti. E quelle di voi che credono che coi videogiochi non si sudi, dovrebbero essere rinchiuse in un LAN party. I suoi amici sono generalmente repliche piuttosto fedeli del vostro lui, con caratteristiche fisiche e caratteriali piuttosto varie, ma la differenza e' la stessa che passa tra Barbie-Sogno-di-Sposa e Barbie-Punkabbestia-col-cane: sono varianti di uno stesso modello: forma diversa ma identica sostanza. Ovviamente a me e' toccata Barbie-Punkabbestia, ma rimane pur sempre un prodotto originale...

Stare con un videogiocatore ha anche degli innegabili vantaggi. Innanzi tutto e' un'esperienza che vi lascia un sacco di tempo libero. Una maratona Resident Evil vi permette di poter passare con il vostro ragazzo una quantità di tempo notevole, senza per questo dover interagire con lui. Ho letto dei bellissimi libri, durante queste sessioni intensive di gioco ed entrambi le ricordiamo come un'esperienza piacevole fatta assieme. E poi il videogiocatore vero e' uno che non molla. Vuole sbloccare tutti i livelli nascosti, finire il gioco al 100% per vedere se alla fine gli regalano qualcosa... un minigioco... un'animazione che inneggi alla sua bravura... Nessun'altra categoria di uomo e' disposta a dare tanto in una storia, in cambio di ricompense tanto esigue. E non dimentichiamo che questa gente e' abituata a cercare le combo di tasti giusti e ha dei pollici sviluppatissimi. Sono cose che contano.

In una relazione comunque quello che davvero fa la differenza e' la volontà di venirsi incontro, di trovare un linguaggio comune che ci permetta di comunicare e di costruire una base condivisa di esperienze. E cosi' lui ha accettato di imparare a distinguere tra bianco naturale, avorio, crema, extrabianco e di accompagnarmi al cinema a vedere i film in cui nessuno spara a nessuno ne' fa esplodere niente ed io ho accettato di entrare nel suo mondo di statistiche e punteggi.

Non e' il primo che prova a darmi un'alfabetizzazione videoludica: diverse persone hanno provato a coinvolgermi nel loro entusiasmo per un titolo o per l'altro, riuscendo solo ad arrivare al punto di odiare il gioco in questione. Non so sparare. Ho il senso dell'orientamento di una tazzina da caffè in piazza Duomo. Non so giocare coi giochi di macchine (nel senso che difficilmente percorro i circuiti nella direzione giusta. Questo quando riesco a smettere di girare su me stessa ed andare addosso agli alberi). Non ho nessuna confidenza con lo spazio virtuale in 3D: sbatto addosso ad ogni spigolo e cado in ogni buco per terra. Qualsiasi bambino di otto anni potrebbe uccidermi ripetutamente in qualsiasi picchiaduro. E' difficile divertirsi a fare qualcosa in cui si e' inequivocabilmente scarsi. Se io fossi scarsa sarebbe un miglioramento.

- Cosa ti piace?, chiede lui - Boh, non so. E' che i giochi mi mettono ansia. - Ansia? - Si', gente che ti insegue e ti uccide. Conti alla rovescia. Mostri. A me piacciono gli animaletti colorati e le musichine stupide e i giochi in cui tutti sono felici. - Ehi ma sei una giocatrice Nintendo!

E così una sera mi ritrovo con un Gamecube piazzato su una mensola. E' viola. Carino. Non particolarmente minaccioso. Niente file di lucine e design aggressivo. Un grosso pulsante grigio per accenderlo. Lo stesso grosso pulsante grigio per spegnerlo. Rimaniamo un po' a guardarci, da distante, fino a quando non decido che e' arrivato il momento di fare conoscenza. Guardo la custodia del gioco che ho tra le mani: Animal Crossing. A sentire lui mi piacera' sicuramente.

Vado? Vado.

Sara Lando