Finalmente Pikmin
Spieghiamo prima di tutto la meccanica del gioco per coloro che non hanno avuto il piacere di provare il primo: il giocatore prende il controllo di Olimar, un minuscolo capitano spaziale precipitato su un pianeta sconosciuto con la propria navetta, ovviamente andata distrutta. Viste le sue dimensioni il poverino non potrebbe fare molto, ma in suo aiuto accorrono i Pikmin, piccoli esserini metà animali e metà vegetali che seguiranno Olimar ovunque lui vada. Il protagonista può comandare contemporaneamente al massimo cento Pikmin, una vera e propria armata insomma. I Pikmin possono abbattere muri, raccogliere oggetti, combattere.. e ovviamente perire nell’impresa. Per far nascere nuovi Pikmin bisogna portare alla propria base – una navicella – un nemico morto o delle pastiglie che le nostre vittime lasciano a terra; caricati e trasportati alla nave dai Pikmin, questi ne faranno nascere di nuovi, da un minimo di un singolo esserino ad un massimo di quaranta, dipende ovviamente dalla grandezza del nemico / pastiglia. L’obiettivo del capitano all’interno dei livelli è quello di recuperare più tesori possibile ma soprattutto le parti della navicella distrutta, trasportandole alla base anch’esse coi Pikmin; spesso queste sono ben nascoste o protette da qualche nemico particolarmente grande o feroce. In questo nuovo episodio, la storia è differente, e vede il mitico Olimar tornare sul pianeta teatro della prima avventura, stavolta per recuperare tesori e salvare così la propria compagnia di trasporti galattici dal fallimento. Pikmin 2 aggiunge altre due razze alla tre già presenti nel primo, che erano quella gialla, quella blu e quella rossa. I Pikmin gialli quando lanciati saltano più in alto, possono trasportare e lanciare bombe e, in questo nuovo gioco, sono anche immuni all’elettricità; quelli blu al contrario degli altri camminano anche sott'acqua, quelli rossi invece sono resistenti al fuoco e sono i migliori lottatori in assoluto. Le due razze nuove sono quella bianca e quella viola: i Pikmin bianchi sono resistenti al veleno e anzi sono loro stessi velenosi se mangiati dai nemici, quelli viola, obesi, possono schiacciare cose altrimenti inattaccabili e possono trasportare un peso dieci volte maggiore rispetto agli altri. Queste due nuove razze non si fanno riprodurre come le altre, infatti si possono creare Pikmin di questo tipo solo scambiandoli con altri di diversi colori tramite appositi fiori nascosti all’interno dei dungeon, dei quali parleremo più tardi. Gli stage rispetto al primo non sono aumentati di numero, ma sono più grandi e soprattutto più dettagliati. Più nemici, più cose da fare, più oggetti da raccogliere, più passaggi segreti, insomma, sono stati perfezionati in ogni loro parte. Sono stati migliorati notevolmente anche gli enigmi, più intelligenti e meno banali che nel primo, anche grazie all’introduzione di un secondo personaggio. Si, Pikmin 2 migliora e perfeziona il predecessore in ogni suo aspetto, ma lo innova anche, grazie a un altro capitano oltre a Olimar e ai dungeon all’interno dei livelli. Si può intercambiare il personaggio in ogni momento, in modo da poter portare avanti contemporaneamente due missioni diverse. Così, mentre con Olimar ad esempio potrete portare i Pikmin gialli ad abbattere un muro elettrizzato, con Louie potrete andare a recuperare un tesoro. All’inizio lavorare contemporaneamente con due squadre risulterà difficile, ma col tempo ci farete l’abitudine. I due personaggi sono utili anche per attuare nuove strategie belliche, potrete ad esempio attirare il nemico con uno e attaccarlo a sorpresa con l’altro. Ci sono ovviamente anche nuovi enigmi pensati appositamente per l’utilizzo dei due personaggi, che non sono particolarmente difficili ma richiedono perlomeno l’uso del cervello.
Sparse negli stage ci sono delle buche che conducono sottoterra ai cosiddetti dungeon. All’interno di questi sotterranei non potrete far riprodurre Pikmin, ne tantomeno prenderne altri che già avevate nella navicella: una volta entrati in un dungeon il numero dei vostri Pikmin potrà solamente calare. I sotterranei sono divisi da un minimo di quattro ad un massimo di dodici piani (circa), e nell’ultimo ci sarà sempre un boss ad attendervi. I piani dei dungeon non sono curati minuziosamente come gli stage in superficie, poiché la disposizione degli oggetti e dei nemici è casuale.
Mano a mano che proseguirete nell’avventura troverete alcuni power up, sia per i due capitani che per i Pikmin, questi ultimi dotati di ben tre trasformazioni. Come nel primo c’è un limite di tempo giornaliero, infatti prima che giunga la notte dovrete rientrare alla base, ma non c’è quello generale di trenta giorni, potrete quindi giocare Pikmin 2 senza fretta, esplorandolo in ogni suo angolino senza fiato sul collo. Gli oggetti da recuperare rispetto al primo sono molti di più, e nonostante raggiungere le 10000 monete per completare il gioco sia piuttosto facile (si fa tranquillamente in quindici ore), trovare ogni tesoro è piuttosto difficile, soprattutto i pezzi nascosti nei dungeon.
Il sistema di controllo è rimasto lo stesso del primo, funzionale ed intuitivo, ma è stato migliorato nella precisione dei comandi. In breve, col control stick si guida uno dei due capitani, con Y si cambia da Olimar a Louie e viceversa, con A si lanciano i Pikmin, con X si “abbandonano”, con B si richiamano e con la leva analogica C si comanda l’intera armata. Per stabilire dove lanciare un Pikmin c’è un mirino che si sposta insieme al personaggio; con una leggera inclinazione del control stick sposterete solamente il mirino tenendo fermo il personaggio mentre, piegandolo al massimo come si fa di solito, sposterete sia il capitano che, conseguentemente, il mirino. Con L si posiziona l’inquadratura dietro Olimar / Louie, con R si allontana e si avvicina la Camera (vicina, media, lontana) e con Z si può scegliere se giocare da una visuale a volo d'uccello o da una più inclinata. La grafica è più pulita che nel primo, gli effetti luce sono stati migliorati, ma in generale è molto simile.
E' stata anche inserita una modalità multiplayer, con la possibilità di sfidarsi o di collaborare. Sono state create delle arene appositamente pensate per questa parte del gioco, arene che contengono oggetti e power-up assenti nel gioco in single-player. Analizzeremo approfonditamente la modalità multiplayer in sede di recensione, perché il Giapponese nel settaggio delle opzioni infastidisce un pochino.
Conclusione
Pikmin 2 è più lungo e impegnativo del primo pur non essendoci il limite temporale; i livelli di Pikmin 2 sono più grandi e più curati di quelli del prequel; in Pikmin 2 ci sono più razze di pikmin e più tesori da raccogliere; in Pikmin 2 ci sono più enigmi e sono anche più intelligenti; in Pikmin 2 c’è maggior varietà e maggior libertà d'azione grazie ai due personaggi; in Pikmin 2 ci sono i dungeon che aumentano notevolmente la sfida. Come avrete intuito, Pikmin 2 è come il prequel ma senza i difetti che non gli permettevano di essere un capolavoro, più alcune importanti innovazioni.
Ben tornata Nintendo.
Da un’idea di Shigeru Miyamoto nacque Pikmin, gioco che uscì poche settimane dopo il lancio del GameCube in Giappone. Quando Nintendo presentò la sua nuova console all’E3 2001, tra tutti i giochi presenti alla fiera, proprio Pikmin sembrò quello destinato ad essere il consueto capolavoro che la grande N è solita far uscire insieme alla console. Al contrario nè Pikmin nè altri riuscirono a ricoprire questo ruolo, se non forse Super Smash Bros Melee, per un semplice motivo: ad una grande idea e ad un concept originale non corrispose un’adeguata realizzazione, perché la fase di sviluppò duro troppo poco. Pikmin era un bel gioco, divertente e soprattutto innovativo, ma non era un capolavoro. Nintendo tradì le sue tradizioni, preferendo lanciare il titolo il più velocemente possibile per aumentare la quantità del suo parco titoli piuttosto che perfezionarlo in ogni suo dettaglio. Negli ultimi tempi la grande N sembra però tornata alle vecchie care abitudini: Pikmin 2, uscito con mesi di ritardo rispetto alla data fissata inizialmente, è finalmente disponibile in terra nipponica. E il risultato è davvero notevole.