Confesso di essere rimasto sorpreso dall'originalità ritrovata in Sid Meier's Pirates. Sarà stato il mio approccio, assolutamente privo di aspettative. Sarà che in un momento dominato dagli sparatutto (parlo di PC, ma credo che per Xbox sia la stessa cosa) Pirates è un po' come una mosca bianca. Sarà che un genio è pur sempre un genio, anche quando sbaglia. Diceva Thomas Edison dopo aver provato innumerevoli volte a rendere stabile il filamento incandescente che dà luce nella lampadina: "Ho scoperto duecento modi per NON fare una lampadina".
Un genio è sempre un genio, insomma.
Questo Sid Meier's Pirates è un sorso d'acqua fresca, o rinfrescata se vogliamo. Innanzitutto la sua semplicità disarmante: il manuale? Buttato. A cosa serve in un gioco in cui tutto si svolge in una linearità in cui il livello di difficoltà cresce impercettibilmente, in cui il senso di frustrazione è nullo. Poche opzioni, che portano ad altre poche opzioni, e così via. Per uno come me, che non riesce mai a ritagliarsi sessioni di gioco prolungate avere una curva d'apprendimento dolce è essenziale.
Mentre giocavo un paio di persone mi hanno fatto la domanda canonica "Che genere di gioco è?". Bella domanda. E' un multigenere. Ma soprattutto è divertente. E' un po' strategico e un po' manageriale. Un po' avventura e un po' goliardico. Io, amante storico della serie di Monkey Island, mi sono sentito di nuovo a casa. Sicuramente non ho tempo di annoiarmi perchè il gioco subisce delle metamorfosi continuamente, ponendo sfide non decisive ma gradevoli.
Sid Meier ha saputo riproporre una gloria del passato rinverdita da un'ottima grafica e da tutta una serie di innovazioni che non possono non farmi consigliare a chiunque di farsi una partitina, o anche due, a Pirates.
Pirata anch'io
Pirati si diventa, non si nasce.