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Pirati e videogiochi, un'accoppiata vincente, ma solo per gli utenti

Il pubblico sembra chiedere a gran voce un GDR dedicato al mondo della pirateria, ma le software house fanno finta di nulla

VIDEO di Francesco Serino   —   01/06/2021

Chi conosce la mia dieta videoludica, sa che spesso parlo di Sea of Thieves, in parte perché unico nel suo genere e in parte perché si tratta di uno dei pochi giochi dedicati al mondo della pirateria in circolazione. Non che io sia un fanatico di bucanieri e caravelle, contrariamente a quanto si potrebbe supporre, lo sono infatti molto di più dei giochi originali e a ben guardare, proporre un titolo su questa ambientazione ti rende automaticamente un gioco diverso dal solito.

Un mare inesplorato

Ci avrete sicuramente fatto caso: dopo il selvaggio west e i suoi cowboy, sono proprio i pirati e le loro scorribande nei mari dei Caraibi i personaggi meno amati nei videogiochi, o almeno da chi i videogiochi li produce e li sviluppa. Perché a sentire il pubblico, sono in tantissimi ad aspettare un bel gioco di ruolo single player tutto dedicato a questo mondo di fuorilegge e salsedine, figlie di governatori rapite e "X" da scavare su isolette spettrali.

E davvero non riusciamo a spiegarci come nessuno ne approfitti. L'ultimo tentativo di fare qualcosa di serio risale forse al 2003, quando Bethesda unì le forze con i russi di Akella per creare una sorta di The Elder Scrolls in salsa pirata, sfruttando anche il brand de I Pirati dei Caraibi. Buon tentativo, ma parliamo comunque di Akella, quindi la qualità era quel che era. Poi c'è stato l'Assassin's Creed apocrifo, Black Flag, peccato i legami con la serie principale che ti strappavano dall'ottima atmosfera, e le meccaniche ripetitive e senza nessun tipo di dinamismo. Fortunatamente, proprio in questi giorni è uscito il divertente King of Seas, oltretutto fatto in Italia, ma invece di far passare la voglia te ne fa venire ancora di più perché in fondo si tratta di un progetto sì riuscito, ma piccolo.

Continua invece la debacle di Skull & Bones, sempre di Ubisoft. Caso emblematico perché nonostante sia stato abbondantemente mostrato, e noi abbiamo anche avuto occasione di giocarci più volte, il pubblico ha iniziato a negare l'evidenza aspettandosi quel che non è mai stato, ovvero proprio il gioco di ruolo a tema piratesco che nessuno, dannazione, vuole realizzare. E non chiedeteci perché...

Qual è il problema?

Pirati e videogiochi, un'accoppiata vincente, ma solo per gli utenti

Cosa c'è di così difficile? Creare un mare credibile, nel 2021? Evitare la ripetizione degli open world moderni che in mare darebbe il colpo di grazia al divertimento? Dove diavolo è il problema se il pubblico sembra volerne il prima possibile? O forse no, forse è solo un nostro abbaglio e tutta questa richiesta non c'è? Ma come è possibile non volere un gioco del genere, magari con elementi cooperativi che permettono a uno o più utenti di gestire e guidare la propria nave in cerca di fortune, combattere indigeni nella giungla per poi fuggire a gambe levate quando tutto crolla, tutto esplode. Misteri, politica, vodoo, spade, pistole e maledizioni! Non è che ti devono piacere i pirati per volere tutto questo al posto dei soliti setting fantasy che saranno anche belli, ma quante volte sono stati utilizzati?

E a voi piacerebbe un gioco del genere, o siamo davvero pochi come pensano le software house? Fatecelo e fateglielo sapere nei commenti!