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Spore

Uno dei giochi più geniali dell'E3, testato da Multiplayer per voi.

ANTEPRIMA di Paolo Matrascia   —   13/05/2006

Presentato da una bellissima signora bionda (purtroppo ancora un evento più unico che raro nel mondo dei videogiochi), il teatrino dove veniva presentato Spore era sicuramente uno dei più visitati della fiera. Del resto, pur non avendo ancora capito bene come sia il gioco, un po’ tutti non vedono l’ora di giocarlo.
L’esperienza videoludica di Spore è suddivisa in diverse sezioni, rappresentate da altrettanti fasi evolutive. Si comincia giocando con una singola unità biologica, una semplicissima cellula. Questa cellula si evolverà fino a diventare un creatura che socializzando con gli altri esseri della sua stessa specie, si riprodurrà con i suoi stessi simili del sesso opposto. Questa comunità crescerà fino a diventare una tribù che si svilupperà fino a diventare una città, che poi si espanderà fino a fondare una civiltà, la quale prospererà fino ad acquisire i segreti della corsa nello spazio e della colonizzazione di altri pianeti. Semplice nevvero? A contorno di tutti questi stati evolutivi ci sono diversi editor atti a personalizzare altrettanto elementi di gioco che si presentano con una facilità di utilizzo, una duttilità e un ventaglio di possibilità praticamente infinito. Grazie ad essi sarà possibile creare le proprie specie personalizzate, costruzioni, elementi dello scenario e della fauna. Nel corso della dimostrazione è stato possibile apprendere le basi d’utilizzo dell’editor delle creature e dobbiamo dire che effettivamente – passateci il termine – è G E N I A L E. Tutto basato su un sistema procedurale (che non si capisce mai bene cosa sia, ma fa molto cool dirlo), utilizzare gli editor di Spore sarà come giocare con il pongo o la plastilina. Letteralmente.
Ogni elemento da creare sarà suddiviso in diverse sottosezioni. Nel caso di un essere vivente, ad esempio, la struttura sarà suddivisa in testa, tronco, arti inferiori e superiori e relative estremità. Per ognuna di queste parti, esistono decine e decine di elementi predefiniti che possono essere selezionati e quindi abbinati tra loro. Se già questo basterebbe a creare migliaia di combinazioni diverse, la vera forza dell’editor consiste nel fatto che ognuno di questi elementi di riferimento può essere letteralmente plasmato e modellato dall’utente, proprio come un pezzo di argilla o – appunto - di plastilina. Una volta definita la forma del nostro essere vivente, sarà la volta di passare all’applicazione dei colori e delle texture. Anche in questo caso la facilità e l’intuitività d’utilizzo la faranno da padrone, stupendoci per la qualità dei risultati ottenuti. Secondo lo stesso Will Wright sarà possibile fare in due minuti, quello che un modellatore fa solitamente in due settimane.
Ultimata la fase di realizzazione, sarà il programma stesso – attraverso i suoi algoritmi di animazione procedurale – a definire un set di animazioni compatibili con la struttura ossea della creatura.

Spore
Spore
Spore

Sporepedia

Ispirati ai celebri giochi di carte sullo stile di Magic della Wizards of the Coast o ai Pokemon, ogni diversa specie sarà rappresentata con una carta dove, oltre ad una rappresentazione grafica, campeggeranno tutti i punteggi nei vari attributi. Tutte queste carte, verranno messe insieme in un mazzo virtuale chiamato – senza troppo fantasia invero – Sporepedia.

Una volta data la luce al nostro neonato esserino, definito il tipo di alimentazione ed aver valorizzato, in pieno stile RPG, alcune sue caratteristiche principali (tra queste: velocità, aggressività, forza, costituzione e socializzazione) sarà il momento di farlo emergere dal brodo primordiale per farlo letteralmente vivere nel nostro nuovo mondo. A questo punto, comincia una fase di gioco che a qualcuno potrebbe ricordare un bizzarro incrocio tra The Sims e Diablo. In pratica, bisognerà esplorare il mondo di gioco, procurarsi del cibo, non farsi predare dagli altri cacciatori, trovare esseri della propria stessa specie, socializzare e quindi riprodursi fino a poter diventare una vera e proprio comunità.
Dalla presentazione, purtroppo, non si è capito quanto ognuno di questi elementi risulti essere più o meno difficile da conseguire e, soprattutto, quanto tempo possa fare impiegare il giocatore prima di riuscire a raggiungere il proprio obiettivo. Sicuramente, queste fasi di gioco, oltre a formare il carattere delle nostre creature risulteranno essere tra le prime occasioni per farci guadagnare i cosiddetti punti DNA, ovvero - utilizzando un gergo tanto caro ai giochi di ruolo - una sorta di punti esperienza spendibili per incrementare caratteristiche fisiche o psicologiche del nostro “personaggio” se non proprio per cambiarne l’aspetto fisico, magari per renderlo un predatore più efficiente o una preda più veloce… In poche parole, i punti DNA servono per fare evolvere la nostra specie. Sempre nel corso della presentazione, soprassedendo abbastanza velocemente sullo stile di gioco utilizzando durante lo stadio evolutivo delle tribù (affiancato, da Wright stesso ad una sorta di Populous), l’affascinante presentatrice ci ha introdotto brevemente alla fase cittadina di Spore la quale, molto prevedibilmente, ricorda un certo Sim City. Anche in questa, dovremo tenere cura della nostra città, costruendo diversi edifici e facendola crescere, coordinando i contatti con tutte le altre cittadine fino al momento di fondare la nostra civiltà. Proprio come in Civilization, quando la nostra civiltà risulterà abbastanza evoluta arriverà finalmente il momento del primo salto nello spazio. Stilizzato con una semplice astronavina interstellare, il nostro UFO potrà dapprima visitare i pianeti del proprio sistema per poi passare ad altri sistemi e quindi ad altre galassie. Durate ognuna di queste visite, il giocatore potrà tentare di insediarsi sul nuovo pianeta piuttosto che incontrare – nel migliore dei casi – nuove civiltà aliene.
Queste civiltà aliene potranno essere generate casualmente dal nostro computer, oppure potranno essere state create da altri giocatori umani a cui sarà stato possibile accedere grazie ad un server centralizzato il cui compito sarà quello di fungere da vero e proprio smistatore di specie viventi. Grazie a questa sorta di multiplayer in differita, potremo anche far competere la nostra specie con quella dell’altro giocatore, per vedere quale si sia evoluta meglio o semplicemente per verificare quale delle due risulti avvantaggiata in un ipotetico scontro di civiltà.
Tutto il gioco è presentato con una grafica piuttosto essenziale ma comunque colorata, particolareggiata e di sicura atmosfera. Facendo i debiti paragoni, da un certo punto di vista ci ha ricordato lo stile grafico di Black&White.Tutto il gioco poi è imperniato da un sottile ma sempre presente senso dell’umorismo tipico di molte passate produzioni di Will Wright. Gli esseri, ad esempio, mostrano e comunicano tra loro i propri sentimenti ed i propri stati d’animo in un modo molto simile a quello dei famosi simmini. Lo stesso fatto di scoprire una nuova civiltà in un pianeta lontano, lontano (lontano…) e venire poco dopo a sapere che hanno appena distrutto il tuo pianeta madre perché non hanno apprezzato particolarmente i fuochi di artificio che hai lanciato in occasione del primo contatto, non può che lasciare un certo sorriso tanto amaro ed ebete sul proprio volto.

Spore
Spore

Confusi? Spaesati? Smarriti o disorientati? Non preoccupatevi. Spore è un titolo tanto innovativo e controcorrente che non potrebbe essere altrimenti.
Secondo le parole stesse degli sviluppatori, pur offrendo tantissimo già adesso, al titolo mancano ancora decine di caratteristiche pianificate inizialmente per il titolo e non ancora implementate. Proprio in quest’ottica deve essere inteso il recente annuncio di un posticipo della data di uscita a Marzo del prossimo anno.
Noi non faremo che attendere impazientemente di poter giocare in prima persona questo Spore, del resto sarà l’unico modo per capire davvero di cosa si tratti veramente.

Spore
Spore

Scrivere di un videogioco senza averlo giocato direttamente è sempre una cosa difficile.
Scrivere di un titolo immenso come Spore dopo aver assistito ad un presentazione di circa trenta minuti è praticamente impossibile.
Spore è l’esperienza di una vita. Anzi, di più.
Spore è l’esperienza della creazione e la popolazione di un pianeta. No, di più.
Spore è l’esperienza della nascita e dell’evoluzione di un intero universo.
Come direbbe qualcuno: mica pizza e fichi.