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Tempi moderni

Come si fa a garantire un reportage in diretta?

DIARIO di Andrea Pucci   —   25/09/2004

Se mi chiamassi Fabrizio Del Noce e fossi il direttore di Rai Uno, non mi porrei una domanda del genere. E non mi accingerei a scrivere questo editoriale. Se fossi Del Noce alzerei il telefono, chiamando il direttore esecutivo n.12 specializzato in reportage dal Giappone, chiedendogli chi avessimo sul posto. Il direttore esecutivo n.12 mi avrebbe mandato una lista di persone e io ne avrei selezionate 2-3, in gamba. A questi inviati avrei fatto affiancare diciamo cinque persone, ciascuno chiaramente: un cameraman, un fonico, uno per le luci, un regista e un montatore. All'interno del camper tecnologico di ogni troupe ci sarebbe stato tutto l'occorrente per montare i video e registrare in post-produzione e sul tetto del camper avrebbe spadroneggiato una bel trasmettitore satellitare per le dirette.

Gli altri Diari del capitano

Se vi siete persi le puntate precedenti del Diario del capitano (oltre 1200 editoriali), ecco le coordinate per rintracciarle:

- successive al 3 maggio 2004
- dal 2000 al 30 aprile 2004

... ma io non sono Del Noce

Come indica il titolo del paragrafo saggiamente, non mi chiamo nè Fabrizio nè Del Noce. Multiplayer.it non è la RAI. E Internet non è la televisione (qualcuno direbbe "per fortuna").
Nonostante tutti gli sforzi organizzativi, su Internet ancora si fa ricorso all'arte di arrangiarsi, alla fretta e alla voglia di fare sempre di più, prima e meglio.
Ogni reportage dall'estero sostenuto da Multiplayer.it negli ultimi cinque anni è stato un passetto in avanti nello sforzo tecnologico e quantitativo. Più persone, più tecnologia, più lavoro, più energia, più risorse. Il Tokyo Game Show di quest'anno ne è la riprova (prendete lo speciale PSP di oggi ad esempio).
Per produrre quelle cose ci sono persone che di notte non hanno dormito, per più notti. E dopo questi sforzi, di ogni tipo, c'è qualcuno che ancora pensa che non meriti abbonarsi al servizio Premium Gold?
Il mio Diario di oggi è dunque dedicato a questi inviati coraggiosi, invidiati da chi non sa che significa garantire un reportage degno di questo nome. Dove la gioia della fiera si mescola al dolore della fatica e dello scarso sonno.