Il videogioco classista
Siamo finalmente arrivati nell’epoca del videogioco classista. Chi paga di più ha di più e diventa più forte senza fatica o ha, semplicemente, il gioco più bello. Di Oblivion erano pronti tre mod pochi giorni prima dell’uscita del gioco nei negozi e, soprattutto, ben prima che venisse pubblicata una patch per risolvere i numerosissimi bug. Questi extra, è vero, costano pochi soldi… e valgono veramente poco. Sono aggiunte che potevano essere inserite nella versione definitiva del gioco senza troppi problemi, ma si è scelto diversamente per sondare questo nascente mercato che prende il la dai giochi online Coreani che, sempre più spesso, permettono di scaricare una versione gratuita per poi far acquistare gli extra (che tanto extra non sono, visto che giocatori molto scarsi riescono a battere giocatori più forti a colpi di carta di credito). È la morte di uno dei valori fondanti dei videogiochi: il principio di abilità. Sono quello che pago e non importa altro. Sogniamo un giorno in cui un nemico troppo forte si inginocchierà davanti a noi e si farà sparare senza ribattere colpo solo perché, invece di aver sviluppato l’abilità necessaria per superarlo, abbiamo inserito i dati della nostra carta di credito all’interno di un form. I videogiochi prostituta non ci mancavano (ma erano inevitabili osservando come si è sviluppato il mercato) ma stanno / sono arrivati.
di Simone Tagliaferri
Another World
Sviluppatore: Delphine Software
Tipo di distribuzione: Shareware
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Da sapere per giocare al meglio: Another World è un gioco atipico per questa rubrica. La riedizione di cui parliamo è distribuita tramite la formula shareware, vero, ma il titolo originale è uscito sul mercato mainstream tramite una distribuzione retail (si parla del 1991). Another World (conosciuto in America come Out of This World), è stato convertito per tutte le maggiori piattaforme esistenti della sua epoca. Pochi sanno che venne realizzato un seguito ufficiale del gioco: Heart of the Alien; pubblicato solo per Sega CD, console che ha venduto pochissimo in tutto il mondo.
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Another World è un gioco dalla storia piuttosto particolare. All’epoca della sua prima uscita (1991) venne subito riconosciuto come un prodotto innovativo e “atipico”. Era un platform, ma non lo era, si sparava, ma non era uno sparatutto, si risolvevano enigmi, ma non era un’avventura grafica. Non c’erano dialoghi e non c’era un’interfaccia grafica che mostrasse la salute, il livello di carica dell’arma o il punteggio… c’era solo il mondo di gioco. Il tutto iniziava con il filmato di un esperimento scientifico andato male per colpa di un fulmine. All’inizio ci si sentiva lasciati a sè stessi, visto che niente e nessuno ci diceva dove eravamo e cosa dovevamo fare. Proiettati in un mondo “altro” e pericoloso, senza la possibilità di comunicare verbalmente con i suoi abitanti, ci ritrovavamo invischiati in qualcosa di cui non capivamo bene i perché e i percome. Eravamo degli stranieri in un mondo straniero in cui il nostro unico scopo era quello di riuscire a sopravvivere. Un ambiente affascinante e ostile che non comunicava con noi ma che dovevamo, comunque, riuscire a “comprendere” fino ad arrivare a quello che non sembrava nemmeno un vero e proprio finale. Fuggiti… ma verso dove? In salvo… ma senza nessuna sicurezza e, soprattutto, senza avere la più pallida idea di come tornare a casa. Another World sembrava il primo capitolo di una serie fantascientifica (in effetti un seguito è uscito… consultate la scheda del gioco per saperne di più) più ampia. Era in realtà un gioco ambizioso e ispirato che, anticipando di molto quello che si è visto negli anni a seguire, riusciva a rimescolare le carte in tavola permettendo vari livelli di lettura e fruizione. Parlare di concept game forse è troppo, ma è innegabile che nessuno è mai riuscito, pur ricalcandone la struttura e lo stile visivo, ad arrivare al suo livello (nemmeno i suoi successori, veri o ideali che siano, a dirla tutta) d’immersività e di apertura.
Sarebbe un peccato perdere questo classico che viene ricordato, da chi lo ha provato all’epoca della sua prima uscita, come una vera pietra miliare
Another World
È però il caso di arrivare ai giorni nostri. Ovviamente non stiamo occupando lo spazio di questa rubrica per fare i retrogamer ad oltranza o per invitarvi a ricercare il gioco in qualche sito Abandonware, ma per segnalarvi che è uscita una riedizione di questo capolavoro, pubblicata con il beneplacito di Eric Chahi, l’autore. Il gioco è identico all’originale tranne per il fatto che è stato riscritto per Windows e che sono stati aggiunti dei dettagli ad alcuni fondali, rendendoli molto più piacevoli da guardare. È anche possibile aumentare la risoluzione dello schermo, così da non doversi limitare all’ormai vetusta 320x240. Il prezzo è molto contenuto (si parla di appena 7€) e le aggiunte non sono moltissime ma, sinceramente, sarebbe un peccato perdere la possibilità di provare questo classico che ancora continua a far parlare di sè e che viene ricordato, da chi lo ha provato all’epoca della sua prima uscita, come una vera pietra miliare. Volendo è possibile scaricare una demo che permette di guardare il filmato iniziale e di provare la prima sezione del gioco.
Vogliamo infine segnalare che del gioco esiste anche un’ottima versione mobile e che si tratta di una conversione perfetta e molto godibile.
Another World
di Simone Tagliaferri
Vivid Conceptions
Sviluppatore: Vertigo Games
Tipo di distribuzione: Freeware
Siti di riferimento: Link
Download del file: Nella home page potete scaricare il gioco dal riquadro a sinistra denominato "Download Sites".
Da sapere per giocare al meglio: Si possono scaricare due versioni del gioco, seguendo i link elencati nel riquadro dedicato al download: noi vi consigliamo caldamente di seguire uno qualsiasi della lista "High performance version". La "Core version" prendetela in considerazione solo se quella principale vi crea seri problemi di stabilità. In ogni caso si tratta dello stesso gioco privato degli effetti d'illuminazione.
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Vivid Conceptions è una stilla di fantasia scaturita dalla mente di David Galinos, un piccolo mondo perfetto nella sua semplicità. Ci troviamo sottoterra, forse a milioni di anni dal presente, proiettati nel passato remoto della nostra storia. Probabilmente in superficie i donosauri ancora scuotono la Terra, ma una razza intelligente, denominata Bantam e composta da esseri viventi più piccoli di una formica, è sull'orlo dell'estinzione. Gli insetti, filtrati nelle profondità, hanno predato e condotto la specie sull'orlo dell'oblio. Si dice però che da qualche parte, al centro del pianeta, una riserva di verde e di rigogliosa natura costituisca l'ultimo rifugio dei Bantam e basta che anche uno solo di essi raggiunga il paradiso promesso per poter salvare l'intera razza, essendo infatti composta da organismi asessuati. Vi racconto tutto questo perché parlare di un platform che si basa sulla risoluzione di enigmi misti a prove di destrezza sempre più impegnative non centra il cuore di Vivid Conceptions.
Una piccola perla di indipendenza
Vivid Conceptions
Pur trattandosi di un prodotto indipendente può infatti vantare una resa grafica spettacolare, che annovera alcuni dei fondali più belli visti in questo ambito. Il merito non è solo della visionaria coreografia, ma si arricchisce di alcune superbe illuminazioni e di una colonna sonora delicata ed evocativa. E' soprattutto un titolo pieno di atmosfera, che sorprende per la sua capacità di evocare insieme misticismo e malinconia, senza perdere una semplicità di fondo quasi perfetta. Un tutorial sotto forma di consigli testuali vi accompagnerà lungo tutti i livelli, composti da piccole sezioni spesso concatenate tra loro, da risolvere contando sulle abilità del piccolo Bantam. Queste non si possono attivare una volta per tutte, ma dipendono al contrario dal nutrimento, che ogni livello fornisce sotto forma di semi disseminati in punti chiave. Acquisendo nuovi poteri sarete in grado ad esempio di spostare telecineticamente alcuni oggetti, collocandoli a piacere sullo schermo grazie all'ausilio del mouse, come potete vedere dal filmato che vi abbiamo messo a disposizione. In altri frangenti dovrete affrontare una sessione di allenamento che si svolge... nella mente stessa del vostro personaggio! Durante il sonno i Bantam sono infatti capaci di vivere vere e proprie avventure. Si tratta di geniali escamotage per ottenere il massimo dai mezzi offerti da una programmazione che non cerca il suo stimolo nel denaro ma piuttosto nella creatività. In realtà Vivid Conceptions è molto di più: boss da sconfiggere, segreti da ottenere rigiocandolo dal principio e soprattutto sorprese, sotto forma di incontri inaspettati, di sorprendenti abilità da scoprire e di nuove sezioni di gioco da superare, ognuna ispirata da un concetto diverso. Peccato solo per la difficoltà altalenante e per i pochi livelli disponibili: una volta terminato ne vorreste ancora, anche solo per poter ascoltare le splendide colonne sonore. Ci sono comunque moltissimi extra interessanti da sbloccare e un comodo sistema di teletrasporto che vi permette di accedere immediatamente alle sezioni nelle quali volete raggiungere uno scrigno precedentemente irraggiungibile. E' quindi molto semplice farsi catturare dal mondo di Vivid Conceptions, ma dovete giocare secondo le sue regole, accettarne la filosofia e la semplicità retrò che lo caratterizza. Una piccola perla di indipendenza.
Vivid Conceptions
di Andrea Rubbini
Hyperspace Invader
Sviluppatore: URSE Games
Tipo di distribuzione: Shareware
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Da sapere per giocare al meglio: L’ultima versione del gioco rilasciata è la 2.40. Per il resto non c’è altro da segnalare.
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C’erano anni (gli 80 e i 90) in cui gli appassionati di sparatutto classici (quelli alla Ikaruga, tanto per fare un esempio conosciuto ai più) venivano guardati come degli “sfigati” che di videogiochi non capivano nulla. I generi intellettuali erano altri: le avventure grafiche e i giochi di ruolo su tutti. Ovviamente, noi poveracci appassionati, non so, di Salamander o di R-Type vivevamo la cosa con molta amarezza (essere degli sfigati tra gli sfigati non è bello). Ma i tempi cambiano così come i gusti. La massa ha scoperto che far salire improbabili statistiche e raccogliere oggetti sempre più potenti è un’attività molto cool (ormai anche i giochi di guida hanno elementi ruolistici) e così i giocatori più raffinati hanno dovuto (il loro status glielo impone) guardare verso altri generi per poter esercitare il loro diritto di spocchia. Ma quale andare ad “occupare”? Gli Action 3D? Ma no, vanno bene per gli under 12. Gli FPS? No, troppo triviali. Gli RTS? Ma siamo pazzi? Sono tutti uguali! I simulatori di volo? No, che noia… insomma… vista la difficoltà nel trovare un genere che li facesse sentire di nuovo degli eletti, sono stati colti dalla disperazione e, mentre guardavano con nostalgia un televisore con attaccato un Sega Master System, hanno fatto girare sugli emulatori uno di quei giochetti spara spara che un tempo snobbavano. La loro vita non è stata più la stessa, il sangue è tornato a scorrere nelle loro vene ridandogli potenza sessuale e, finalmente, nei loro cervelli sono tornate ad esplodere decine di epifanie.
Un buon titolo che avrebbe meritato maggiore cura dal punto di vista della caratterizzazione e del bilanciamento della difficoltà
Hyperspace Invader
Siamo veramente felici per loro. Fortunatamente gli sparatutto, nonostante non siano ben visti dal mercato di massa, non sono mai morti e, un po’ come hanno fatto le avventure grafiche, hanno continuato a vivere nell’ombra, aspettando il loro momento di rivalsa. A tenere attaccata la presa del respiratore ci hanno pensato soprattutto la scena shareware (almeno in occidente… in oriente la produzione di sparatutto, sia per il mercato delle sale giochi, sia per le console, seppur rallentata, non è mai cessata e ancora oggi escono titoli di qualità che, ahinoi, non arriveranno mai in Italia) e quella freeware, con produzioni piccole ma di qualità indubbia. Hyperspace Invader è, per chi non lo avesse capito, uno sparatutto (ma dai? Dal lungo preambolo pensavo si trattasse di un simulatore della Prova del Cuoco, ndPierodellaFrancesca) dalle molte qualità. La struttura è bidimensionale nonostante il motore grafico sia tridimensionale, le armi extra sono molte, i nemici sono vari e agguerriti (in alcuni casi fin troppo agguerriti). Insomma, un buon titolo che avrebbe meritato maggiore cura dal punto di vista della caratterizzazione e del bilanciamento della difficoltà. Date un’occhiata alla demo (o al nostro filmato) per rendervi conto se fa o no per voi.
Hyperspace Invader
di Simone Tagliaferri
Minigolf Maniacs Mod
Sviluppatore: MiniGolf Mod Team
Tipo di distribuzione: Freeware
Sito di riferimento: Link
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Da sapere per giocare al meglio: L'ultimo aggiornamento del sito risale all'agosto del 2005. Il server dedicato al gioco on-line e il forum sono inagibili, ma per il resto l'intero sito rimane una miniera di informazioni sulle mod create dal team e su tutti i segreti celati all'interno di Minigolf Maniacs Mod.
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Minigolf Maniacs Mod è rappresentativo di come una comunità anche piccola di appassionati possa sviluppare un progetto creativo di valore, partendo da quello che restava dell'originale gioco destinato al mercato. Parliamo dell'anno 2000, una generazione passata insomma, quando Dynamix era al lavoro su di un titolo denominato appunto Minigolf Maniacs per conto di Sierra, la stessa che avrebbe poi forzato il team a sospendere i lavori. Anziché cadere nel dimenticatoio MGM è divenuto un prodotto gratuito, portato a compimento da cinque volenterosi (diciamo pure maniaci) che hanno creduto fino in fondo nelle possibilità del minigolf, lo sport preferito di ogni bambino dai 6 agli 8 anni. Prima che qualcuno inventasse il Nintendo DS. Perché dunque dovreste mettervi nei panni di un gattino rosa, personalizzabile fino alla pallina (al singolare, prego), oppure lasciare che sia la dolce volpetta in alto a sinistra ad impugnare la mazza? La risposta non ha nessun tipo di allusione, tanto che potete pure scegliere di giocare con un putter svolazzante, ma risiede al contrario nei folli circuiti messi a disposizione. Inizialmente potreste infatti credere di trovarvi al minigolf di Riccione (esiste ancora?), ma bastano poche buche per incontrare piante carnivore, draghi che inceneriscono la pallina e altri ameni elementi del paesaggio. Velieri, fantasmi, castelli. Cose di questo genere. Volete le prove? Date un'occhiata alle immagini e se credete che siano false guardate la nostra testimonianza audio-video.
Non resterà nella storia? Probabilmente, ma è gratuito, curato e stracolmo di contenuti
Minigolf Maniacs Mod
Dunque dicevamo, pochi comandi, anzi solo la forza del colpo da dosare e la direzione, ma gli avversari e le bizzarrìe dei diversi percorsi vi daranno molto filo da torcere: non solo dislivelli ed elementi attivi della buca si offorno come impedimento al vostro successo, anche la stessa conformazione del percorso con i suoi oggetti si presta a fantasiosi quanto rischiosi tentativi di tagliare la strada verso l'agognata buca. Datevi dunque da fare vincendo i tornei o chiudendo in un colpo determinate buche e vedrete sbloccarsi assurdi personaggi e nuovi scenari in cui dare battaglia alla CPU. Va da sé che se disponete di qualche amico MGM offre allora il massimo dell'ilarità casalinga, rispetto alle proprie possibilità s'intende, grazie anche ai curiosi power up disponibili e attivabili a proprio piacimento, per mettere in atto bassezze di vario genere ai danni dei vostri avversari. Se la competizione vi stressa non preoccupatevi, Minigolf Maniacs si prende poco sul serio, complici i geniali commenti audio, ed è comunque sufficiente fare visita all'editor di mappe per mettere in piedi con facilità il vostro sogno (mini)golfistico. Non resterà nella storia? Probabilmente, ma è gratuito, curato e stracolmo di contenuti. Spesso non bastano 60 euro per un po' di sano divertimento perciò, cos'abbiamo da perderci?
Minigolf Maniacs Mod
di Andrea Rubbini
Warblade
Sviluppatore: EMV Software
Tipo di distribuzione: Shareware
Sito di riferimento: Link
Download del file: Link
Da sapere per giocare al meglio: Warblade è la versione migliorata ed espansa di un vecchio gioco freeware rilasciato per Amiga e realizzato dallo stesso sviluppatore (EMV Software è in realtà composta da una sola persona: Edgard M. Vigdal). Per la cronaca si trattava di Deluxe Galaga (che, come potete facilmente capire, è il remake di Galaga) che è stato votato tra i 100 migliori giochi mai pubblicati per Amiga… non male per essere un gioco freeware (l’unico altro freeware presente in questa classifica è Deluxe Pacman, realizzato sempre dallo stesso autore). Per saperne di più cliccate sul seguente Link.
Video esclusivo: Link all'Area Files
Per sviluppare Warblade ci sono voluti anni. Non si direbbe, in realtà, ma forse si tratta del gioco che ha visto pubblicate più versioni e che è stato sviluppato più a lungo (se teniamo in considerazione anche la versione Amiga). In effetti, giocandoci, non si può fare a meno di notare la perfezione del suo gameplay. È Galaga, ma è mille anni avanti alla sua fonte d’ispirazione. Ci sono tutti gli elementi che hanno arricchito il genere nel corso degli anni ma, a differenza che altrove, sono stati implementati in modo perfetto. Ogni release ha aggiunto un tassello al progetto originale, rimasto sempre fedele a se stesso (un clone di Galaga è pur sempre un clone di Galaga). Nel corso degli anni la grafica è stata arricchita passando dal 2D al 3D e vedendo implementati una moltitudine di effetti speciali (esplosioni colorate, luci più vari altri) che l’hanno resa sempre più piacevole. È come un quadro che non viene mai ultimato definitivamente ma che continua a ricevere pennellate dal pittore, che segue la propria ispirazione o i commenti di chi gli è intorno (committenti compresi).
Warblade è giocabilità pura, antica e senza sbavature
Warblade
Warblade è giocabilità pura, antica e senza sbavature. Questo può rappresentare un pregio o un difetto, come tutto del resto. I controlli sono immediati, i bonus da raccogliere molti, le armi interessanti e le ondate dei nemici ottimamente pensate. Che cosa volete di più? C’è anche un sistema di ranking ben studiato e la possibilità di registrare online i propri punteggi. Vi serve altro? Se non vi soddisfa la colonna sonora originale, potete crearvene una vostra usando la comoda utility acclusa che vi consente di assegnare a ogni sezione del gioco un diverso MP3. Ancora non vi basta? Se siete amanti del retrogaming, non potete lasciarvelo sfuggire, perché non troverete un remake di Galaga migliore di questo per il vostro picchio. Siete ancora lì? Vabbé, a questo punto non possiamo farci nulla. Decidete voi.
Warblade
di Simone Tagliaferri
Il voto di Underground
Considerata la particolare natura di questa rubrica il voto assume un significato diverso rispetto a quello tradizionale: ogni mese saranno infatti proposti titoli considerati di per sé più che meritevoli. Per questo motivo il punteggio da 1 a 5 non rappresenta una scala di valore che parte dalla mediocrità più assoluta per giungere alll'eccellenza, perché ogni gioco trattato si pone già una spanna sopra la media. Si tratta invece di rendere conto di quel valore aggiunto che gli sviluppatori sono riusciti a infondere nella loro opera e fornisce al lettore uno strumento aggiuntivo per approfondire la valutazione. Per tutti i numeri precedenti della rubrica, seguite questo link.