Le polemiche che si fanno strada su internet sono ormai all'ordine del giorno e sempre più spesso lasciano il tempo che trovano. Di recente abbiamo avuto occasione di parlare di Nioh e delle critiche che sono seguite alla decisione del Team Ninja di modificare la struttura della modalità cooperativa rispetto alle caratteristiche presenti nella demo. È il classico esempio di una discussione nata senza argomentazioni solide e di una pesantezza che, con tutto il bene del mondo, solo internet sa regalarci.
Oggi parliamo dell'ennesima presa di posizione, questa volta nata da alcuni fan de Il Signore degli Anelli e più in generale delle opere scritte da Tolkien. Un paio di giorni fa Warner Bros. e Monolith Productions hanno svelato con un primo trailer La Terra di Mezzo: L'Ombra della Guerra, sequel di quel La Terra di Mezzo: L'Ombra di Mordor che nel 2014 si rivelò una vera e propria sorpresa. In questo caso la presenza di un personaggio di colore, chiaramente visibile nel video, ha indotto alcuni puristi a lamentare dissonanze con la mitologia tolkieniana. L'argomentazione nasce dal fatto che, nei libri di Tolkien, non esistono soldati di Gondor dalla pelle scura.
Ora, vogliamo davvero giudicare la qualità complessiva di un videogioco da dettagli come questo? E anche a voler essere particolarmente pignoli, ci sarebbe da domandarsi come mai queste stesse polemiche non siano state sollevate ai tempi del primo capitolo. Sì perché i ragazzi di Monolith non hanno mai nascosto le caratteristiche del loro progetto e la sua distanza, sotto vari aspetti, tanto dai romanzi di Tolkien quanto dai film di Jackson. Pur andandosi a collocare a cavallo tra gli eventi di Lo Hobbit e quelli de Il Signore degli Anelli, La Terra di Mezzo non è infatti inquadrabile all'interno del canone tradizionale. Come saprà chi ha avuto modo di gustarsi il gioco in questi anni, la storia ci parla di vendetta, legando a doppio filo le vicende del ramingo Tallion e dell'elfo Celebrimbor, entrambi uccisi con le rispettive famiglie per volere di Sauron. Senz'altro ricorderete che, prima del lancio, in pochi erano disposti a scommettere sulla buona riuscita del progetto. In realtà L'Ombra di Mordor si è rivelato una piacevole sorpresa di inizio generazione, quindi ben lungi da potersi considerare un prodotto scadente. Come scriveva Stefano Brocchieri nella nostra recensione: "Sembra un po' la favola del brutto anatroccolo: un gioco che pareva così derivativo alla fine si è rivelato innovativo. L'Ombra di Mordor prende tanto da titoli celebri, lo assorbe in modo (quasi) impeccabile e lo dispiega in maniera calzante attorno alle peculiarità dell'universo fantasy per eccellenza. (...)Fosse partito da tratti di maggior originalità e avesse limato certe sporcizie ci saremmo ritrovati al cospetto di un gioco epocale. Così resta la percezione di ritrovarsi con qualcosa di non pienamente compiuto, che ha però tutto il tempo di fiorire, con eventuali seguiti."
Al contempo era perfettamente fisiologico aspettarsi un livello di scrittura inferiore a quello dell'opera originaria e una serie di accorgimenti a sostegno della struttura ludica. L'Ombra di Mordor spiccava infatti soprattutto per il combat system e il peculiare sistema Nemesi, grazie al quale si potevano affrontare i comandanti delle truppe nemiche con interessanti implicazioni sull'evoluzione della partita. Così commentava il design director, Michael de Plater, prima che il titolo arrivasse sul mercato: "ciò che desideravamo era essere autentici ma anche fare cose nuove e mostrare al pubblico qualcosa di mai visto prima. Ho appena iniziato a leggere di nuovo Il Signore degli Anelli, e una cosa che mi colpisce è che in ogni singolo capitolo è possibile cogliere sempre qualcosa di nuovo.
Per noi era davvero importante non limitarci a rielaborare il materiale che la gente aveva già visto. C'è bisogno di un senso di scoperta ed esplorazione". L'intenzione degli sviluppatori è quindi sempre stata quella di prendere come riferimento il filone tradizionale, senza precludersi però la possibilità di percorrere strade alternative. Il secondo capitolo sembra destinato a basarsi sul medesimo criterio stilistico e dovrebbe espandere quanto di buono si è visto in passato. Come si legge nel comunicato ufficiale, la personalizzazione sarà ulteriormente migliorata, al punto che "ambienti e personaggi saranno tutti plasmati dalla azioni e dalle decisioni del giocatore".
In definitiva l'approccio perseguito da Monolith può essere accettato oppure no - dopotutto si tratta di libere opinioni - ma prima di lanciare strali a destra e a manca una domanda bisognerebbe per lo meno porsela: nel momento in cui un'opera d'intrattenimento funziona come si deve e possiede una qualità intrinseca degna di nota, ha davvero importanza dare peso a certi dettagli? E andando oltre, vale la pena vivere il mondo dell'intrattenimento in modo così polemico, a volte persino inferocito? In tutta franchezza non crediamo che questo sia un modo sano di spendere il proprio tempo libero. Peraltro esiste un criterio molto più equilibrato di "protestare" a fronte di scelte che, per i motivi più vari, possono non piacerci o farci storcere il naso. Si chiama astensione. Una pratica che, se venisse seguita di buon grado, ci risparmierebbe buona parte delle ammorbanti querelle date in pasto alla rete.
Vi ricordiamo che il lancio di La Terrza di Mezzo: L'Ombra della Guerra è stato confermato per il 25 agosto 2017 su PC, PlayStation 4 e Xbox One. Qui potete trovare le edizioni speciali già annunciate.